3. Marlena torna a casa?

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C'è freddo. I miei passi fanno rumuore perché affondano sullo strato bianchissimo e alto di neve. Come darmi torto, siamo a dicembre! Per la strada ascolto la musica, con le mie vecchie cuffiette ma che funzionano ancora benissimo. Vedo le luci e gli alberi che addobbano le case di ogni persona. Tutti sono felici e sorridono. Io però, sento un vuoto. Non so come spiegarlo. Come se stessi male, ma non fisicamente. Vedo tutti gli altri felici io invece mi sento triste, non so per quale motivo... Così prima di arrivare a casa passo dal parco dove vado di solito e mi siedo nella mia panchina preferita, quella che di fronte ha la vista del laghetto dove di solito la mattina si vedono tanti pesci rossi. Non c'è nessuno li con me, allora tiro fuori dalla borsa il mio libriccino dei disegni e con la matita inizio a disegnare. Disegno quello che mi passa per la testa... Tutto. Una ragazza in lacrime accovacciata su se stessa che si copre il viso. Dietro di lei mille mostri che la terrorizzano. Lei ha paura, ma sa che se non li guarda non le potranno fare nulla. Mi metto a cantare, tanto non c'è nessuno, chi vuoi che mi senta?
- Dimmi le tue verità, Coraline Coraline. Dimmi le tue verità, Coraline Coraline.
Ad un certo punto mi fermo a riflettere e mi scende una lacrima sul viso che cade sul mio disegno che avevo appena colorato in bianco e nero. Fisso così la luna senza un motivo e l'ammiro nella sua bellezza. Mi asciugo così le lacrime e mi alzo. Nel frattempo della strada penso a tutto il pomeriggio trascorso insieme ai ragazzi, insieme a Damiano. Rimango ancora incuriosita dalla canzone scritta da Damiano. L'aveva scritta guardandomi? Tutti i pensieri mi volano via quando all'improvviso mi suona un clacson.
- Signorina, faccia più attenzione!
Si, stavo per essere investita. Per fortuna tutto bene, cercherò di stare attenta la prossima volta, magari non dovrei guardare verso l'alto. Dalla farmacia vedo che ci sono 10 gradi, si sta gelando, quindi mi affretto a tornare. Per la strada però incontro un gruppo di ragazzi, che ignoro totalmente, non mi sembravano sani, forse un po' ubriachi. Anzi sicuro. Cerco di percorrere quel tratto di strada il più velocemente possibile a testa bassa. Ma uno di quei cinque mi nota e mi chiama.
- Oii Bella! Come ti chiami?
Io mi giro lo fisso e mi rivolto.
Lui non contento mi rincorre allora accelero il passo. Adesso incomincio a correre pure io. Sento i passi dietro di me che mano a mano diventano più forti e si avvicinano. Lui è un ragazzo sulla ventina o almeno così sembra. Mi sta ancora rincorrendo. Ma cosa ho fatto di male oggi? Penso. Accelero il passo ma lui mi continua a chiamare.
- Perché non ti fermi e beviamo qualcosa? Sarai stanca dopo tutta questa corsa.
A sentirlo corsi ancora più forte mi vennero i brividi. Mi uscirono le lacrime dagli occhi. E caddi per terra. Mi sarei rialzata quasi subito se non fosse per quel forte dolore che avevo al braccio e al ginocchio.
- Ahia! Avevo strappato i jeans e adesso avevo un bel taglio al braccio, anzi non so se avessi rotto pure il polso, perché mi faceva un male cane. Quando finalmente cerco di rialzarmi quello mi raggiunge.
- Ti sei fermata vedo.
- Perchè non vieni con noi?
- Dai divertiti un po'!
Io non mi riusivo a muovere, forse per la paura o forse per il freddo. Lui mi stava toccando i capelli e stava ridendo. Io piangevo e il mio trucco ormai era scolato tutto sulle mie guance. Lui mi guarda sorridendo e tenendo fra le sue mani i miei lungi capelli lisci e castani. Mi stava prendendo per un braccio per tirarmi verso di lui, quando poi io tiro un urlo e successivamente un calcio lì (avete capito dove). Quel bastardo salta in aria su un piede e me ne dice di tutti i colori. Io scappo con tutte le mie forze mentre qualcuno del vicinato si lamenta dal balcone per tutto il casino. Finalmente arrivo. Tiro un sospriro. Finalmente a casa. Prendo le chiavi di casa dalla borsa e apro subito. Entro e chiudo immediatamente. Cado sul pavimento per lo sfinimento della corsa e mi poggio con le spalle sulla porta. Scoppio in un pianto tra singhiozzi e pause di riflessione. Chi sa cosa mi avrebbe fatto quel bastardo penso. Menomale che sono intervenuta al momento giusto. Salgo le scale e vado in camera mia a cambiarmi. Tolgo i jeans delicatamente. Sul ginocchio ho un taglio.
- Ahia Brucia tantissimo.
Poi il mio sguardo si sposta sul braccio.
- Oh cazzo!
Ho una ferita aperta e in mezzo un pezzo di vetro di una bottiglia di birra. Non ce la faccio a toglierlo. Una goccia di sangue cade sul grande tappeto rosa della mia camera. Metto una maglietta a maniche corte e un paio di pantaloncini corti per fare meglio la medicazione. Prendo una benda e la lego intorno al braccio aiutandomi con i denti. Faccio la stessa cosa con il ginocchio. Prendo il telefono per vedere che ore sono. Vedo il cellulare pieno di messaggi.
Vic: - Hey tutto bene?
Thomas: - Sorellina dove sei?
Ethan: - Oii che fai? Sei tornata a casa?
Damiano: - Dove stai? Non dovevi avvisare quando tornavi?
Io che ero appena tornata a casa scrivo:
- Ragazzi sono tornata adesso. Mi è successa una cosa terribile.
Il primo a scrivere ovviamente è Damiano.
- Che è successo? Aspetta che arrivo.
- Tranquilli ragazzi, adesso va meglio.
Ho solo qualche taglietto. Un ragazzo ubriaco mi stava importunando e mi ha rincorsa. Allora sono scappata ma sono caduta. Per fortuna mi sono saputa difendere.
Vic: - Che ti ha fatto quel coglione?
Thomas: - Pezzo di m****
Ethan: - Menomale che non è successo di peggio.
Dam: - Dammi 10 minuti che mi vesto ed arrivo.
Io: - Ma no dai tranquillo. Sto bene, poi tu non ti senti bene. Non voglio che peggiori per colpa mia.
Dam: - Ma scherzi?! Arrivo.
Io ero un misto di felicità ma allo stesso tempo tristezza.

Torna a casa || Damiano David Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora