Capitolo Primo- Un nuovo inizio

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Esattamente verso le 11: 30 sentii uno strano rumore, simile ad uno sparo. Poi un urlo. Ed io ero lì, per terra, sporco di fango, polvere e sangue, ma non ricordavo il perché ero lì e soprattutto perché ero in quelle condizioni. Anzi, sinceramente non ricordavo nulla fino a ieri pomeriggio. Ricordo il giorno che mi trasferii ad Erie, in Pennsylvania, insieme ai miei genitori, Fred e Agnes, e a mia sorella minore, Kate. Era un freddo martedì di Novembre quando fummo costretti a trasferirci da Charleston, West Virginia, per via di qualche problema col lavoro di mamma e papà, così decidemmo di trasferirci nella vecchia casa ereditata da nonno Anthony. Io non ero molto felice all'idea ma mamma e papà dicevano che sarebbe stato un nuovo inizio per me e Kate, così gli diedi ascolto. Io avrei iniziato il terzo anno di superiori, Kate la 2 media mentre mamma e papà avrebbero aperto uno studio, visto che erano entrambi dei dottori. Il viaggio risultò alquanto stancante così decisi di andare a letto presto siccome il giorno dopo sarebbe stato il mio primo giorno in una nuova scuola, la Erie High School, e la cosa non mi piaceva affatto perché faccio sempre fatica a farmi nuovi amici, forse per il mio comportamento timido e associale o per il fatto che non sono uno tosto. Il mattino suonò la sveglia ma io la ignorai, anche se non servì a nulla perché poco dopo arrivo mia mamma a chiamarmi e questa era l'ultima cosa che volevo che accadesse. Allora mi alzai e scesi giù a fare colazione con i miei soliti corn flakes versati nella mia tazza preferita, quella blu ovviamente. Dopo andai su di corsa a lavarmi i denti e, mentre versavo il dentifricio sullo spazzolino, mi ripetei nella testa che il mio primo giorno sarebbe andato benissimo e che avrei fatto qualche amicizia. Poi andai a vestirmi. Scelsi di mettere un paio di jeans blu scuro e una maglietta nera con sopra la camicetta a quadri verdi, neri e marroni e il mio cappellino, che non può mai mancare al mio outfit. Poi presi la mia giacca marrone imbottita e uscii di corsa per prendere il bus. Per mia fortuna la fermata era di fronte a casa e non mi toccava correre o tanto meno camminare molto. Il bus arrivò giusto 2 minuti in ritardo ma non ci feci caso perché di tempo ne avevo a sufficienza. Arrivai a scuola verso le 8:00 e la lezione iniziava alle 8:30 così mi fermai a comprare del caffè e qualche ciambella, poi andai verso l'aula di fisica. La lezione riuscì a non annoiarmi perché avevamo iniziato l'approfondimento sui geni e cromosomi, pagina 74 di "Scienza per te volume III" e il professore era piuttosto felice nel spiegarci il processo riproduttivo di una cellula. Al termine della lezione andai al distributore automatico a comprare una bottiglia di tè alla pesca e mentre inserivo due banconote da un dollaro sentii una voce chiara e dolce dietro di me: -Ehi! Tu sei quello nuovo, vero?Ti ho notato nell'aula di fisica- io ero ancora un po' confuso perché non capivo se si stava riferendo a me, poi feci un cenno con la testa per dire di si e lui continuò -Non sembri un tipo di molte parole- poi aggiunse -Piacere, sono Clayton Bell!- Io recuperando la bottiglia dal fondo del distributore risposi -Lucas, mi chiamo Lucas Anderson- e allungai la mano per salutarlo, poi iniziai a sorseggiare il mio tè cercando di non dare troppo nell'occhio. Non conoscendo bene la scuola chiesi di accompagnarmi nell'aula di musica, e lui ne sembrava felice all'idea così fece di sì con la testa inghiottendo la saliva e iniziò a camminare spiegando un po' la struttura scolastica. Mi disse che aveva persino 2 biblioteche, il che mi rese felice, essendo un amante dei romanzi e genere thriller. Arrivati nell'aula di musica, la signorina Bryant mi stava aspettando in anticipo: visto che era la mia docente di classe ed era un membro della direzione, voleva chiedermi se mi andava di compilare un formulario con domande del tipo "Hai qualche allergia o disposizioni particolari" oppure "Ti senti a tuo agio in questa scuola?" ma ritenendolo una tale sciocchezza scelsi di non compilarlo. Finalmente iniziò la lezione. La professoressa iniziò a distribuire alcuni strumenti e a me toccò la chitarra. Ma io non avevo mai suonato una chitarra. Ma la professoressa, siccome era una persona di carattere angelico, mi disse che non era un problema se non sapevamo suonare e che dovevamo stare tranquilli perché ci avrebbe insegnato lei. A quel punto fece un cenno agli altri che iniziarono a suonare l'Inno alla gioia di Ludwig Van Beethoven. A me disse di guardare in po'come fanno gli altri e io voltai lo sguardo verso l'unica persona che conoscevo, Clayton, che a primo occhio sembrava uno tra i migliori col flauto di traverso. Lo suonava da ben 4 anni, per questo era il preferito della professoressa. Alle 11:40 suonò la campanella della mensa, e io non volevo sentirmi come uno stupido che mangiava da solo, così ci andai con Clayton. Lui non era un tipico ragazzo col fisico scolpito e capelli alla moda, anzi era quasi il contrario. Era poco più basso di me (circa 1.68), un po' cicciottello con i capelli tra il biondo e il marroncino, corti e spettinati. Non si vestiva alla moda, ma con vestiti normali. Oggi indossava un maglione blu scuro con una linea a zig zag gialla che gli scorreva al centro e pantaloni marroni di velluto, dello stesso colore della mia giacca. Come se non bastasse era anche il leader della squadra di robotica della scuola: La Erie's Robotic Club. Era il più ammirato della scuola perché era di buon cuore e cercava di aiutare sempre tutti. Mi chiese molte volte di entrare nella squadra, poiché ero costretto a scegliere 2 attività secondarie, ma dissi di no perché preferivo il football anche se non ero molto bravo. Tra le scelte di menù c'erano molti pasti deliziosi ma io scelsi spezzatino di cervo con purea di patate e barbabietole sotto aceto e per dessert un mousse al cioccolato con granella di vaniglia. Esatto, questi sono i piatti di quella scuola e io li adoro perché sono molto abbondanti e saziano molto. In quel piccolo momento iniziai a stringere amicizia con Clay, parlavamo di tutto e soprattutto sulle teorie dei film Marvel, che entrambi adoriamo. Poi mi invitò questo sabato a casa sua per fare un pigiama party, ci sarebbero stati anche Chuck Nelson, Il ragazzo più popolare e anche le sorelle Smith, Sally e Samantha. Non potevo rifiutare, in fondo sarebbe stato un buon metodo per fare amicizia e divertirmi in una nuova città. Quindi accettai. Finito il pranzo io e Clay iniziammo ad avviarci verso la palestra per l'ora di educazione fisica e, mentre camminavamo nel corridoio, vedemmo Chuck insieme a Sally e Clay ebbe l'idea di presentarmeli, così mi portò da loro. -Chuck, Sally vorrei presentarvi il mio nuovo amico, Lucas Anderson. È nuovo in questa scuola così per farlo ambientare l'ho invitato al pigiama party di questo sabato. Che ve ne pare? - -Fantastico!- rispose Sally, Chuck invece fece un cenno come se non gli importava molto e sorrise. A quel punto ricambiai il sorriso e li salutai camminando verso la palestra. Sally era più grande di Sam, ma solo di un anno, andava al quarto anno, aveva la pelle chiara e i capelli castani ed era la leader delle Green Erie's Girls. Chuck, al contrario, era scuro, per il semplice motivo che era di origini Etiopiane. Portava gli occhiali a ovale col contorno color oro, i capelli cortissimi ed era il miglior quarterback dei Lions From Erie e aveva un fisico scolpito che non si trova neanche nelle riviste di Vogue. Per questo semplice motivo era il ragazzo più popolare della scuola e il più ammirato dalle ragazze. Dopo ci salutammo e ci dirigemmo verso la palestra. Dovevamo muoverci. Mancavano esattamente 6 minuti e dovevamo ancora cambiarci. Arrivati in spogliatoio ci cambiammo così veloce che potevamo vincere le Olimpiadi di "Cambio veloce di vestiti". Arrivati in palestra ci sedemmo in cerchio dove c'era