Little tip before you start reading: play In due minuti di Marco Mengoni
[]Ti vorrei rincorrere per strada per urlarti addosso
o per abbracciarti, ma ora non ci riesco []
[] Ti prego, non parliamo adesso, non parliamo più
A volte mi vorrei come sei tu
Non sai fare a meno di pesare il tempo, le parole e il resto
Forse lo sai che di me non cambierà mai niente
Ti penso per ore
A cosa serve se poi non ti so cercare? []
[]E quando parlerò di te dopo una sigaretta
Dirò: "Tanto è uguale"
Anche se pensare a te da un'altra parte
So che farà sempre male []
In due minuti, Marco Mengoni
Finalmente Manuel ebbe un attimo di tempo per rimanere solo. Quella notte era stata, probabilmente, la più assurda della sua vita. E non solo per Giulio finito in ospedale mezzo morto che okay lo aveva un po' destabilizzato, ma per quello che era successo poco prima ancora, quello si che lo aveva parecchio destabilizzato.
Entrò in casa e si diresse immediatamente verso la doccia, ne aveva un bisogno disperato. Aveva bisogno di schiarirsi le idee, di mettere fine a quella guerra che gli si stava scatenando in testa, ma sapeva non sarebbe stato così facile perché non aveva la benché minimi idea di dove partire.
Aprì l'acqua della doccia, ci si infilò sotto e tirò la testa indietro sospirando.
Manuel semplicemente non capiva.
A lui non piacevano i ragazzi, non gli erano mai piaciuti, ne era certo, eppure con Simone succedeva qualcosa di strano ogni volta, qualcosa che però faceva estremamente fatica a comprendere, faceva estremamente fatica a trovargli un posto. Quella sera poi, mio Dio, continuava a pensare, che diamine ho fatto?
Perché era stato lui a iniziare tutto e lo sapeva benissimo, era stato lui a tirarlo verso di se, e per quante mille scuse potesse mai trovare, tra l'alcol, la discussione con Alice e qualsiasi altra stronzata, era stato lui a tirarsi Simone addosso e baciarlo come se ne dipendesse la sua vita. Era stato lui e ne era perfettamente consapevole, ed era proprio questa consapevolezza che lo faceva stare così. Perché non poteva dare la colpa a nient'altro, forse poteva farlo con Simone, ma non con se stesso. Ed ecco un'altra consapevolezza che lo aveva colpito dritto in faccia e che gli aveva fatto girare la testa: aveva baciato l'amico perché semplicemente lo voleva. E dannazione, si maledì nella sua testa, gli amici non si baciano, soprattutto se si è etero.
Si era accorto da un po' di tempo che con Simone era diverso, c'era qualcosa di diverso che non comprendeva, non sapeva nemmeno quando era successo esattamente, ma si diceva che era normale sentirsi così con lui, perché fin dal primo momento l'altro non l'aveva mai abbandonato, nonostante si comportasse da stronzo con lui, Simone non l'aveva mai lasciato da solo, era sempre pronto ad offrirgli aiuto, a mettersi nei guai insieme e per lui e inoltre, era il suo primo vero amico che poteva considerare tale.
Sospirò ancora una volta, cercando di convincersi che doveva per forza essere così, doveva essere per forza questo il motivo. Lo stupido sorriso bellissimo, gli stupidi occhi brillanti e quei maledetti ricci perfetti non c'entravano assolutamente niente, e guai a provare a dirsi il contrario. Lo odiava.
Ma anche se riusciva a raccontarsi questo e qualche altra menzogna riguardo i sentimenti che provava, non riusciva ancora a spiegarsi il perché dei suoi gesti, quelli proprio non riusciva a decifrarli.
Non riusciva, o forse non voleva nemmeno trovare un senso a quello che aveva fatto.
A lui piaceva Chicca, piaceva Alice o piaceva la biondina di 5A; insomma a lui piacevano le donne e ne era certo.
Eppure.
Eppure Simone, elaborò in fretta il suo cervello che maledì ancora una volta. Non riusciva a comprendere perché i suoi pensieri andavano a finire sempre al suo amico senza nemmeno rendersene conto, la sua mente arrivava lì puntuale, giocandogli brutti scherzi.
