Uno, due, tre e quattro.
Il fiato sospeso per quattro secondi, secondi che sembrano ore interminabili.
Ecco, quattro secondi di trepidazione.
In pochissimi attimi di respiro consapevole possiamo renderci conto che siamo vivi, che stiamo inspirando.
Siamo qui, esistiamo.
Il rumore all'interno scompare e si crea una profonda spaziosità ed è molto potente, molto eloquente.
Alex lo sapeva bene, lui i silenzi li respirava.
Ormai erano parte di lui: quando una situazione era, all'apparenza, troppo grande da gestire, lui si rifugiava nel silenzio, di fatto, non era neanche tipo che iniziava una discussione e se la iniziava significava che la bolla di sopportazione dentro di lui era esplosa.
*
Alex era seduto sui divanetti fuori in giardino.
Era confuso.
Era confuso perché una testa mora gli aveva letteralmente fottuto il cervello.
Aveva le attenzioni di Rea, che lo inondava di abbracci e parole d'affetto che lui tanto odiava. Aveva anche le attenzioni dei suoi amici, soprattutto quelle di Albe, Luca, Christian e Guido, che, anche se non lo avrebbe mai ammesso, gli facevano bene al cuore quando pareva che quest'ultimo si stesse spezzando. Ma purtroppo, almeno così direbbe lui, aveva anche le attenzione di Cosmery, che non faceva che tormentarlo con i suoi gesti e le sue scenate da moglie isterica e follemente innamorata.
Aveva le attenzioni di tutti, anche se l'unico da cui avrebbe voluto parecchie attenzioni, non glie ne dava abbastanza, sempre a parer suo.
Luigi.
Un nome, una garanzia e mille sensazioni.
Alex era pieno dentro di se, ma quando c'era Luigi affianco a lui, si sentiva leggero come una foglia.
Che poi per dirla tutta, Luigi ad Alex lo teneva sul piedistallo, e lui neanche se ne rendeva conto.
Quando si sdraiava nel divano, Luigi si avvicinava, gli prendeva la testa tra le mani e se l'appoggiava nel petto per poi iniziare a fargli i grattini nei capelli. Amava preparargli la cena dopo una lunga giornata di lezioni, dove lo stress si accumulava pian piano fino a farlo scoppiare, e per calmarlo serviva solo dargli un piccolo bacio sulla fronte.
Ecco.
Questo era uno di quei momenti: Alex stava per esplodere, ma forse solo due persone se ne erano rese davvero conto.
"Frate che succede?"
Alex non si girò neanche verso quella voce, l'avrebbe sempre riconosciuta la voce del suo migliore amico.
"Va tutto una merda."
Christian e Guido chiusero la porta alle loro spalle e si sedettero a destra e a sinistra del ragazzo.
"E non provate a chiedermi il perché, lo sapete già." sorrise Alex, mostrando quelle adorabili fossette.
"Perché non ci parli e non chiarisci una volta per tutte questa situazione?" chiese Christian, rubando per un attimo l'iqos a Guido per fare un tiro.
Il cantante buttò la testa indietro, appoggiandola su un lato del divanetto, e chiuse gli occhi.
"Perché ho paura."
Paura.
Ecco, la paura di amare.
Si ha paura di amare perché si teme di non ricevere quello che desideriamo. Se ci si continua a illudere che la nostra felicità dipenda da cosa fanno gli altri, avremo sempre troppe pretese verso l'esterno, con alta possibilità di restare delusi e soffrire. In questo modo è normale, inevitabile, avere paura di amare.
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philofobia - Stryse / Alex e Luigi
RomantikIl termine "philofobia" deriva dall'unione da due parole greche - "philo" (amore) e "fobia" (paura) - pertanto significa letteralmente "paura di amare". Le persone che soffrono di questo disturbo fobico temono l'amore romantico o la formazione di le...