Ton Visage

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Ci sono due stelle in cielo. Solo due.

I miei occhi saettano da una all'altra, le mie labbra stringono la sigaretta ancora spenta, l'odore di tabacco che si incolla al palato. Le mani intrecciate dietro la testa, sull'erba umida e fredda. Tutto é freddo, le dita stanno congelando, sento la pelle spezzarsi e graffiarsi.

La felpa non é abbastanza, niente é abbastanza. Vorrei decidermi a muovermi, accendere la sigaretta, smetterla di pensare cosi' tanto.

Ma ogni movimento é pesante soprattutto con i muscoli atrofizzati per il freddo. Forse moriro' di ipotermia, nel peggiore dei casi mi verrà una polmonite.

Avrei dovuto dare retta a mia madre e mettere una giacca, non uscire di casa. Ma chi ci rimaneva ancora li' a sentire lei e quella testa di cazzo di mio padre urlare.

Le stelle mi ricordano lo sguardo di Luca, Luca che aveva gli occhi a mandorla color miele chiaro e che brillavano al buio. Le labbra sempre blu per le sigarette, l'alcol e qualche grammo di cocaina sempre in tasca. Il naso che gli sanguinava ogni tanto e le guance rosse per l'eccitazione.

Luca che era bello e fiero eppure, un drogato.

Anche se non riusciva ad accettarlo. Anche se aveva i voti migliori a scuola, era il capitano della squadra di calcio e adorava mangiare. Cazzo ! Non gli si leggeva in faccia che sniffava eppure aveva cominciato presto.

Aveva gli occhi vivi e la mascella squadrata, i capelli corti, spesso rasati, perché gli cadevano troppo, le spalle larghe, robuste. Batteva tutti a botte e adorava farlo. Era pieno di tatuaggi e gli piaceva farne.

Era troppo atletico, in buona salute, divertente, vivo.


Al matrimonio di sua sorella Karla aveva persino evitato di prendere la sua dose, ed era li', pieno di sé come al solito. Rideva, ballava, non aveva il fiatone, non ne aveva bisogno della sua dose, diceva.

- Dammi un po' – mi aveva strappato la bottiglia di champagne dalle mie mani.

L'aveva portata alla bocca carnosa con un gesto aggraziato. Aveva bevuto qualche sorso e me l'aveva ridata. Mi aveva anche stampato un bacio intriso di champagne e di bollicine dorate sulle labbra. Le sue che odoravano di tabacco e le mie che si impregnavano del suo gusto.

Aveva il sorriso più bello di tutti, del tipo che mi faceva palpitare il cuore e spegnere il cervello. Quasi balbettavo quando mi parlava eppure gli urlavo contro quando mi faceva incazzare.

Indossava una camicia nera, sbottonata sul petto, il tatuaggio di un serpente sulle clavicole, la pelle chiara ormai abbronzata. Le guance erano quasi viola per tutto il ridere, l'alcol e ancora le risate.

Amava ridere, amava farmi ridere, e amavo quando rideva.


Finalmente mi decido a muovermi, mi sembra che le mie ossa si rompano ad ogni movimento ed i muscoli si tirano e si spaccano intorpiditi sotto il mio peso ed il gelo.

Accendo la sigaretta con flemma e movimenti pigri da gatto, sono cosi' stanca. Stanca di tutto, persino fumare mi indebolisce. Che poi fumare si sa nuoce alla salute, i polmoni diventano neri e forse anche la mia anima.

Non mi importa, faccio spallucce come a rispondere ai miei propri pensieri. La sigaretta si accende rapida, il fumo mi invade il petto e ironicamente mi sembra di poter respirare per un attimo, come se fossi stata in apnea fino ad ora per colpa delle stelle.

Per colpa degli occhi di Luca che mi guardano come a dirmi, « quante volte ti ho detto di non fumare ? ».

- Mi dispiace -, sussurro con la paglia incastrata tra le labbra screpolate e grigie – Tu non sei qui e allora faccio quello che mi pare -.

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