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Mi vide, mi amò; lo vidi, l'amai.✵
Jungkook è uno scultore di Cipro, sempre stato disgustato dai vizi degli uomini, le inclinazioni profonde, morali e comportamentali dell'anima umana. Pari delle virtù, i vizi derivano dalla ripetizione di azioni, che formano nel soggetto che le compie una sorta di abito che lo inclina in una certa direzione o abitudine. Ma essendo vizi, e non virtù, tali abitudini non promuovono la crescita interiore, nobile e spirituale, ma al contrario la distruggono.
Per questo motivo rimane per parecchio tempo da solo, per ritrovare l'equilibrio, per fuggire da quelle creature che lo circondano ma che disprezza.Durante questo tempo disteso, si dava alla scultura, che considerava la forma d'arte più alta e sublime che potesse esistere.
Jungkook di carattere era un po' rude, spesso addirittura si azzuffava con altri artisti dell'epoca, soprattutto con i pittori proprio per questo motivo.
Lo scultore diceva anche che le forme e la loro bellezza erano già dentro l'avorio o l'altra materia grezza usata per l'opera. Quindi non doveva fare altro che smussare e togliere il superfluo da queste materie informi, per fare uscire la forma stupenda che giaceva già dentro di essa. Lo scultore nel creare a volte deve fare dei veri e propri sforzi fisici per cercare di vincere la battaglia sulle dure pietre a colpi violenti di scalpello, difatti per Jungkook la scultura era anche l'arte dei veri uomini, forti e rudi ma al tempo stesso creativi e geniali.Un giorno non come altri ma colmo di ispirazione, la sua mente abbozzò un'illustrazione di mostruosa bellezza.
Dopo aver fissato l'avorio per un periodo incerto, colpisce con eccellente maestria una statua di un ragazzo, davvero somigliante a un fanciullo reale.
Jungkook lo trovava leggiadro, affascinante, seducente, incantevole, il suo corpo era sontuoso e aggraziato, si azzardò anche a definirlo pittoresco.Lo scultore si innamora del miracolo che è riuscito a creare con la sua arte e arde per quel corpo simulato. La statua è talmente realistica da sembrare una ragazzo immobile per l'eccessiva timidezza.
Jungkook lo tocca spesso e gli pare di aver dinanzi a lui un corpo reale: gli parla e conversa, lo abbraccia e lo cinge, lo bacia e immagina che lui lo baci, ormai pazzo della sua opera.
Jungkook tratta la sua statua come fosse un fidanzato: si vede dagli atteggiamenti galanti dello scultore, che dolcemente la accarezza, le porge dispendiosi doni, la stende a terra stando attento a non farle sbattere la testa, la tocca con il timore di farle un livido.
Jungkook ha l'impressione che la statua sia in possesso della facoltà della percezione, che la statua lo predilige a sua volta, ma questa è per ora, e ancora per poco, una vana illusione.
Al momento della preghiera a Venere, nel corso di riti di sacrificio che Ovidio rapidamente tratteggia, Jungkook non ha il coraggio, l'audacia di esprimere alla dea il suo reale desiderio. Richiede esitante alla dea di dargli un uomo simile alla statua e non di dar vita alla statua stessa.
Tornato a casa, Jungkook ripete i suoi gesti consueti, chinando la statua sul letto per lambirla e baciarla. Anche stavolta ha la sensazione di percepire un qualcosa da parte di essa, gli sembra infatti che emani uno strano tepore.
Jungkook ripete i suoi atti ordinari: avvicina lentamente la bocca a quella di Taehyung e gli tocca il petto. Lì avviene il miracolo: un qualcosa di duro come l'avorio, compie un'azione del tutto insolita, come lo sciogliersi. Il passaggio dalla durezza alla morbidezza della pelle dell'uomo è evidente ormai al tatto delle asciutte dita di Jungkook.
L'ammorbidirsi dell'avorio della statua può essere paragonato alla cera ateniese che si scioglie al sole.
C'è un affollarsi di sensazioni nell'animo di Jungkook, che prova prima un senso di stupore nel vedere realizzato il suo sogno, poi gioisce ma con riserva, poi cade nella disperazione dell'ennesima illusione, e teme di essere stato ingannato.
Lo scultore va alla ricerca della conferma definitiva delle sue sensazioni, ancora una volta affidandosi al tatto: con la mano tocca i suoi sogni. Jungkook tocca il cielo con un dito, non tocca una statua, non tocca soltanto un uomo, tocca il suo sogno impossibile, la sua creazione che è divenuta vita, il suo mondo parallelo che è divenuto mondo reale.
Quel corpo simulato, quel corpo d'avorio così simile a un corpo vero, è divenuto un corpo vero.
Le vene sembrano saltellare, una volta toccate dal pollice di Jungkook che ormai ebbro di gioia, non può far altro che rivolgere copiosi ringraziamenti a Venere.Ora può finalmente baciare il suo Taehyung sentendo la risposta al suo bacio, ora quei baci che immaginava di ricevere all'inizio non sono più finti.
Appena aveva preso vita sotto forma di statua, Taehyung pareva un ragazzo troppo timido per muoversi.
Quando prende vita come uomo, il suo primo gesto è quello di arrossire ai baci ricevuti dal suo poderoso creatore.A questo punto Taehyung rivolge il timido sguardo alle luci del giorno, vede la vita e nello stesso tempo vede colui che amandolo talmente tanto, è riuscito addirittura a ottenere che una divinità gli desse vita.
Taehyung scopre la vita e scopre la parte più importante di essa, ossia l'amore.
Non è un caso che la parola finale sia amore, dal momento che questa metamorfosi, è stata possibile dall'amore di Jungkook e dal suo desiderio impossibile, che si è realizzato.
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Pigmalione e Galatea -Kooktae
Fanfiction-Tratto dal mito di Pigmalione e Galatea- Jungkook è un giovane artista che, disgustato dal comportamento dissoluto di alcuni uomini, ritrae nell'avorio la perfezione dell'uomo ideale a cui aspira: egli realizza una statua di ineguagliabile bellezza...