4. Amore abbracciami

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Non volevo che peggiorasse per colpa mia, ma non volevo nemmeno stare sola in quel momento. Pensavo ancora a quell'attimo di terrore. Quel ragazzo, che con la testa non ci stava proprio. Cosa avrebbe potuto farmi se non fossi intervenuta al momento giusto? Chiudo gli occhi e inspiro, poi li riapro e butto tutta l'aria in un sospiro. Mi sento inutile. Alla fine non stavo facendo nulla di male. Stavo semplicemente tornando a casa. Vado in bagno per sistemarmi i capelli (almeno). Mi guardo allo specchio: sono inguardabile. Il mascara e la matita tutti sbavati segnavano il percorso delle mie lacrime sulle guance. Gli occhi gonfi e lucidi. I capelli lunghi e scombinati fra di loro. Sto malissimo. Ma quando prendo la spazzola in mano per ordinarmi i capelli, suona il campanello.
- Sarà Damiano. Ahh fa sempre di testa sua.
Non vorrei nemmeno aprirgli, non voglio che mi veda in questo stato. Non appena apro la porta lentamente, vedo Dami. Lui mi abbraccia. Rimaniamo all'entrata per circa 5 minuti in silenzio, solo abbracciandoci. C'era freddo, ma in quel momento non sentivo nulla. Solo le sue braccia che mi stringevano. Mi guarda dritta negli occhi, gli scende una lacrima salata che bagna la sua guancia. Io dolcemente gli accarezzo il viso e lo riabbraccio più forte. Poi gli confesso:
- Ho avuto paura questa volta.
Lui stringe le mie mani fredde.
- Perché non ti ho accompagnata? Sono stato un idiota.
- Ma no. Non è colpa tua, dovevo andare prima, mi sono fermata al parco è colpa mia.
- Cosa ti ha fatto quel pezzo di merda? Ti ricordi chi è?
- Stavo andando tranquillamente a casa, quando mi ha rincorsa. Io sono caduta e non sono riuscita a rialzarmi. Approfittando di ciò mi stava tirando dal braccio verso di lui, ma per fortuna sono riuscita ad alzarmi e a tirargli un calcio nei coglioni.
Lo sguardo di Dam che fino a quel punto era stato serissimo quasi pieno di rabbia si è trasformato in una risata. Ma poi vede le mie fasciature, o almeno quelle che ho cercato di farmi da sola.
- Posso vedere cosa ti sei fatta? Ti aiuto io a medicarti.
Io abbasso la testa.
Dam: - Non ti preoccupare, se ti impressioni girati dall'altra parte.
- Mi dispiace davvero tanto averti disturbato.
Lui scuote la testa.
Dam: - Perché non mi hai chiamato subito? Lo avrei sistemato io quel coglione!
Aveva gli occhi di fuoco, i capelli arricciati dalla pioggia, mai visto in quel modo ma era bellissimo.
- Sto togliendo la benda del ginocchio brucerà un pochino. Mi dice lui tutto serio.
- Sei pronta?
Abbasso la testa facendogli cenno di si e con le mani mi copro il viso.
- Ahia!
- Lo so fa male, vieni che ti medico, vedrai che andrà meglio.
- Ora mettiamo il disinfettante brucerà un po'di più questa volta.
Prende la boccetta, ne versa un po sul ginocchio. Quando il disinfettante tocca la mia pelle vedo le stelle.
- Brucia tantissimo! Grido pianissimo io. Allora lui mi dice:
- Non ti preoccupare ho un trucco.
Io non capivo, ma lui incomincia a soffiare sul mio ginocchio e il bruciore si riafievolisce. Io gli faccio un sorriso e gli dico grazie quasi piangendo. Lui non smette di guardarmi anzi mi prende la mano e la stringe. Poi mi benda nuovamente il ginocchio.
- Adesso il braccio, per favore fai piano. Gli dico io supplicandolo.
-Ti ho fatto forse male prima? Mi risponde sorridendo.
Scuoto la testa.
- Allora, vediamo cosa abbiamo qui. Dice mentre scioglie lentamente il nodo, che avevo fatto. Appena vede però si blocca.
- C'è un pezzo di vetro. Mi dice lui.
- Lo so, non sono riuscita a toglierlo prima. Rispondo io.
- Però dobbiamo toglierlo, non può stare qui.
- Va bene, però fai piano.
- Prendi la mia mano, mi dice lui, e se senti dolore stringila forte. Io l'afferro e la stringo. Poi toglie il pezzo di vetro, cade una goccia di sangue sulla mia gamba. Stringo la sua mano, adesso la stringo con tutte le mie forze. Chiudo gli occhi, ma lui mi continua a guardare con sofferenza.
- Dai che abbiamo quasi finito. Mi incoraggia lui.
Mi mette il disinfettante e io stringo nuovamente la sua mano. Soffia sul mio braccio, ma questa volta anche se adesso sento bruciare di meno, stringo ancora la sua mano. Dentro di me sento qualcosa. Quel vuoto che sentivo prima piano piano si sta riempiendo. Poi mentre mette l'ultima benda un ricciolo che portava dietro l'orecchio gli cade d'avanti agli occhi. Si, lo sto guardando per la prima volta senza pensarci. Lui si gira e mi guarda per tre secondi, senza dire niente, poi ritorna a sistemare la benda. Lo ringrazio ancora, ma lui mi mette una mano d'avanti alla bocca.
- Non ringraziarmi. Finiscila. Anzi vai in bagno a sciacquarti il viso, hai tutto il trucco rovinato.
Quindi mi alzo facendo attenzione e mi dirigo in bagno. Apro il rubinetto del lavandino e mi sciacquo il viso. Tolgo tutto il trucco che c'è sul mio viso. Prendo la tovaglia e mi asciugo. Poi prendo la spazzola e mi sistemo i capelli o almeno ci provo. Chiudo gli occhi per un attimo e poi li riapro. Mi guardo allo specchio.
- Adesso va meglio. Dico nella mia mente.
Apro la porta del bagno e vado in camera mia. Quando arrivo vedo Dam sul mio letto, seduto. Mi vede e sorride subito.
Gli sorridono gli occhi. Io imbarazzata sorrido e abbasso come sempre la testa. Poi mi dice : - Sei più bella quando sorridi.
Continuo a sorridere, ma alzo il viso. Mi siedo accanto a lui e lo abbraccio. Lui fa lo stesso.
Lo guardo dritto negli occhi e gli dico grazie di nuovo. Lui nota i miei ciuffi lunghi e lisci che ostacolano la vista dei miei occhi. Mi sistema la ciocca dietro l'orecchio accarezzandomi e tenendomi ancora nel suo abbraccio. Poi si avvicina e mi da un bacio in fronte.
Dam: - Non permettere a nessuno di farti del male. Promettimelo!
- Promesso! Rispondo io.
Guardiamo l'ora, sono le 00.45. Domani dovrei andare a scuola ma non ci andrò sicuramente. Sono stanca. Quindi mi lascio andare e mi addormento stringendo ancora la sua mano. Lui non vuole andarsene o almeno così mi sembra. Mi prende in braccio e mi mette a letto. Poi mi rimbocca le coperte e avvicina l'altro letto che originariamente apparteneva a mia sorella. Spegne la luce e mi ridà la mano. Ovviamente io non mi sono accorta di niente. Ero stremata.

Torna a casa || Damiano David Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora