𝕯𝖚𝖊

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Chapter 2: I will protect you.

Lara

Gli allarmi continuarono a suonare, il che mi turbava. Insieme ad essi si udivano i mormorii e sussulti da parte dei miei compagni.

Capisco che si sentono spaventati soprattutto perché non sappiamo cosa diavolo è successo, ma dovrebbero essere meno esagerati.

Tutta questa agitazione mi farà venire un esaurimento nervoso.

Tutti mi davano sui nervi, mi sentivo disperata e molto accaldata. Non chiedere perché, non lo so nemmeno io. Volevo andarmene da qui.

Dopo aver preso qualche respiro profondo, ho fatto quello che sembrava giusto, dato che lo stavano facendo tutti ed ero curioso di sapere cosa stava succedendo.

Ho chiamato mia mamma, aspettando che rispondesse non sapevo se sarebbe stata occupata ma spero di no, dopo circa 3 squilli ha risposto, questo mi ha sollevato un po'.

«Mamma?» ho detto, e lei ha risposto.

«Ciao tesoro.» rispose, simulando una voce calma, non era bravo a mentire.

«Cosa sta succedendo? Perché ci hanno rinchiuso a scuola?» dico quasi sussurrando e piuttosto curiosa.

«Ah, non è... non è niente.» era nervosa, anche se fingeva bene di non esserlo il suo tono di voce la tradiva.

«Sicura? Se non fosse niente non ci direbbero di stare calmi e aspettare istruzioni.» contrattacco, aspettando che lei mi dia una spiegazione.

«Ne parleremo dopo...» sospirò amaramente e dopo attimi di silenzio aggiunse «Jacob è con te?»

«Ah... sì.» risposi girandomi a guardare il ragazzo accanto a me, che parlava con suo padre «Perché?»

«Perfetto... Digli di accompagnarti a casa.» affermò dando un tocco di sollievo alle sue parole.

«Cosa? Ah, mamma, no... mi vergogno e...» mia mamma mi interruppe e parlò con voce severa.

«Fallo, ci vediamo a casa» riattaccò, lasciandomi nel bel mezzo di un discorso per il quale non avevo intenzione a Jacob di andare insieme.

Ero un po' nervosa, l'avevo già detto prima, che non parlavo molto con lui, in realtà non socializziamo mai.

Aveva già riattaccato, aveva finito di parlare con suo padre, questo era certo, avrebbe voluto sapere anche lui cosa stava succedendo.

Ho aperto e chiuso le labbra, senza nemmeno sapere esattamente cosa dire, sospiro, in quel momento, ho girato il viso, perché ero un po' imbarazzata, chiunque se ne sarebbe accorto.

«Stai bene?» la sua voce non era troppo profonda o acuta, era regolare, ma secondo me aveva una voce perfetta.

«Credo... credo di sì.» risposi più calma che possibile.

Non dovevo comportarmi da scema solo perché un ragazzo mi parlava, quindi mi ricomposi e annuì.

«Sei sicura?» disse mettendomi una mano sulla spalla.

Jacob BarberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora