Simone
La mia non era stata una buona idea.
Me ne accorsi a pranzo, mentre ero a tavola da solo a mangiare un panino racimolato con avanzi trovati in frigo.
La nonna era a scuola a portare avanti il corso di teatro, mio padre si era dilungato per una riunione con i professori.Mentre spezzettavo in piccole parti il pane, ormai in fine, non riuscii a fare a meno di pensare che quel pomeriggio si sarebbe rivelato un disastro.
Cominciai ad avvertire una lieve tachicardia.
Mi ero messo nei casini da solo. Manuel non sarebbe riuscito, quasi certamente, a mantenere un profilo amichevole con l'altro.
Quest'ultimo, d'altra parte, avrebbe preferito stare da solo con me, almeno da quel che mi aveva fatto intuire il giorno prima.
Ed io avrei passato tutto il tempo a cercare di tenere in ballo, boh, qualche argomento? Una discussione sensata?
O forse, ancora una volta, erano tutte soltanto paranoie.Manuel mi aveva fatto incazzare, ma sentivo che poteva esserci una buona spiegazione se si stesse comportando così.
Volevo dargli un'ultima opportunità per comprendere cosa gli stesse passando per la testa.
Ma non volevo neanche precludermi una nuova conoscenza per colpa sua.Quindi mi ero preparato la fossa da solo.
Ormai, ansia o meno, non potevo tirarmi indietro.Ci trovammo tutti ad un parchetto che non distava tanto da casa di Manuel.
Quando arrivai, lui era già presente, disteso su un muretto a forma di mezzaluna.
Una mano dietro la testa, l'altra reggeva un filo d'erba passandoselo fra le dita.
Aveva lo sguardo puntato verso il cielo, i ricci scompigliati dal venticello.
Continuava ad essere così dannatamente bello.- Ehi.
- Oh, ce l'hai fatta.Si girò verso di me, lo sguardo puntato alle mie ginocchia. Non dava segni di volermi guardare in faccia.
- Si, scusami. Mi son dovuto fermare a fare benzina.
- E l'altro? Non sta con te?
- No, lui viene in bici. Dovrebbe essere qui a momenti.Mi sedetti vicino a lui, dal lato della testa.
Mi agganciai con le braccia ai bordi del muretto e guardai quel parco desolato.
Era una giornata grigiastra, come sempre negli ultimi tempi.- Sei arrabbiato? - mi chiese, con un filo di voce.
Poi si protese con la testa all'indietro per potermi guardare, la fronte aggrottata.
- No - sospirai - non sono arrabbiato. Sono infastidito, quello si.
- Scusami, sono un coglione.
- Questo lo so già.
- Mo però non esagerà.
- Se non lo sei, ogni tanto lo fai.
- È che non so che mi prende, Simò. È un momento strano, mi sento vuoto.
- Hai voglia di dirmi perché?
- Non saprei proprio da dove iniziare, non ho chiaro cosa non va, cosa mi fa stare male.
- In che senso stai male?Fummo interrotti dall'arrivo dell'altro .
Il rumore dei freni che stridevano a pochi passi da noi.
Aveva un cappellino messo al contrario, il solito sorrisetto genuino.
Manuel lo salutò alzando una mano, poi si mise a sedere. Gli occhi bassi.
Francesco si sedette accanto a me, mi passò un braccio intorno alle spalle, si soffermò per qualche secondo prima di ritrarsi.
Eravamo tutti e tre lì, stessa posizione, io in mezzo.La situazione, a dir poco surreale, era veramente imbarazzante.
Qualcuno doveva spezzare quel silenzio, ma non sapevo davvero come provare a creare un minimo di atmosfera accogliente.
Mi strisciai le mani sulle gambe, avanti e indietro, svariate volte.- Ragazzi, idee su cosa potremmo fare? - provai a chiedere, guardando entrambi, uno per volta.
Manuel si voltò verso di me, un sopracciglio sollevato. Scossa la testa.
Probabilmente avrebbe voluto andarsene in un battito di ciglia, ma comunque aveva accettato di venire.
Ed era lì, a subire questa cosa.
Credo volesse venirmi incontro, in qualche modo, visti gli ultimi eventi.
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La sua metà mancante
Fanfiction[Simuel] Un nuovo anno scolastico sta per iniziare. Simone e Manuel si ritrovano dopo la pausa estiva trascorsa in due città diverse. Il primo ha maturato una nuova consapevolezza, non ha più paura di nascondersi e sembra aver risolto tutti i suoi c...