3 - Ti metterò su un piatto d'argento, poi ti darò in pasto ai Di Salvo

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PENELOPE

« Avrei tanto voluto vedere la scena » dice Anita ridendo mentre continua a fare il giro turistico per la mia stanza. 

Le stavo raccontando dell'aggressione dei ragazzi e del fatto che ho sparato a uno di loro.

Ma da allora è passata una settimana a causa della mia spalla e del fatto che continuano a dirmi di stare dentro. Il medico ha detto che mi devo risposare e che ci vuole molto tempo finché la ferita si emarginerà. Quasi, quasi mi sento una carcerata.

Mentre oggi è venuto Filippo insieme a sua sorella Anita, da Milano. 

« Già...» dico giocando con la pallina e buttandola ormai stufa « questa ragazza accanto a te non morirà mai, nemmeno per mano dei Ricci » aggiungo con tono superiore. 

« Senti ho pensato che potremmo uscire a cena  » dice cambiando argomento. 

« Mi sembra un'ottima idea » dico entusiasta, almeno sarò fuori e assaporerò di nuovo la mia libertà che mi manca. 

« Avanti, andiamo a dirlo agli altri » annuisco e usciamo dalla stanza. 

***

Giunti al ristorante, ci sediamo ai nostri posti, prendo subito il menù per prima, come al solito sono sempre indecisa. 

Mi sento osservata, perciò alzo lo sguardo e noto la loro impazienza, arrendedomi la passo a Nina, e leggo sui loro visi la gratitudine, perché se no avremo mangiato quando il ristorante avrebbe chiuso. 

« Allora Penelope, quando che verrai a Milano » mi chiede Anita. 

Le avevo promesso che un giorno sarei andata da loro e che sarei stata per lunghi mesi lontana da Napoli. Qui ho solo dei brutti ricordi, allontanandomi mi farà bene. E poi non vedrò più il "mio futuro assassino", per una settimana non mi ha vista e spero di non trovarlo. Mi stupisco di averlo ancora in testa. 

« Presto, molto presto » dico e intanto ci portano i piatti e inizio a mangiare. 

La forchetta a mezz'aria e lo sguardo puntato all' entrata del ristorante. Non posso crederci, allora è caccia all'uomo, fanno sul serio. 

Lo vedo entrare con una ragazza dai capelli rossi, è carina, con un vestito blu molto elegante. Un signore di mezza età - lo stesso che ci ha accompagnato al nostro tavolo - gli indica i loro posti.

Menomale che è lontano da noi, oppure avremmo una sparatoria dentro al ristorante. Gli osservo ridere tra loro, fino a che arriva un cameriere  che porge il menù. 

« Stai bene » chiede Filippo, non mi ero accorta della mia posizione. 

« Certo, certo...stavo solo pensando » dico una stupidissima cavolata.

« Che cosa succede » chiede Carmine, non rispondo mi limito solamente a mangiare. 

***

Continuo da quasi mezz'ora a non staccare gli occhi da loro, qualche volta annuisco agli altri come se stessi ascoltando tutto ciò che dicono, nel mentre sono concentrata su quei due. 

Ciro si guarda attorno in cerca di qualcosa, forse un cameriere per pagare il conto, ne sarei felice se fosse così. Almeno potrò godermi la serata con i miei amici.

Fino a che i nostri occhi non si incrociano, mi guarda con quel sguardo omicida, non lo biasimo la sua preda è qui, e non ha nulla da perdere. 

Con una scusa banale esco fuori, passandoli accanto, scommetto che mi seguirà. 

CIRO

Mi passo una mano sui capelli e sbuffo perché sono stufo di rincorrere lei. Mio padre non mollerà fino a che non avrà ciò che vuole. 

È da una settimana che non la vedo in giro, anche se l'avrò vista al massimo solo due volte. Probabilmente quando Totò l'ha sparata, colpendola, forse è anche morta. Fosse così mi toglierebbe un problema in meno, potrei perfino esserne grato.

Una voce femminile mi devia dai miei pensieri, una voce che riconosco molto bene e che mi è mancata. 

« Ciao » dice Viola, alzandomi e andando a baciarla, ricambiando e poi aggiunse: « per perdonarmi usciremo fuori a cena » annuisco. 

« È andata » dico infine. 

***

Entriamo dentro al ristorante e un uomo ci porta al nostro tavolo. Ci sediamo ai nostri posti, mentre il cameriere ci porge il menù. Più che guardare questo cartoncino ripiegato osservo lei. 

Siamo sempre distanti a causa dei nostri litigi, è così insopportabile starle lontano. 

« Cosa c'è? » chiede guardandomi posando quel libretto. 

« Mi sei mancata » dico prendendole le mani. 

« Anche tu » dandomi un bacio. 

« Prima ti ho visto pensieroso » dice, ma non le voglio raccontare nulla. 

« È una storia lunga » dico sperando che non mi faccia domande.

***

La osservo passarmi accanto, non perdo tempo a seguirla. È intenta ad accendersi una sigaretta, borbottando qualcosa che non riesco a capire. Mi dirigo verso di lei e la prendo per il braccio e la porto dietro l'angolo, senza che nessuno ci possa vedere. 

« Ci rincontriamo » dico mettendola contro il muro, restando faccia a faccia. 

« Che sfiga » dice con tono sarcastico, il che porta a darmi fastidio. 

« Scusa? » dico cercando di controllarmi, perché potrebbe finire male. 

« Hai sentito bene, che sfiga rivederti » dice « adesso lasciami, non è il giorno in cui potresti uccidermi » dice cercando di dimenarsi dalla mia presa e stringo più forte, urlando quasi dal dolore. 

« Quindi ti fa male qui » stringo di più sulla spalla, sta cercando di non urlare dal dolore e stringo ancora, devo ammettere che è forte. 

« Adesso smettila » dice « e lasciami, io e te non abbiamo nulla da dirci » riesce a liberarsi spingendomi. 

« Non avremo da dirci nulla, ma un conto in sospeso con la morte » dico estraendo la pistola.

« Lo sai che cosa potrei fare...stando a tema ristorante » dice «ti  metterò su un piatto d'argento e poi ti darò in pasto ai Di Salvo, così vediamo chi avrà il coraggio di puntare una pistola. Ma sei vuoi farlo, avanti spara ».

Continua ad avvicinarsi a me, ha coraggio, ma questo la prima volta che l'ho vista non era così. Posa la mano sulla pistola, mentre ancora la tengo e mi guarda negli occhi senza nessuna ombra di paura. 

« Sappi che se spari e mi trovano, un Di Salvo dietro l'angolo sarà pronto a darti la caccia pur di verderti morto e vendicarsi » dice « fallo, sono qui ». 

Abbasso la pistola, e ancora una volta non posso farlo, questo mi porta ad odiarla. I Di Salvo occupano quasi mezza città e hanno uomini dapertutto, probabilmente ucciderla non è una soluzione. 

« Ti risparmio ragazzina, ma non pensare di cavartela così » dico « ci troveremo ». 

« Bene » dice allontanandosi e girandosi aggiunge « comunque il mio nome è Penelope e non ragazzina » non rispondo, la guardo andare via. 

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SPAZIO AUTRICE:
Scusate se non aggiorno sempre, ma quello scrivo non sempre mi convince, io spero comunque che sia decente questo capitolo.
E ora? In questo capitolo c'è Viola, e sarà tra i più importanti in questa storia.

Al prossimo capitolo!

DINASTIE || Ciro Ricci Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora