I giorni passavano, anche i mesi e arrivò l'estate, che passammo divisa però, perché nessuno sapeva della nostra relazione e andavo ancora al mare con i miei genitori. Avevo fatto 12 anni quell'estate e lui 14.
Abbiamo passato l'estate soltanto a guardarci da lontano, lui veniva nella mia spiaggia, ad alcuni metri più in là e ci guardavamo soltanto, a volte quando nessuno ci vedeva gesticolavamo qualcosa per scherzare e niente più. Arrivò di nuovo settembre, con esso anche l'inverno imminente e sembrava che qualcosa in lui fosse cambiato, era meno sorridente e scherzoso e molto più tetro, come se l'inverno lo stava vivendo anche dentro la sua anima.
Quando restavamo da soli, la maggior parte delle volte si rifiutava di parlare e si metteva soltanto la testa appoggiata nelle mie gambe e non parlava, soltanto quando non ci vedevamo da tanto mi diceva "mi sei mancata" non mi diceva mai "mi manchi" né a telefono nemmeno a voce, per me era più bello sentirsi dire questo piuttosto che le solite frasi banali scritte e dette a casaccio, voleva dire che non ci mancavo soltanto in quel momento e basta, io ci mancavo durante tutto il tempo che ero stata assente; mi piaceva pensare che gli mancassi durante un'uscita tra amici mentre beveva qualcosa, mentre mangiava e pensava che piaceva anche a me o durante i momenti in cui era cosi tanto occupato da non pensare e lui mi pensava lo stesso. Io penso ancora che mi sei mancata sia più forte di un mi manchi, per dare una giusta definizione direi che:
mi manchi appartiene all'istante mentre
mi sei mancata al tempo.A volte decideva di mettere qualche canzone che gli piaceva, ed era una musica totalmente estranea da quello che ascoltavo, lui era più sul rap mentre io sul pop, come Tiziano Ferro ad esempio. Non gli ho mai chiesto di parlare di cosa avesse, in realtà sapevo bene che gli mancava una famiglia e forse questo lo spezzava sempre più, io non potevo saperlo perché io la famiglia c'è lavevo ma era sempre stata assente, ero cresciuta da sola, i miei genitori li vedevo se ero fortunata due ore al giorno, certe volte per due volte a settimana, il tempo necessario, a volte, per accompagnarmi a scuola la mattina e non capitava mai di stare tutti insieme, se c'era mia madre non c'era mio padre e viceversa. Io non lo capivo affatto perché io una famiglia è come se non l'avessi avuta, invece lui c'è l'aveva ma poi gli è stata strappata via da questa maledetta vita.
Mi ricordo che stavo sempre zitta a guardarlo e mi chiedevo cosa pensasse, se ci penso bastava soltanto chiederglielo e magari lui si sarebbe pure tolto qualche peso dalla testa e anche se non lo sapevo se avessi fatto qualche domanda sarebbe potuto cambiare tutto... Se ritornerei indietro adesso gli chiederei mille volte cosa avesse e perché stava zitto soltanto con la scusa del "sono stanco", io non comprendevo il significato più profondo. Probabilmente sarà stato stanco del mondo e del casino che aveva dentro e chissà, forse solo con me ritrovava silenzio sia dentro di sé sia fuori nel mondo.
Quel fottuto mondo...Rimpiango ancora di non aver domandato abbastanza, ma io non potevo sapere ciò che sarebbe successo dopo.
Probabilmente era stanco di ritornare a casa e non trovare nessuno ad aspettarlo, stanco di dover essere un uomo e non un ragazzino mantenendo la casa e una mamma che era chiusa nel dolore, stanco di non avere una vita normale come gli altri e anche se lì per lì non lo sapevo, probabilmente era stanco di tutte le dicerie del paese che alleggiavano sopra il suo nome come un "brutto ragazzo", quando quel ragazzo voleva soltanto essere guardato normalmente senza nessuna etichetta sopra. Probabilmente, anzi sicuramente era stanco di non essere capito da nessuno, nemmeno da me.
Soprattutto da me...Io ero concentrata soltanto sull'essere presente senza scavare dentro di lui e capire cosa avesse per curarlo o salvarlo, ma che ne potevo sapere io, che a volte le persone hanno bisogno di aiuto perché da sole non sapevano alzarsi da sole? Io che ero cresciuta da sola, che mi sono alzata da sola, che ho imparato tutto da sola.
Una domanda era comune a tutti e due, ed era "Perché due come noi, tanto diversi, continuavano a stare ancora insieme?" lì per lì non potevo saperlo, ma poi, con il tempo l'avrei scoperto.
Io restavo lì con le mani nei suoi capelli
I suoi morbidi capelli...
e lui restava li, con la testa tra le nuvole.Avevamo mondi così diversi eppure le nostre orbite sembravano avessero la stessa rotta, che oserei dire di "collisione" perché ci avvicinavamo sempre di più che era enevitabile che ci scontrassimo e chissà, formavamo un nuovo mondo, una nuova Luna o forse una stella come il Sole.
Mi chiedevo però se mai, le nostre rocce erano così diverse che non si univano per formare, appunto un mondo, ma tutti i detriti della collisione si sarebbero sparpagliati nel cosmo e sarebbero poi scomparsi nel nulla, senza più lasciare traccia di l'uno o dell'altro, se il nostro destino era quello poi di diventare meteore vagando nella spazio e a volte distruggendo o colpendo altri pianeti o in una visione di speranza, che a me mai è appartenuta, andando a colpire altre meteore e riuscire finalmente a formare un pianeta. A me è sempre piaciuto guardare le stelle o l'astrologia, ma in quei momenti mi trovavo ad orbitare soltanto nel dubbio e nell'ignoto del nostro futuro.
Pubblico ogni lunedì o mercoledì.
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Quello che mi resta di te
Cerita Pendek"Mi chiedevo però se mai, le nostre rocce erano così diverse che non si univano per formare, appunto un mondo, ma tutti i detriti della collisione si sarebbero sparpagliati nel cosmo e sarebbero poi scomparsi nel nulla, senza più lasciare traccia di...