Giorno 3 - Mi fido di te, cosa sei disposto a perdere?

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Per un attimo ragionai e pensai subito ad uno scherzo ; dato che il messaggio era stato inviato con un numero sconosciuto che non era registrato sul mio telefono. Ero davvero stanca così non dandogli importanza mi rimisi a dormire sotto le grandi coperte del letto. Forse era una specie di "vendetta" di Cleo per quella faccenda della sera prima: infatti mi sembrava strano che, nonostante quanto fosse importante la cosa che mi doveva dire, non mi avesse accennato niente la sera a cena. Ad un tratto mentre stavo per riprendere sonno riflettei e subito scattai e mi sedetti sul letto. "Cavolo! Quel messaggio non era sicuramente di Cleo, ho il suo numero registrato!" Pensai portando una mano alla fronte , allora di chi era? Rilessi il messaggio e notai che era firmato H, probabilmente era l'iniziale di Harold; ma per quale motivo chiamare me? Poi come faceva ad avere il mio numero? Il mio sguardo si irrigidì. Non avevo nessuna certezza che il messaggio fosse suo. Ma d'altronde tentar non nuoce. Avevo deciso di scendere e di andargli a chiedere spiegazioni, anche perché qualcosa gli dovevo, stava lì per colpa di entrambi. Non ci pensai due volte, presi il solito maglione e mi diressi verso le scale chiudendo la porta, a chiave. Scesi i gradini molto freneticamente ma feci anche attenzione a non farmi notare da nessuno. Non sapevo il reale motivo per cui lo stavo facendo. Arrivai davanti alla porta della cucina in cui non c'ero mai entrata prima, era bianca a due porte con due oblò in alto. Per prendere il pranzo o la cena dovevamo sempre andare da tutta'altra parte non entrando effettivamente là dentro. La aprii lentamente e subito vidi l'enorme cucina, era spaziosissima, tre o quattro fornelli con un piano cottura favoloso, al centro di tutto si trovava un grande tavolo di metallo con delle rotelle alla fine delle gambe. Volevo anche io una cucina così dato che ero io quella che cucinava sempre a casa . La mia ammirazione finì quando vidi la faccia impaurita di Harold dall'altra parte del tavolo di metallo. Il mio sguardo si spostò su delle gambe gracili con delle calze trasparenti e dei tacci scuri che uscivano da quell'enorme tavolo che mi oscurava la vista del resto della persona sdraiata lì a terra.

" Harold ma che hai fatto?" Dissi fissando le gambe e avvicinandomi cautamente. Notai che la mia voce tramava .

" Io niente di proposito, è stato un incidente!" Disse lui preoccupatissimo. Anche la sua voce tremava e oscurata da una paura incontrabile. Io ero vicinissima a capire chi fosse la persona sdraiata lì a terra. Appena la vidi rimasi a bocca aperta: era la Prof.!

" Oh Merda! E adesso?" Dissi mettendomi una mano sulla bocca. Cosa era successo?

"Secondo te per quale motivo ti ho chiamato? Per fare una partitina a carte?" Disse lui con un sorrisetto. Il suo tono era sempre avvolto dal terrore della situazione .

"Oh Cavolo! Perché hai chiamato proprio me?" Dissi mentre il mio sguardo si pietrificava sulla donna sdraiata a terra. Ancora non reagivo a quell'idea.

"Ti prego aiutam.." Lo interruppi . La sua voce mi ricordava vagamente un cagnolino indifeso davanti ad un padrone irascibile.

"No! Perché devi coinvolgere proprio me in questa situazione? io non voglio c'entrarci niente!" Il mio tono di voce divenne arido e forte quasi come se lo stessi accusando di qualcosa. La mia testa tornò sulle spalle , tornò alla razionalità. Cosa dovevo fare? Lasciarlo lì nei suoi problemi facendo finta di niente era un idea molto affascinate. Ma non era da me. Dovevo aiutarlo. Lui notando quel mio strano cambiamento di umore si avvicinò a me portando le mani sulle mie spalle e fece dei grossi respiri.

"Okay , adesso rilassati ... non è successo niente , però ti prego aiutami !" A quelle parole tornai più serena.

"D'accordo però dopo ne riparliamo!" Dissi riprendendo il tono aspro. " Adesso occupiamoci di lei, ma dopo mi racconti cosa è successo!" Dissi prendendo la prof per le gambe e invitando Harold a prenderla per le braccia. Lui capì al volo e mi aiutò a sorreggerla. La trasportammo in macchina di una cuoca probabilmente dato che era l'unica che aveva lasciato le chiavi in cucina. Aprimmo la macchina e l'appoggiammo dietro, sui sedili posteriori . Harold , anche se non aveva la patente, si mise al volante velocemente . Io rimasi fuori dalla macchina dopo averlo aiutato a mettere la donna nella macchina e gli indicai di aprire lo sportello dalla parte mia, vicino al posto del guidatore. Lui lo aprì poi si mise ad accendere il motore e abbassò i finestrini . A quel punto fui invasa da un misto di terrore , non volevo salire nella macchina se lui guidava. Così lo fermai senza entrare in macchina tossendo e appoggiandomi al finestrino abbassato.

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