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Quel pomeriggio era molto quieto, la casetta era deserta, si respirava aria tranquilla e serena,quell'aria che tanto primaverile sembra e ti da l'illusione di star tornando alle stagioni più calde, ma che in realtà, non potrà portare altro se non una pioggia fitta e puramente invernale,sconnessa.
Tutti i loro compagni erano in studio per affrontare la registrazione dell'ennesima puntata del pomeridiano, non sapendo chi anche quella volta sarebbe rimasto o purtroppo, costretto a fare le valigie per far spazio ad un'altro talento nella scuola.
Abbiamo detto tutti, si.
Tutti eccetto loro due.
Mattia non potette partecipare alla puntata per via di un infortunio alla caviglia abbastanza
grave provocatosi in sala prove, mentre Christian stava combattendo con il suo tremendo raffreddore da ormai ben due settimane.
Era costretto a rimanere sempre a letto e a nutrirsi di sole cose calde per "guarire più in fretta",era ciò che diceva sempre Serena, una delle sue compagna di squadra.
Ma la verità era che questo raffreddore sembrava proprio non voler cessare e non voler abbandonare il corpo del diciannovenne.
In quel momento Christian si trovava a letto, sotto il piumone e avvolto fra mille plaid che Serena stessa gli aveva messo con cura addosso prima di lasciare la casetta, ma per una leggera fame, decise di alzarsi e andarsi a prendere dei biscotti dalla dispensa, i suoi preferiti.
Pensò di doversi cambiare prima di entrare in cucina, e che sarebbe stato opportuno togliersi quel pigiama che utilizzava ormai da ben due giorni, così aprì il suo armadio e subito gli arrivò all'occhio una delle sue tante t-shirt a maniche corte, anzi, direttamente senza maniche, che spesso utilizzava.
"Se giri per casa sempre conciato in quel modo cosa ti aspetti, di rimanere immune ai due gradi che ci sono là fuori?" si ricordò immediatamente il commento di
Mattia detto in una sera nella quale dopo ore e ore di prove, uscì di casa senza giubbotto e come se non bastasse a maniche corte, beccandosi il vento, il freddo e anche le prime goccioline di pioggia che il cielo stava iniziando a far cadere.
Alzò gli occhi al cielo e trattenne un leggero sorriso a ricordare i rimproveri del piccolo di casa, tanto seri quanto poco credibili, dato il broncio e gli occhioni grandi che gli spuntavano sul volto tutte le volte che qualcosa non gli andava a genio o lo irritava.
Quegli occhi poi.
Christian aveva perso il conto di tutte le volte in cui in quegli occhi ci si ritrovava e si perdeva allo stesso tempo, si ingarbugliava e ipnotizzava, ma non era colpa sua, d'altronde era impossibile sfuggire a quei pozzi azzurri tanto luminosi e profondamente magnetici.
Fin da subito fra il riccio e il moro era nato un rapporto tanto stretto e confidenziale, ma a volte il bergamasco si ritrovava a chiedersi se tanta affinità derivasse da solo una buona amicizia e sostegno reciproco, o da qualcos'altro.
Se lo chiedeva nei momenti in cui cercava sempre ed involontariamente il più piccolo, con lo sguardo che correva in ogni angolo della casetta fino a trovarlo, o quando si dedicavano determinate attenzioni che fra amici non aveva mai dedicato a nessuno, come asciugare i ricci bagnati del biondo a tarda sera o preparargli la colazione al mattino, quando quell'espressione stanca ed assonnata gli contornava quel viso da piccino.
Se lo chiedeva quando per via degli incubi notturni del piccolo quest'ultimo sgattaiolava nel suo letto a tarda notte, aggrappandosi al moro e attaccandosi a lui completamente, lasciandosi cullare dal suono del suo battito cardiaco più accelerato del solito e dal suo calore.
Se lo chiedeva quando una morsa allo stomaco si propagava in lui quando certi pomeriggi vedeva il biondo fin troppo attaccato a Carola o a Virginia sul divano, o quando girava mezzo nudo per casa come se fosse una cosa normale, desiderando di rivestirlo di quanti più vestiti possibili.
Per quale motivo? Sarà per protezione del minore, per non fargli prender freddo, non ce l'aveva molto chiaro, o forse sì, ma semplicemente si ostinava a non ammetterlo.
Optò per una felpa oversize tutta nera e un pantalone qualsiasi di tuta, poi si diresse in cucina.
Ai fornelli vi trovò proprio l'artefice dei suoi pensieri precedenti, mentre cercava di non scottarsi intento a preparare una tisana ai frutti di bosco.
"Che ci fai qua Chri, dovresti stare al caldo, va a letto, forza" gli disse quell'ammasso di ricci biondi mentre aggiungeva dello zucchero nel pentolino della bevanda.
Parole che il moro ignorò totalmente, non appena gli vide indosso una felpa lilla chiaro, non una felpa lilla qualunque, la sua.
Come se non bastasse, osservandolo meglio si accorse anche dei pantaloni grigi che portava, sempre suoi, precisiamo, e in quello stesso istante mandò a puttane tutti i suoi sani principi da "migliore amico. E BASTA" , avvicinandosi a lui senza proferir parola.
Allungò le proprie mani andando a circondare i fianchi del piccolo, tirandoselo addosso e facendo aderire la sua schiena al proprio petto, stringendolo.
Mattia alzò gli occhi al cielo e buttò fuori uno sbuffo che doveva parere fintamente scocciato, ma che, purtroppo, uscì e parve di tanta sorpresa ed approvazione.
un vero e proprio ansimo.
Arrossì.
Il moro, che nel mentre aveva appoggiato la testa nell'incavo del collo del riccio, ridacchiò leggermente per quel suo suono improvviso, facendolo arrossire ancora di più , mandandolo in subbuglio.
"Chri..ma-"
"A te le tisane non piacciono nemmeno, quindi mi spieghi che combini?" sussurrò sul suo collo, facendolo rabbrividire.
"Era per te, credevo potesse farti bene" pronunciò tremolante, poi abbassò il capo, segnale di imbarazzo.
"Ah si?" un altro sussurro, stavolta vicino al lobo dell'orecchio.
Il piccolo fremette, esausto, e si girò verso di lui.
ora erano faccia a faccia. "mh mhh" annuì piano, guardandolo negli occhi con quell'innocenza che tanto faceva impazzire il diciannovenne.
il biondo da quella vicinanza era in grado di scorgere alcune delle sue chiare lentiggini, le ciglia folte, i capelli sparati da tutte le parti e, infine, le sue labbra, quelle dannate labbra rosse e sottili a cui prestò molta, troppa più attenzione del dovuto.
Il moro si accorse del suo sguardo perso e un sorrisino si fece spazio sul suo volto, notando, l'ingenuità e la purezza che quegli occhi dolci gli stavano riservando, quegli occhi da cui traspariva solo sincerità e il fare innocuo del piccolo.
Era da baciare, fino allo sfinimento.
Ma il grande gli riservò solo un leggero bacio sulla fronte, che lo fece sorridere genuinamente, ed un "Sei bellissimo" sussurrato piano, come fosse un segreto da custodire.
Mattia era cera sciolta al sole.
I pensieri, le paranoie e qualsiasi altra cosa al mondo messi ormai in secondo piano, troppo preso dalle sensazioni che il maggiore gli stava provocando con i suoi leggeri tocchi, con i suoi occhi, con la sua voce, fino a quando, distratto dalle sue attenzioni, poggiò la propria caviglia dolorante a terra, ed un crampo ad essa lo fece balzare in aria dal dolore.
Perdendo l'equilibrio, si aggrappò immediatamente al collo del più grande emettendo un mugolio soffocato, mentre il moro invece fu all'istante pronto ad afferrarlo saldamente dai fianchi per mantenerlo in equilibrio.
"Matti, fa piano..aspetta, così"
Lo prese in braccio con attenzione, portandolo a sedere sul piano cottura e si abbassò poi alla stessa altezza della caviglia del piccolo, esaminandola.
"Ti fa molto male?" Il biondo annuì mugolando.
Il maggiore gli sorrise comprensivo, per poi prendergli delicatamente la caviglia con entrambe le mani, andandola ad accarezzare e massaggiare un pò.

