A new life.

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Mi svegliai di soprassalto, quella notte. Avevo fatto un sogno orribile. Un incubo, in effetti. Solo che era così... reale. Mi misi seduta sul sacco a pelo azzurro nel quale dormivo, all'interno di una squallida tenda che io e mia sorella Eve eravamo riuscite a comprare con quei pochi spicci che ci erano rimasti dopo aver comprato cibo e altri beni indispensabili.

Respiravo a fatica, senza riuscire a calmarmi. Eve, da sempre con il sonno leggero, allarmata dal mio respiro inabituale, aprì gli occhi di scatto e si precipitò subito verso di me, un'aria visibilmente preoccupata in volto. Incastrò i suoi occhi grigio tempesta nei miei e mi accarezzò i capelli dolcemente, come faceva sempre nostra nonna. «Hai avuto di nuovo un incubo?» Annuii soltanto, lacrime nervose iniziarono a calcarmi le guance già di solito pallide. Mia sorella mi abbracciò, attendendo pazientemente che ritornassi a respirare normalmente, accarezzandomi lentamente la schiena. «Tranquilla, è tutto okay» continuava a sussurrarmi all'orecchio.

Dopo un po' mi calmai. Mi staccai da Eve, che mi sorrise materna e mi asciugò le lacrime. «Va meglio?» mi chiese. Feci su e giù con la testa e lei sorrise leggermente. «Ti ricordi cos'hai sognato?»

Venni scossa da un brivido. Sospirai e tentai di ricordarmi quanti più particolari possibili, il che mi risultò alquanto facile.

«Eravamo in una foresta» iniziai a raccontare. «Ma c'era anche un'altra ragazza. Era bionda, con degli occhi azzurrissimi. Avevi urlato il suo nome, solo che ora non... non me lo ricordo...» «Tranquilla, vai avanti.» mi interruppe mia sorella. «Okay. Allora, eravamo circondate da alte fiamme verdi, e fuori dal cerchio che chiudeva me, te e quest'altra ragazza, c'erano dei mostri. Avevano la faccia da topo, ma il corpo era quello di una lucertola. Potevano essere alti tre metri, credo. La pelle era arancione, mentre la coda era verde, così come le gambe, o zampe, quello che erano, e le braccia. Indossavano un top e dei pantaloncini grigi. Ma gli occhi, Eve, gli occhi erano rosso sangue.» Omisi un'informazione, però. Non sapevo se avesse determinato qualcosa, se fosse importante o se fosse solo una mia impressione, ma non me la sentivo di far sapere a mia sorella ciò, almeno finché non avessi capito la causa di quella mia sensazione, ma perché mi sembravano così familiari? Non riuscivo a trovare risposta. «Mhmh, poi?» mi chiese Eve. «Non ricordo cos'è successo dopo, so soltanto che, ad un certo punto, mi è capitato di guardare negli occhi una di queste creature, ha detto qualcosa che non sono riuscita a capire e mi sono svegliata.»

Eve mi guardò pensierosa. A cosa stava pensando? A quella strana ragazza? Ai mostri? Al sogno in generale? Non ne ho idea. Fece per dire qualcosa quando sentimmo un botto da fuori la tenda. Ci guardammo preoccupate, e, lentamente, uscimmo da quel rifugio momentaneo. Ci trovavamo in una radura e sentimmo un rumore provenire da alcuni alberi nei paraggi, come di rami spezzati. Rimanemmo ferme, immobili, in attesa di capire la causa del rumore, quando, improvvisamente, ci ritrovammo circondate dai mostri del mio sogno: non potevamo muoverci, o saremmo morte, ne eravamo certe. Eravamo spalla contro spalla, non avevamo armi o qualsiasi cosa potesse difenderci. I nostri respiri erano sincronizzati, così come il battito dei nostri cuori. Avevamo paura, entrambe.

All'improvviso, quei mostri sputarono delle fiamme verdi che si disposero a cerchio intorno a me ed Eve. «Diamine» la sentì borbottare. Mi prese la mano e io la strinsi forte. Dobbiamo fare qualcosa, continuavo a ripetermi. Ad un certo punto, una figura irruppe al centro del cerchio. «Avete organizzato una festa e non mi avete invitato? Male male.» Si avvicinò alle fiamme, e alla luce riuscii a vederla meglio: era la stessa ragazza del sogno. Rimasi scioccata; cosa poteva significare?

I mostri furono visibilmente scossi da quest'apparizione, e si guardarono l'un l'altro spaventati. La ragazza sconosciuta ghignò, poi impugnò un arco che aveva dietro la schiena, vi incoccò una freccia e scoccò proprio verso uno di quei mostri. La freccia passò attraverso le fiamme e colpì in pieno volto il topo-lucertola, che si disintegrò davanti agli occhi stupiti miei e di mia sorella.

𝐀 𝐧𝐞𝐰 𝐥𝐢𝐟𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora