"Percepisco la sua presenza in corridoio appena varcata la soglia della mia classe.
Strano vederlo lì, non era mai salito al mio piano.
È sommerso dalle ragazze delle classi affianco alla mia, provo come un senso di gelosia.
Con una scusa passo davanti a lui e quella folla di galline che lo circondano.
Mi sfiora il braccio per fermarmi.
Appena le sue mani toccano la mia pelle un brivido mi percorre il torace.
Con un passo mi si avvicina ignorando le altre.
Sento un vuoto nello stomaco, un vuoto pieno d'emozione.
Il suo profumo mi calma, si avvicina di più.
Mi saluta con un bacio delicato sulla guancia, ricambio il saluto.
Scusa subito la sua presenza al piano spiegandomi che stava aspettando che le bidelle aprissero i bagni, cosa del tutto nuova perché, in cinque mesi non era mai salito se non nell'ultima settimana.
Lo prendo in giro dicendo che mi imbarazza. Si appoggia al muro con la schiena, prendendomi per la mano mi porta più vicino a sé.
"Perché ti imbarazzo?"
Mi chiede, guardandomi negli occhi e sorridendo teneramente.
"Vedi, con tutti questi messaggi che mi mandi, non so più come risponderti, devi darmi il tempo per farlo, almeno."
Non credo abbia colto l'ironia data la sua espressione persa, quindi lo aiuto.
"Non mi scrivi."
E me ne vado.
In un secondo mi segue e mi riprende per mano.
Senza rispondere, mi abbraccia.
Continuo a dubitare che abbia afferrato la critica, mi chiedo se l'abbia semplicemente ignorata.
Cerca il mio sguardo e non lo lascia andare, come un pescatore che guarda il suo tesoro avvicinarsi dal mare man mano che gira il mulinello.
Mi dice che ha preso un buon voto all'interrogazione per cui si stava preparando durante la ricreazione, gli faccio i complimenti come se dovesse essere scontato.
Mi sorride ancora e mi riabbraccia, nella sua stretta assaporo il suo profumo un'altra volta e poi, vicino all'orecchio, gli chiedo un interessato "Come stai?"
Allenta la stretta, mi guarda negli occhi.
Questa domanda lo mette a disagio, ho avuto quest'impressione dalla prima volta che gliel'ho posta.
"Bene."
Risponde, quasi ridendo.
Riprende la mia mano, le sue dita accarezzano le mie.
Mi piacerebbe tanto sapere cosa gli passa per la testa, ci dev'essere un mondo interessante lì dentro.
Chissà se s'è mai innamorato, se è così sicuro di sé come mostra, e chissà se la sua reputazione da perfetto stronzo è falsa come m'aveva promesso.
Ricambia la domanda e gli rispondo che sto bene, aggiungo che ho litigato con le mie migliori amiche e mi guadagno un altro abbraccio di consolazione.
Veramente, sono state delle delusioni quelle persone.
Gli prendo la mano che dolcemente mi stava accarezzando, la osservo. Faccio sempre molta attenzione alle mani, le sue mi piacevano tanto, erano molto curate, lunghe e grandi.
La lascio scivolare giù. Mi sfiora con l'altra mano, la mia, che avevo appena fatto scendere lungo le gambe.
Mantiene sempre il contatto fisico e visivo, noto che è incredibilmente attento a questi due elementi che molti definiscono scontati particolari.
Gli chiedo a che ora esce, risponde che oggi ha sei ore di lezione, io solo cinque.
Suona la campanella, viene come risvegliato da quello stridulo e mi dice che deve volare in classe per un interrogazione.
Gli faccio gli auguri.
Mi stringe forte e io ricambio l'abbraccio, non voglio lasciarlo andare.
Annuso ancora quel suo profumo paradisiaco, e mi concentro sull'effetto che ha la stretta delle sue braccia sul mio corpo.
Un altro brivido mi invade.
Mi lascia e mi schiocca un bacio sulla guancia per poi correre verso le scale.
Mi illudo di rimanergli, anche solo per qualche minuto, nella mente."
- uncasinoinnamorato