27. Uccidere

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Osservo le pareti ripide della cavità ed esamino quelle che hanno più vegetazione che raggiunge il suolo esterno. Il dislivello è alto, ma magari gli arbusti sono abbastanza consistenti da aiutarmi nella salita.

Seleziono in muro alla mia sinistra, quello più vicino, e mi inoltro nel labirinto, procedendo con passo cauto. Sospetto ci siano altre pantere, ma fortunatamente non ne incontro e, dopo diversi percorsi, raggiungo la destinazione.

Da vicino la pianta che ricopre la roccia assomiglia a un rampicante, ma con liane di diverso spessore di un colore verde scuro. Ne afferro una tra le mani e la tiro con forza per testarne la resistenza, facendola spezzare a pochi metri. Non mi arrendo e provo con la successiva, ma anche il secondo tentativo non va a buon fine. Credo di verificarne una dozzina, tuttavia tutte quelle che raggiungono la superficie esterna non sono abbastanza robuste.

«Maledizione» sibilo a denti stretti, mentre scruto la parete fino a posare gli occhi sul cielo azzurro. Sembra così vicina la libertà.

Ne prendo una che arriva a metà altezza e già da un solo sguardo capisco che è molto più solida rispetto alle precedenti. La strattono senza romperla e inizio ad arrampicarmi, inserendo i piedi nelle fessure della roccia per aiutarmi.

Giunta alla massima quota, mi volto per avere una visuale dall'alto del labirinto; i percorsi si snodano con una geometria rettilinea di cui non riesco a capire la logica, ma spiccano sei zone rettangolari che, sicuramente, sono le aree che si sigillano per farci scontrare tra noi. Le analizzo per ricordare la loro posizione, ma è impossibile poiché non c'è uno schema delineato da seguire.

Sospiro e inizio a scendere lentamente, tuttavia mi fermo, attirata da un fiore immerso tra le foglie, il cui colore arancione mi ricorda la tonalità del sole al tramonto e il colore blu, sull'estremità dei petali, il cielo a tarda notte.

Allungo le dita per toccarlo, ma appena sfioro la superficie sento una scossa propagarsi lungo il mio braccio e ritiro subito l'arto, producendo un lamento basso. Volto il palmo verso l'alto dove delle strisce rosse mi solcano la pelle, come se mi fossi bruciata. Stringo i denti e riprendo la discesa utilizzando solo la mano destra, però più proseguo più la mia vista diventa appannata. Sento il corpo surriscaldarsi e impongo alla mia coscienza di rimanere vigile, mentre vengo assalita dal panico: non voglio trasformarmi in uno dei loro burattini. Non voglio morire diventando una macchina da guerra.

Perdo la presa con il piede dolorante e sbatto violentemente sulla superfice rocciosa con il fianco destro, arpionando la liana per non cadere a terra. Cerco una nuova fessura con i piedi, ma non riesco a trovare una superficie solida dietro lo strato di piante. Stringo i denti e spingo con più intensità, producendo un varco tra i rampicanti e rivelando una cavità nascosta.

Inserisco la gamba sinistra per trovare un suolo stabile e mi aiuto con la mano libera per creare un'apertura più grande. Quando riesco a entrare all'interno della grotta, riesco a mettere a fuoco solo le ombre a causa del buio e della vista sempre più compromessa. Mi appoggio alla parete, mentre il respiro accelera e inizio a sudare freddo. Non ho più sensibilità del braccio e, per la prima volta da quando sono qui sotto, sento la necessità di mettere del cibo e dell'acqua sotto i denti.

«Merda!» Una fitta alle tempie mi colpisce come una saetta e mi rannicchio su un fianco, afferrandomi la testa con le mani insensibili per alleviare il dolore. Infilzo i denti sul labbro per mantenere il cervello attivo, ma pian piano i pensieri si fanno confusi e poco razionali.

Percepisco il mio corpo andare a fuoco e non riesco a trattenere il gemito lacerante che esce dalla bocca. Sento un fischio nitido che mi perfora i timpani e porto le mani sulle orecchie per porvi fine. «Basta, basta!» urlo, anche se so che nessuno farà cessare questa tortura.

Iris - Il regno di FloraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora