Si sa, Dante era sempre stato un grande amante dei libri, adorava cercare storie lontane dalla realtà e raccontarle ai suoi studenti, oppure cercare storie che la realtà la rispecchiavano, per fargli sapere che non erano soli. Aveva passato un'intera carriera facendo questa cosa, affidando tutta la sua esistenza ai libri, proprio per questo quando andò in pensione decise di continuare questo rapporto in un'altra ottica aprendo una libreria vicino l'edificio scolastico che aveva accolto lui e Simone per anni.
«pá, questa sezione è un casino, ma come l'hai ordinata?»
Simone uscì dal magazzino poggiando uno scatolone davanti lo scaffale con i libri fantasy, quando suo padre gli disse di voler aprire una libreria in un primo momento si fece una fragorosa risata, dopo di che, quando capì che era serio, subentrò lo stupore. Simone ormai si era laureato da una decina di anni in fisica e da subito aveva iniziato a scrivere per una casa editrice dei libri riguardanti proprio quella materia, il fatto che la sua strada e quella di suo padre tendevano sempre a rincontrarsi in un modo o nell'altro lo rendeva felice.
«eh certo, sei bravo te, voglio vede quando c'avrai 66 anni»
«speriamo che sarai ancora vivo per vedermi»
«ma vaffanculo Simone»Il figlio rise iniziando a sistemare lo scatolone che aveva appena portato, gli piaceva come era venuta la libreria, non era grandissima ma c'erano tutte le sezioni che più appassionavano lui e il padre e forse era quello a renderla più accogliente. Pensò che se ci fosse stata una libreria vicino scuola quando la frequentava avrebbe passato meno tempo al chioschetto e più tempo li dentro, poteva essere un'opportunità per i ragazzi.
«si può?»
«Manuel? Guarda quanto sei cresciuto»Simone per poco non fece cadere la fila di libri davanti a se quando sentì quel nome, non che ci fosse qualcosa di male, assolutamente no. Semplicemente non vedeva Manuel da anni, i rapporti appena usciti si erano allentati, cambiano le abitudini, le amicizie, gli impegni ed era cambiato anche il loro rapporto, non era successo niente, semplicemente avevano smesso di vedersi. Ma era anche vero che il loro era stato un rapporto importante, soprattutto per Simone, e rivederlo non rientrava proprio nei piani.
Quando si girò vide suo padre stringere un uomo, un bellissimo uomo. Aveva un viso perfettamente riconoscibile, solo molto più maturo e curato, ma la cosa più sconvolgente fu il fatto che indossasse una giacca elegante, Manuel con una giacca elegante non lo avrebbe immaginato nemmeno durante il suo matrimonio.«a scuola mi hanno detto che il professor Balestra aveva aperto una libreria proprio qui, dovevo accertarmi che non gli avessero rubato l'identità»
«a scuola? E che ci fai tu a scuola?»
«qualcuno la doveva pur occupare la cattedra sua, no prof?»A Simone girava la testa per tutte quelle novità che lo avevano sommerso degli ultimi minuti, ma la novità più sconvolgente era proprio sapere che Manuel era diventato un professore di filosofia e che ora lavorava nella loro scuola al posto di suo padre. Per la prima volta da quando era entrato gli occhi di Manuel si posarono su di lui che teneva ancora un libro in mano in attesa di essere riposto sullo scaffale, il sorriso cambiò da felice passò a felice e malinconico.
«ciao Simò»
«ciao»Gli sorrise e si ritrovarono in quella situazione imbarazzante di quando si ha davanti uno sconosciuto e non si sa cosa dire, e Simone non sapeva se loro fossero sconosciuti o no, non sapeva se dopo tutti quegli anni una persona che era stata così importante poteva essere definita "sconosciuta". A salvare quella situazione fu Dante, decisamente più entusiasta del figlio di rivedere il ragazzo.
«mamma come sta?»
«sta bene, rispetto a 15 anni fa è meno esaurita e più vecchia»
«possiamo organizzare una cena no? Mi farebbe piacere vederla, potete venire a casa mia tutti quanti, magari stasera»
«la posso sentire, vi faccio sapere»
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Libreria. | Simone x Manuel
Fanfiction«a scuola mi hanno detto che il professor Balestra aveva aperto una libreria proprio qui, dovevo accertarmi che non gli avessero rubato l'identità»