CAPITOLO UNO

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Ciao, sono Bridget Morgan e voglio presentarmi a voi come una persona normale, nonostante io non lo sia per niente. Avevo solo cinque anni quando sono stata adottata dalla famiglia Morgan e mi sono sentita subito a mio agio. Non ho la più pallida idea di come si chiamino i miei genitori biologici; la mamma nell'orfanotrofio Acmy diceva si chiamassero Jennifer e Philips Chapsman. Sono sempre stata una bellissima ragazza: ho gli occhi azzurri, capelli biondi e sono sempre stata alta e magra, diciamo che sono sempre stata la classica ragazza bella americana. Purtroppo, però, nella mia vita la bellezza è sempre stata un difetto e, che voi ci crediate o no, sono stata abusata più volte quando ero più piccola. Uno dei miei primi abusi lo subii proprio in orfanotrofio da un ragazzo di 13 anni, ricordo si chiamasse Bakke. Ero nella mia sala, che condividevo con due mie care amiche nell'orfanotrofio, Sophie e Laure, ma quel giorno ero da sola perché erano entrambe nella biblioteca. Entrò Bakke dal nulla e iniziò ad avvicinarsi in un modo pericoloso, il resto potete immaginarlo. Questo è solo uno dei tanti avvenimenti che mi è successo nell'orfanotrofio che io, anziché chiamarlo con il suo vero nome cioè Acmy, l'ho sempre chiamato pesadilla. In molti in quell'orfanotrofio mi chiedevano perché lo chiamavo così ma io non l'ho mai detto ma, ora che sono uscita di lì, voglio dirlo a voi: pesadilla vuol dire incubo in spagnolo. L'ho sempre chiamato così perché io sono nata in Spagna, più precisamente sono nata nella città di Bilbao. Non ho mai detto a nessuno il vero significato perché lì dentro ci picchiavano, in particolare il marito della mamma, si chiamava Carl e ogni volta che insultavamo chiunque lì nell'orfanotrofio oppure l'orfanotrofio stesso prendeva la scopa e iniziava a picchiarci. Ho scoperto troppo tardi, però, che anche lui aveva origini spagnole e parlava lo spagnolo con Alvaro, un ragazzo quasi maggiorenne. Lui non mi ha mai picchiato però perché diceva che ero troppo bella per i lividi. La mamma invece mi picchiava sempre per qualsiasi cosa facevo e mi diceva ogni volta che ero troppo bella per stare lì dentro e mi diceva anche che un giorno mi avrebbe sbattuto fuori da quell'orfanotrofio a calci nel sedere. Io avevo paura della mamma perché manteneva sempre le promesse e qualsiasi cosa dicesse lo faceva sempre, nonostante non promettesse le cose che diceva però state certi che quando prometteva una cosa la faceva e non si faceva scrupoli nel farlo. Sono sempre stata una ragazza estroversa e vivace ma in realtà non ho mai raccontato questi traumi a nessuno. Ho sempre avuto ansia di mostrarmi per quel che sono in verità, io sono Bridget Morgan e sono a ragazza sicura di sé, mai triste e sempre con la testa sulle spalle e il cervello al suo posto. Ho avuto diverse relazioni nell'orfanotrofio nonostante fossi molto piccola. Una delle mie prime è stata con Jose, un bambino più grande di me di circa mezzo anno. Ci fidanzammo quando io avevo tre anni e lui quattro e ricordo solo che era molto gentile con me. Un'altra relazione che avevo era con Michael, un ragazzo che, quando avevo tre anni, lui ne aveva sei anni. Era anche lui molto gentile con me però ricordo anche che era molto orgoglioso e con davvero poca voglia di vivere. Lui era più o meno come me: aveva alcuni traumi tra cui l'esser stato picchiato alla tenera età di soli due anni e ricordo mi disse una frase che rimarrà impressa nella mia memoria come rimarrà impresso quell'incubo nel mio cuore:

"T non preoccuparti per me Bridget, me la caverò da solo come ho sempre fatto e, se non ce la farò, preferisco morire piuttosto che chiedere aiuto perché a me l'aiuto delle persone non piace, le persone sono orribili e piene di vendetta nel cuore e amaro in gola."

Se devo essere sincera quella relazione è una delle uniche che ho ancora a cuore, mi ha insegnato tante cose nonostante la sua tenera età e rimasi sorpresa di tutti i traumi che, come me, aveva passato da piccolino, nonostante fossimo simili. A me i miei traumi hanno sempre toccato poco e niente perché trovo che c'è bisogno di andare avanti nella vita e non soffermarsi troppo sul passato. Il presente è un dono per me, il problema è che non so nemmeno come sfruttarlo a volte. Il mio sogno è fare la modella ad Hollywood oppure fare l'attrice in film romantici o fantastici. Molti bambini dentro all'Acmy mi chiamavano l'eroina perché tendevo sempre ad aiutare chiunque, anche se non provavo molta simpatia per quella persona. Odio molte persone da fuori ma dentro di me non odio nessuno, ho una specie di corazza addosso che mi impedisce di essere ferita da chiunque. Mi odiano molte persone ed io preferisco riderci sopra perché non voglio dare molta importanza a tutti gli insulti giornalieri di ragazze semplicemente invidiose. Ora sono qui in California all'aeroporto che aspetto il volo per Parigi. I miei genitori adottivi non mi hanno mai fatto mancare nulla, di fatti non me ne vado perché li odio o qualsiasi altra cosa state pensando. Voglio andare a Parigi perché è lì che c'è il college e per realizzare il mio sogno devo andare lì. I miei genitori adottivi non hanno mai condiviso il mio sogno né tantomeno volevano io partissi per Parigi per il collage, ma mi hanno sempre supportato e mi hanno dato i soldi per andare lì. Ma non sapevo che Parigi sarebbe presto diventato un sostituto dell'orfanotrofio, una specie di pesadilla di cui non dimenticherò mai nulla, specialmente gli avvenimenti successi lì.

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⏰ Last updated: Dec 08, 2021 ⏰

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Essere bella non è così belloWhere stories live. Discover now