ancora posto. Il professor Lewis ci salutò e ci fece giocare a palla due campi, ma prima di questo, doveva fare la cosa più fastidiosa che fanno i professori: presentarmi alla classe. Era la terza volta che mi presentavano in un giorno solo ed ero già stufo perché mi sentivo il vaso di cristallo della classe, tutti dovevano rispettarmi e farmi ambientare nel miglior modo possibile. Fortunatamente la presentazione non durò molto e così iniziammo a giocare. A me separarono da Clay che era l'unica persona che conoscevo. Però in squadra avevo Samantha Smith, la sorella minore di Sally. Aveva i capelli castani come la sorella, era chiara ma soprattutto era bella, bellissima anzi e ora che ci stavo pensando non mi ero accorto che la partita era iniziata e che la stavo continuando a fissare. Al termine della partita chiamai Clay e tutto affaticato gli dissi -Credo che Sam sia molto carina, ma non dirlo a nessuno- e lui tutto sorpreso mi diede una piccola spinta e disse -Shhhh! Sei pazzo??? Se ti sente qualcuno sarà la fine.....qui nessuno sa farsi i fatti suoi- poi aggiunse -Comunque ottima scelta amico!- -Ehmm.. Grazie (?)- risposi confuso. E lì mi resi conto che il professore aveva dato inizio ad una seconda partita. Volevo fare colpo su Sam così al fischio il professore lanciò le palle in aria. Io riuscii a saltare e prenderle entrambe poi ne passai una a Bill Hudson, un mito in tutti gli sport con un fisico da palestrato e i capelli biondi, e poi le tirammo con forza verso gli avversari. Dopo un po' l'altra squadra riuscì ad avere la meglio ed eliminò tutti tranne me e Sam. Ad un tratto provarono a colpirla ma io mi scagliai contro di lei, bloccai la palla e la tirai verso chi l'aveva lanciata, riuscendo ad eliminarlo beccandolo sulla coscia. Dopo mi voltai verso Sam e senza fare caso alla sua bellezza, le dissi "Tutto okay?" E lei sorridendo mi abbracciò e rispose -Certo! Grazie per avermi salvata- -Ci mancherebbe...- e mi voltai di scatto, poi cercai di liberare gli altri. La lezione era finita e noi riuscimmo a vincere. Uscii dalla palestra vittorioso e felice, per aver parlato con la ragazza più bella del pianeta, e mi cambiai. Poi raggiunsi Clay fuori dallo spogliatoio, ma non c'era solo lui lui, questa volta c'era anche Samantha. Proposi di andare in mensa a bere un delizioso caffé e loro accettarono. Pagai per tutti e tre, giusto per fare una buona figura come nuovo arrivato. Il caffè era buonissimo, quel tipico caffè Americano con quel sapore di caramella che ti si scioglie tra le papille gustative...e non solo, c'era anche lo zucchero ai vari gusti. Io lo presi alla cannella, Sam alla vaniglia e Clay al Toffee. Finito il caffè prendemmo gli zaini e ci avviammo verso l'ultima lezione: Storia. Giunti in aula mi guardai intorno e rimasi a bocca aperta. L'aula era piena di riviste, poster di personaggi storici famosissimi, una scultura della testa di Napoleone in miniatura e vari armadietti di vetro che contenevano protesi, diorami e altre stupefacenti cose. A me colpì il diorama del bunker di Adolf Hitler, quello della tomba di Tutankhamon e quello della trincea del fronte italiano della 1 Guerra Mondiale. Appena seduti entrò il professore. Rimasi scioccato anche da lui. Mi aspettavo un uomo di grande età, coi capelli raccolti con una matita, serio e vestito in maniera strana... E invece no. Era solo un ragazzo di 35 anni, vestito elegante con giacca blu mare abbinata ai pantaloni e con una camicia di seta bianca. Aveva i capelli grigi e neri (come la cenere) alzati con la sua frangia semplice spostata da un lato. Portava gli occhiali da vista con le classiche lenti a ovale con riflesso violaceo per gli schermi e aveva la barba corta, anche lei colore cenere. Si chiamava Richard Gervais. Appena seduto ci salutò con un - Bentornati Ragazzi!- con un sorriso che ti veniva voglia di regalargli un peluche. - Allora Ragazzi, vi siete divertiti quest'estate?- - Certamente prof.!!!