"Sei così sbadato matti" sussurrò, mentre il più piccolo chiuse gli occhi e si beò di quelle piccole carezze del più grande, immaginando ed autoconvincendosi che bastassero per lenire la ferita.

Il moro, al contrario, prese subito dopo del ghiaccio dal freezer, con una mano lo portò sul punto dolorante, con l'altra scostò quei ricci dispettosi che coprivano gli occhi del biondo, troppo belli per essere nascosti.

"Cerca di non fare più sforzi ora, dovrai stare al riposo sul serio stavolta, senza preparare alcun tipo di tisana, intesi?" disse ridacchiando, cercando di smorzare la tensione

"mi porti a letto, perfavore?"

Il maggiore sussultò a tali parole, capendo decisamente altro rispetto a ciò che il biondo intendesse dire
"Che hai?" Lo guardò interrogativo, ma sempre con quella punta di ingenuità.

"Niente" rispose brusco, distogliendo lo sguardo all'istante

dannata innocenza.
dannato lui.

poi si ricompose e senza obbiettare lo sollevò di nuovo, facendogli agganciare le sue gambe intorno al proprio bacino e le braccia intorno al collo, ora solleticato dal naso del più piccolo che nascose la propria testa nel suo incavo, respirando a pieni polmoni il suo profumo inebriante.

"Voglio dormire nel tuo letto, chri" sussurrò impercettibilmente contro la sua spalla
"Nient'altro?" Lo punzecchiò il moro tirando su un leggero ghigno, giusto per non far trasparire il suo cuore che a quella richiesta mancò un battito.

Stava decisamente impazzendo.

"Si"
"Te parev-"
"Dormi con me"

in quell'istante il corpo del diciannovenne venne scosso da un'inspiegabile scarica elettrica che gli percorse tutta la spina dorsale, un pugno in pieno stomaco, al quale sperò che il biondo in braccio a lui non facesse caso.
Cercò di non badare nè ad esse né al tono di voce tanto bambinesco e dolce del piccolo che lo pregava di tenerlo con se, di non lasciarlo dormire da solo.

E Christian chi era per dirgli di no? Chi era per privargli e privarsi di quella vicinanza che tanto bramavano entrambi?

Fece stendere il più piccolo per primo, assicurandosi di averlo coperto per bene e di farlo rimanere al caldo, poi si mise accanto a lui, e, come attratto da una calamita, il biondo si fece pian piano sempre più vicino al più grande, finendo con entrambe le proprie mani appoggiate sul suo petto ed il capo nell'incavo fra il suo collo e la spalla.
Quello era il suo posto, il suo rifugio.
Il maggiore gli circondò i fianchi con entrambe le mani facendoselo ancora più vicino, sentendolo poi man mano rilassarsi sempre più sotto il suo tocco.
"Mi attaccherai il raffreddore così" sussurrò dopo qualche minuto,nella penombra della camera.
"Sbaglio o sei tu quello incollato a me che mi ha pregato di rimanere con lui poco fa?"
Maledetto bastardo, si ritrovò a pensare il biondo
"Come se ti dispiacesse tanto" ,la voce ovattata per via della maglia del maggiore

"Mi fai i grattini?" riprese poi

"No"

"Dai"

"No"

"Dai"

"No"

"Dai"

"Dormi, Matti"

Dopo una buona mezz'ora, prima di addormentarsi però, riuscì a sentire, pur mezzo ormai addormentato, le delicate dita del maggiore carezzare i propri ricci, massaggiandoli, per poi tracciare, lentamente, con i polpastrelli, teneri grattini verso tutta la porzione della nuca, soffermandovisi in quel punto un po' più a lungo, fino a scendere ed arrivare alla sua schiena.

Christian aveva ceduto.

Autrice:
Ehii🧡
Eccomi qui con una nuova fanfiction su Matti e Chri, non so se la porterò avanti, dipende se piace o meno, considerando anche che scrivo solo se sono ben presa ed ispirata.
Fatemi sapere se vi interessa un continuo e se vi piace soprattutto, io ci tengo molto🧡
-Veronica

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 12, 2022 ⏰

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