Forse era stata colpa degli occhioni sinceri dell'altro mentre gli diceva che gli voleva bene a sopraffarlo, e mentre lo tratteneva dal fare l'ennesima cazzata tra l'altro, e poi perché nessuno oltre sua mamma glie lo aveva davvero detto. Eppure tua mamma non la baci, imprecò verso se stesso e "grazie tante" borbottò a bassa voce.
Tra i mille motivi a cui stava pensando, scelse accuratamente di non prestare minimamente attenzione a quello che in realtà era il più plausibile: a lui piacevano anche i ragazzi? Ma soprattutto, gli piaceva Simone?
Lo ignorò, per l'appunto.
E non capiva nemmeno perché lo faceva, lui non era di certo una persona omofoba. A lui di certo non dava fastidio se il suo migliore amico fosse gay, nonostante le brutte cose che gli aveva detto e di cui ancora si pentiva, a lui non dava fastidio vedere due persone dello stesso sesso stare insieme.
"Ognuno è libero di essere chi vuole" aveva detto e lui ci credeva davvero a quelle parole, perché ogni essere umano ha il diritto di amare e stare con chi vuole.
Ma perché allora, solo il pensiero che potesse essere attratto da Simone, lo faceva sentire piccolo piccolo? Perché lo spaventava così tanto? Perché si sentiva così sbagliato lui?
"Con te è diverso" gli aveva risposto. Ed era così maledettamente vero e quello che era successo era stato così maledettamente bello.
Con Simone era davvero diverso, solo che non capiva nemmeno lui cosa stesse a significare. Si era sentito a casa per un attimo quella sera, la sua testa aveva smesso di essere così pesante, si era sentito amato e desiderato davvero. Ma non aveva proprio idea di come gestire la cosa, di come gestirla si con l'altro ragazzo, ma in primis con se stesso.
Cos'era lui? Cosa gli piaceva? Chi gli piaceva?
Sapeva che non sarebbe stato facile rispondere a queste domande, decise che avrebbe ignorato la cosa ancora per un po'.
E si sentì tremendamente in colpa nei confronti dell'amico ora, perché sapeva che in questo modo gli avrebbe fatto altro male, perché aveva capito invece che Simone provava qualcosa per lui e non se lo meritava per niente. Lui l'amore di una persona così non lo meritava, non meritava tutte le attenzioni che gli riservava ogni giorno, non meritava il suo perdono dopo ogni situazione che riusciva puntualmente a mandare a puttane in mezzo secondo. E sapeva che anche questa volta non sarebbe andata diversamente, perché nonostante qualche piccola consapevolezza si stava facendo strada nella sua testa, non avrebbe lasciato quel luogo sicuro ancora per un po', non se la sentiva ancora di mettersi a nudo su questo, nemmeno con Simone che sapeva non gli avrebbe mai fatto del male, e si sentì ancora di più una merda, perché lui, a differenza sua, meritava tutto l'amore che una persona era capace di dare, meritava di sentirsele dire le cose belle, meritava qualcuno che avesse il coraggio di guardarsi dentro e che avesse il coraggio di amarlo alla luce del sole.
Alla luce di tutto questo invece, sentiva la testa estremamente pesante come mai prima d'ora e decise che andava bene così per oggi, e sicuramente per ancora un po' di tempo.
Chiuse l'acqua della doccia, e insieme ad essa si impose di chiudere anche tutto quel flusso di pensieri mandando giù il rospo ancora e ancora.
Lui era etero, Simone era solo un amico. E questo che si sarebbe continuato a raccontare.
Ciao! Come dice il titolo, questo è un breve e veloce viaggio nella testa di Manuel. Ho provato a dar voce a quello che, secondo me, penso possa essere accaduto nella sua testa dopo il bacio con Simone. Come sempre sono solo io che fantastico e spero di aver reso giustizia anche questa volta a questo personaggio. Sperando nella stagione 2 di vedere Manuel che attraverso questo viaggio di conoscenza. Grazie e spero vi sia piaciuto. <3
P.S. se vi va fatemi sapere cosa ne pensate, ogni commento e critica è ben accetto. :)
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A quick trip in Manuel's head
Storie d'amoreFinalmente Manuel ebbe un attimo di tempo per rimanere solo. Quella notte era stata, probabilmente, la più assurda della sua vita. E non solo per Giulio finito in ospedale mezzo morto che okay lo aveva un po' destabilizzato, ma per quello che era su...