- risposero i ragazzi felicissimi di rivederlo. A occhio e croce era il professore più amato dai ragazzi. Poi gli scappò uno sguardo verso di me. -E tu? Ti sei divertito?- mi chiese. Io mi guardai velocemente intorno per capire se si stava riferendo a me. - Ehmmm...si, certo prof- risposi fissandolo negli occhi come pietrificato, e lui aggiunse - Non sembri di molte parole, Devi essere Lucas?- - Si signore, sono Lucas- . Poi mi sorrise e allora girò lo sguardo e si riferì all'intera classe - Prendete il libro a pagina 221 del libro di teoria. Oggi è un nuovo giorno per voi, inizieremo la 1 Guerra Mondiale!- - Evvai!- esclamai a bassa voce tra me e me. - Come Lucas? hai detto quelcosa?- -Ehm... No signore, ho solo esclamato "Evvai" perché mi piace molto la 1 Guerra Mondiale e ho letto molto a riguardo, facendo molte ricerche...tutto qui- -Mhh... interessante, molto molto interessante. Sembri aver talento, ragazzo. Hai per caso degli hobby?- io a quel punto pensai se rispondere e rivelare l'unico mio segreto. - I libri, signore. Amo scrivere e leggere libri- il professore spalancò gli occhi, era incredulo - Affascinante! Sentito ragazzi? Ha 16 anni e fa lo scrittore!- poi mi indicò con l'indice. Sembrava un tribunale. - Questo ragazzo è formidabile. Imparate da lui e da quello che ama fare, non dalla PlayStation o dai vostri giochini-. Non mi sono mai sentito così in imbarazzo. Tutti iniziarono a fissarmi. Allora presi tutto, inficcai le cose nello zaino e uscii dall'aula. Sentii solo Clay che mi chiamava e il professore che chiedeva cosa mi fosse preso. Andai in bagno. Gettai lo zaino a terra e mi sciacquai la faccia nel lavandino e mi guardai nello specchio. Ero rosso come un pomodoro e avevo appena fatto una brutta figura di fronte al professore, i miei compagni, Clay e (come se non potesse bastare) anche di fronte a Sam. Mi rinchiusi in bagno e aspettai la fine della lezione. Mancavano 23 minuti, così presi il mio libro preferito ma non riuscii a leggere, ero preoccupato per quello che avrebbero potuto dire i miei compagni ora. Poi presi carta e penna e iniziai a scrivere un discorso per scusarmi col professore e con Sam e Clay. Del resto non mi importava molto. E Finalmente suonò la campana. Avevo esattamente 5 minuti prima dell'ultima lezione, ovvero Spagnolo. Aspettai che tutti i miei compagni uscissero dall'aula, così sarei potuto entrare e scusarmi col professore. "Toc toc" - Permesso, posso entrare?- lui era già girato verso la porta, con un sorriso che era come se lo avesse previsto che sarei tornato. - Certamente Luke! Come posso aiutarti?- - In realtà non sono qui per chiedere aiuto, ma per scusarmi signore. La mia passione per i libri volevo rimanesse un segreto e quando l'ho detto, mi sono intimidito. E poi lei ha iniziato con quella frase "imparare da lui" e tutti hanno iniziato a fissarmi come dei pesci. Non son se mi sono spiegato- lui si mise la mano sulla bocca e iniziò a pensare, come se fossi stato io a sbagliare, ma poi - Sono desolato ,Luke, ma non sapevo che fosse un segreto. Non era mia intenzione intimidirti. Ma tu hai davvero qualcosa per cui valere! Insomma, un ragazzo che scrive libri non lo trovi da qualsiasi parte. Posso chiederti come hai iniziato? .Io riflettei. -Ho sempre amato leggere libri. Quand'ero piccolo ho scritto una breve storia natalizia e poi ho pensato di scrivere altri libri e continuare con questa passione. Tutto qui?. Lui ad un certo punto diventò serio. - Non è che potrei leggerne uno? Io arrossii. Di nuovo. - Certamente! Gliene porto uno domani..-

Spazio autore:

Ciao Ragazzi, sono nuovo qui....amo molto leggere e scrivere libri. Così ho deciso di farvi provare un po' il mio stile di thriller con le prime 2 pagine di un libro che sto scrivendo..Spero vi piaccia! Continuerò presto con la continua ;)

~Antonio~

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 08 ⏰

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L'ultimo rintocco di St. Peter- Antonio Cristofer BuonvicinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora