Primo litigio? - PARLAMI

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Cesare's POV

"Ehi"
Nelson si muove nel letto, penso si stia rigirando dalla mia parte.
Nell'oscurità dei miei occhi ancora chiusi, i nostri corpi si cercano, si trovano, creano un incastro perfetto.
"Ehi" Sussurro, schiudendo lo sguardo; i primi raggi che passano dalle fessure della tapparella, mi abbagliano; strizzo gli occhi, per farli abituare alla luce.
"Cesi, come ti senti?" Mi guarda, poi affonda la testa tra la mia spalla e la clavicola, accomodandosi, prendendosi il suo spazio.
"Bene, un po' scombussolato ma..."
"Perchè? Hai ancora i crampi?"
Scuoto il capo, appoggiando meglio la testa sul cuscino: "No Nels, niente crampi..." Sospiro imbarazzato.
"Che deficiente atomico sono, adesso ho capito..." Si appallottola sempre più contro me.
Frugo tra i pensieri, cercando un pretesto che ci tolga da quest'impasse, e dannazione se mi sento divampare anch'io: "Dobbiamo alzarci e andare in studio. Oggi addobbi natalizi!"
Gli stampo un bacio sulla guancia e staccandolo da me, recupero il pigiama dal pavimento.
Passo le mani sul tessuto, sempre più "urticante" fingendo che quello che sto facendo, sia importante, prendo tempo, catturo fiato.
"Cesi..."
Mi volto nella sua direzione, chiudendo goffamente l'ultimo bottone del pantalone: "Dimmi Nelsi"
Le sue gote si tingono di varie scale di rosso, come i rossi che il tramonto regala all'umanità, quando si palesa in cielo.
Abbassa lo sguardo, lo vedo rimpicciolirsi dentro il piumone, scomparendo completamente: "No, niente, lascia stare!"
Mi tuffo sul letto e lo stringo fra le braccia, insistendo: "Dimmi Nelsi!"
"Stanotte..." Trattiene il fiato per alcuni secondi, stringendo in un pugno il lembo del piumone.
"Si?" Lo stuzzico.
"...E' stato..." Respira profondamente. Troppo profondamente. Attendo di un attesa snervante.
"...Importante..." Le ultime lettere sono quasi impercettibili, eppure io le sento chiare, come se le avesse urlate.

In sequenza: flash di lui su di me, istanti di baci sempre più spinti, brividi in ogni fibra, fitte piacevoli allo stomaco e battiti che muovono all'impazzata nel petto, salgono fino in gola, nemmeno respirare intensamente più volte, serve a calmarli. Mi sento febbricitante.
Lo scopro, costringendolo a guardarmi: "Non ho sentito cos'hai detto!"
E' paonazzo in viso, mi fa sorridere quanto sia timido e intimidito dal mondo.
"Ho detto..." Deglutisce, tentando di abbassare lo sguardo.
Passo una mano sulla sua guancia, e gli sollevo la testa con due dita: "Si?" Trattengo un ghigno, cercando di non farmi sgamare.
"No, ma quanto sei stronzo! Sto facendo una fatica porca, e tu mi prendi per il culo. Hai sentito eccome!"
"Volevo che me lo dicessi, guardandomi negli occhi, e non da sotto una coperta!"

Se permetti...

Corruccia la fronte, esibisco il sorriso più ruffiano e gli scompiglio i capelli, particolarmente arruffati.
"Mi sembra ragionevole, ma resta il fatto che sei uno stronzo!" Sorrido alzandomi: "Mai negato!"
Gli stampo un bacio e pregustandomi un caffè, mi avvio in cucina.
Con un tono alterato, che costringe la mia corsa alla caffeina ad arrestarsi, aggiunge: "Vedi che ho ragione? Ti ho appena detto che..."
Con due balzi torno in camera, interrompendo scocciato l'inizio di una lamentels: "Apprezzo lo sforzo. Anche per me è stato importante, ma non voglio iniziare un discorso serio, poi fai scena muta!"
"Non era l'inizio di un discorso serio, era solo un pensiero. Volevo solo esprimere un fottuto pensiero!" Di scatto si alza dal letto, inizia a rivestirsi, senza dire una parola, lasciandomi al centro della stanza, basito.
"E poi cosa cazzo significa apprezzo lo sforzo? Sembra un annuncio di Trenitalia: apprezziamo lo sforzo, stiamo lavorando per voi! Sai dove te lo puoi ficcare lo sforzo?" Sbraita infilandosi la maglia e inforcando gli occhiali.
"In realtà l'apprezzamento è perchè me l'hai detto, so quanto sia faticoso per te parlare, e comunque ti ho risposto che lo è stato anche per me. Non fare il sarcastico, che ogni volta che ti dico qualcosa, sembra che stia per aprirsi il cielo!"
Mi gratto la testa, furioso: "Non so mai cosa posso dire, quando lo posso dire, per non ferirti o turbarti o che altro!" Le parole che escono dalla bocca mi sembrano stupide, senza senso.

E io sento teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora