"SUNRISE, THE SEA"

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> "Sunrise, the sea" - Claude MonetThe representation of Le Havre, hometown of Monet and a center of industry and commerce, celebrates the "renewed strength and beauty of the country

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> "Sunrise, the sea" - Claude Monet
The representation of Le Havre, hometown of Monet and a center of industry and commerce, celebrates the "renewed strength and beauty of the country... Monet's ultimate utopian statement."

; Song: "Fourth of July" by Sufjan Stevens

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"Il mistero dell'amore."
Su questo probabilmente riflettevo mentre il leggero tocco della suola delle mie scarpe toccava il cemento della strada, i sassolini sul marciapiede intralciavano qualche contatto con questa morta terra coperta e io fissavo le foglie già cadute in disgrazia, cercando di non calpestarle. Era il 4 di Giugno, giornata stranamente ancora fresca, bucce di mandarini sulla mia pelle tendente ai colori del tramonto, coperta da una sottile polo in cotone che più nudo non avrebbe potuto farmi sentire.
Arrivai alla fermata dell'autobus a vari isolati da casa, sfilai una sigaretta arrotolata precedentemente e la portai alle labbra, pensando a quanto pizzicasse quel sapore vanigliato sulla punta della lingua, un rivolo di sangue scese in seguito ad una crepa, pelle strappata dall'agitazione, ispirai un primo tiro e guardai il negozio di fiori ancora chiuso dinanzi a me.
La calma.
Posi una mano nella tasca dei miei pantaloni, iniziando a battere lievemente il piede in terra a ritmo di una canzone di cui non ricordo più il nome nell'orecchio sinistro.
Un uomo in bicicletta mi passò davanti fischiettando, una folata di vento portò via con se il giornale appena comprato dal suo sedile, probabilmente avrebbe avuto l'odore di carta nuova, quella sottigliezza simile ad una lacrima in viso, eppure ormai era svanito anch'esso in una pozzanghera circostante.
Ritornai così all'amore. Misterioso anch'esso, pensai, che appare come una visione e com'essa vorresti stringerlo nella mente, ma un po' di raziocinio ti avrebbe suggerito di frenarlo, sai, il cuore, che poi avrebbe portato un'insopportabile consumo di energie per sostenerlo la notte e il giorno.
E pensai che l'amore fosse in realtà puro egoismo, che l'idea d'amare qualcuno fosse dovuta soltanto dal non riuscire a giovarci singolarmente, di aver bisogno di qualcuno su cui poggiare i propri piedi per spiccare il volo, magari insieme, ma sempre un po' più in avanti.
L'amore ti annulla, pensai ancora, perché poi nulla sembra così magnifico, neanche quelle più piccole osservazioni del mondo circostante, perché il tuo essere vorrebbe soltanto sprofondare nel suo mare, cavalcare le onde del suo corpo, sentire gli ulivi del suo corpo, la vaniglia del suo profumo, la menta del suo respiro e lasciare un bacio fra i suoi capelli fatti di stelle.
Per cosa potrei mai vivere, dopo aver incontrato un essere del genere, se non per lui e non per me medesimo?

Arrivò l'autobus, presi il primo per andare all'università, sfiorai il mio libro di letteratura con i polpastrelli e sentii il cartone duro sotto ognuno di essi, un contatto lieve, una carezza, la paura di poterlo rovinare, e girai gli occhi verso gli altri sedili, pronto per riposare dopo una lunga notte insonne.
E quando le palpebre stavano per chiudersi, la testa poggiata in un lato, un passeggero mi chiese se fosse possibile accomodarsi accanto a me.
Lo ignorai, probabilmente infastidito perché qualcuno o qualcosa avesse rovinato di nuovo il mio sonno, e mi spostai verso il finestrino.
Lui così si accomodò, il ginocchio premuto contro il mio nell'atto di sistemarsi comodamente.
Sentii un tepore, un lieve profumo di miele quando spostò il berretto, camomilla quando si aggiustò la camicia in seta e la morbidezza della sua pelle quando toccò la mia scoperta.
Fu allora che aprii lievemente gli occhi, e lui li chiuse per rilassarsi, dato il lungo tragitto.
Dalla sua borsa intravidi un libro di Schiele e del tabacco.
Lo riguardai, il volto coperto parzialmente da dei capelli più scuri del buio stesso e da una mascherina, e allora giunsi a pensare che fosse uno di quegli artisti che ti stravolgono la vita, lo immaginai dipingere con le dita, gettare colori intorno e dipinti senza volto.
Mi calmava immaginare storie che nella mia mente potessero avere un senso, e fu allora che chiusi nuovamente gli occhi.
Le due ore di tragitto in cui potevo finalmente riposare furono interrotte dalla pioggia che iniziò a battere costante contro il finestrino, quel suono mi aveva sempre rilassato, eppure quel giorno desiderai farne a meno, e istintivamente portai la testa dal lato di quello sconosciuto.
Fu allora che probabilmente quel nostro costante dondolare in Giugno venne interrotto, l'autista annunciò l'arrivo e lui si affrettò all'uscita, pronto a pagare il biglietto.
"Kim Taehyung, ancora qui?"
"Sì, signor Park, anche se per poco."
Probabilmente pronunciò questo prima di scendere, con quella stessa voce profonda con cui mi aveva chiesto di sedersi.

Da qui, un nome nella testa.
Pensai: "Kim Taehyung."

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; I prossimi capitoli saranno incredibilmente lunghi ma ci tenevo ad iniziarla così, ritagliando uno spazio al loro primo incontro casuale.
- Serena

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 08, 2021 ⏰

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