"Paura di scoprire la verità"

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"Messo alle corde anch'io,
pensavo alla religione:
se un figlio è un dono di Dio
forse questa era la mia punizione."

Chapter 27

Giulia, nonostante le continue rassicurazioni di Niccolò - decisamente più informato dei medici che la hanno visitata -, aveva una paura terribile del test di paternità.

Paura che, come il moro le ha ripetuto almeno un milione di volte, si è rivelata infondata.
Si è trattato di un banale prelievo di sangue, fatto sia a lei che a lui, grazie al quale tra cinque giorni scopriranno la verità.

Ora è pomeriggio inoltrato e, mentre lei ha deciso di rimanere a casa a riposarsi, poco abituata a passare un'intera notte insonne, Niccolò non è riuscito a restare tra quelle quattro mura un secondo di più.
È agitato: ha un bisogno terribile di sfogarsi con qualcuno.

Nessuno dei suoi amici sa ancora nulla e, dopo un bel po' di ripensamenti, il moro ha deciso che Gianmarco sarà il primo a scoprirlo.

Tra tutti è il più sensibile, il più calmo, il più capace di dargli dei consigli giusti e sinceri.

"Sei sicuro di quello che fai Niccolò?"

Niccolò, seduto al bar sotto casa assieme al riccio, ha appena finito di raccontargli tutta la storia.
Dopo il naturale stupore iniziale, svanito davanti alle mille problematiche che il moro gli ha snocciolato, Gianmarco è già dubbioso.

Non si aspettava di certo una svolta del genere, non dopo tutto quello che è successo.
Se quella del moro e di Giulia fosse una storia normale adesso lo starebbe già abbracciando, probabilmente commosso da quella notizia, ma ora, a suo parere, ci sono cose più importanti a cui pensare.

"Sì." risponde però Niccolò, estremamente sicuro di sé.
Sa che il riccio vuole soltanto assicurarsi che non si metta in prigione da solo, così come sa che, per il momento, non ha nulla di cui preoccuparsi.
Sa benissimo a cosa sta andando incontro.

"Io la amo Gianmi. È una cosa che non so controllare, e...e so che anche lei mi ama. Non capisco perché non ce lo ammettiamo e basta." confessa poi tutto di un fiato, passandosi una mano tra i capelli e buttando giù l'ennesimo sorso di birra.

Gianmarco sorride a quella sincerità, consapevole che Niccolò non sta mentendo: l'amore che prova per la rossa gli si legge in faccia.

"Dici che sto sbagliando tutto?" aggiunge però lui alzando di poco lo sguardo, leggermente preoccupato dal silenzio di Gianmarco che, nel vedere il suo comportamento, si tramuta all'istante nell'ennesimo sorriso.

"No, no. Se senti che è giusto per te, allora è giusto per tutti." lo tranquillizza infatti, per poi aggiungere, sincero.

"Solo...devi essere consapevole che se non fosse tuo, ecco...questo ti farà soffrire."

"Lo so. Lo so." risponde Niccolò sospirando, dandogli modo di capire che ci ha già pensato parecchio.

Sta soffrendo anche adesso, dopo aver cercato disperatamente di ricordare cosa abbia fatto la settimana in cui Giulia è rimasta incinta ed essersi accorto che, ricordi mancanti a parte, lui non l'ha nemmeno sfiorata.

Con uno sbuffo Niccolò finisce la birra e tira fuori il telefono dalla tasca dei jeans, dopo essere stato infastidito dalla sua vibrazione.

Getta un'occhiata veloce allo schermo e si alza dalla sedia, non prima di aver lasciato cadere sul tavolo i soldi necessari ad offrire la birra ad entrambi.

"È Giulia, le ho promesso che l'avrei portata a prendere dei vestiti più leggeri. Devo andare." spiega di fretta a Gianmarco, rimettendosi il giubbotto sotto il suo sguardo leggermente dispiaciuto: sperava di parlargli ancora per qualche minuto.

Prima di andarsene definitivamente, però, Niccolò si volta di nuovo verso di lui: stava per scordare un dettaglio decisamente importante.

"Senti...puoi non dirlo a nessuno? Vorrei aspettare un po'." aggiunge infatti pregandolo con gli occhi, nonostante sia totalmente certo della risposta dell'amico, che non tarda ad arrivare.

"Sarò muto come una tomba. Però chiamami se hai bisogno di sfogarti, va bene?"

~~~~~

Cinque giorni sono un lasso di tempo abbastanza breve, ma non quando si sta aspettando qualcosa.
E se quel qualcosa ha il potere di cambiare tutto, beh...diventa ancora più complicato reggere per ben centoventi ore.

Giulia e Niccolò, seppur senza dirselo, hanno dormito poco e male in questi ultimi giorni, per mille motivi.
Uno di questi, senza neanche il bisogno di spiegarlo, è la paura di scoprire la verità.

La rossa ha il terrore che Niccolò, nel caso di un risultato negativo, cambi completamente idea e la lasci da sola, mentre lui, anche se non vuole ammetterlo, ha paura di soffrire ancora.
Nonostante i suoi buoni propositi, che non cambierà per nulla al mondo, sa benissimo che non sarà facile accettare l'idea essere il padre di un figlio che di suo non avrà nulla.

Accompagnati da questi pensieri, che non li hanno lasciati in pace per cinque giorni e non hanno alcuna intenzione di farlo adesso, ecco che raggiungono in pochi minuti il parcheggio della clinica.

Nessuno dei due ha aperto bocca durante il tragitto: non avrebbero saputo cosa dirsi.
Niccolò ha guidato in silenzio, con le labbra serrate e lo sguardo fisso sulla strada, ma Giulia non è stata da meno.

In sala d'attesa, per loro fortuna, non c'è quasi nessuno, e il loro turno arriva quasi subito.
La dottoressa li saluta e li fa accomodare nel suo studio, prima di chiudersi la porta alle spalle e sedersi nuovamente dietro alla scrivania.

"Dunque, vediamo...Moriconi...eccola qua." dice sorridendo ad entrambi e cercando il cognome di Niccolò tra tutte le cartelle che ha sul tavolo, ordinatamente impilate di fronte a lei.

"Avete fatto il test per la paternità, ed è..." continua aprendola e sfogliando le poche pagine di cui è composta, cercando con gli occhi quella parola che, bel bene o nel male, porrà fine ai mille dubbi dei due ragazzi.

La trova scritta alla fine del documento, in grassetto, e la legge immediatamente, esortata dallo sguardo impaziente di Niccolò e Giulia.

"Mi dispiace, è negativo. Lei non è il padre."

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Mi amate vero?
Ieri sera ho pubblicato una nuova storia, "Almeno tu". Se vi va è sul profilo :)

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