La sveglia suonò un po' prima del solito per impedire al giovane abbozzolato tra le lenzuola di arrivare in ritardo al test di matematica ma, invece di alzarsi, Taiki Kikuchi si concesse ancora cinque, innocenti minuti. Accortosi che erano diventati dieci, recuperò i pezzi stropicciati della divisa, sparsi alla rinfusa per tutta la stanza, e si lanciò in bagno per cambiarsi.
Perso altro tempo prezioso ad annodare la cravatta, afferrò lo zaino, in cui infilò distrattamente i libri, e si precipitò giù per le scale, guidato dall'aroma di caffè che si stava diffondendo per l'abitazione.
Sbucato in cucina, con le mani a domare i capelli arruffati, sorrise al padre in vestaglia.
"Ciao, papà, dormito bene?", domandò riempiendo una generosa ciotola di riso.
L'altro alzò gli occhi dal giornale e appoggiò sul tavolo la tazza che stava sorseggiando.
"Come sempre. Tu, invece, hai fatto le ore piccole?"
"Un pochino! Volevo capire i passaggi di un'operazione, poi mi sono arreso. Spero che Eiji arrivi in anticipo così potò cheere a ui di agliut..."
"Se lo conosco bene, a quest'ora sarà già in classe. A proposito, ti ho preparato il pranzo."
"Wow, grazie, ma non dovevi disturbarti. Ormai ho diciassette anni, so badare a me stesso."
Il signor Kikuchi indicò l'orologio a parete.
"Abbastanza grande per badare a te stesso...?"
"Cavoli, è tardissimo, devo scappare!"
Finito di sistemarsi, balzò all'ingresso e, sedutosi a terra per infilare i rollerblade, sentì la sedia a rotelle del padre arrivargli alle spalle.
"Se proprio non vuoi che ti cucini il pranzo, lascia almeno che ti stiri i vestiti. Per caso, tu e quella camicia avete litigato? E, se fossi in te, troverei del tempo libero per sistemare quella chioma."
Taiki si bloccò, punto nell'orgoglio.
"Di' un po': negli ultimi quarant'anni ti sei guardato allo specchio? Questi", disse indicando i ciuffi castani che sbucavano dal casco, "sono il segno distintivo della famiglia Kikuchi di cui, si dà il caso, vado fiero."
Alzandosi, fece al padre una matura linguaccia e, senza lasciargli il tempo di ribattere, cambiò argomento.
"Ricordati che stasera tornerò tardi: il signor Fujita mi ha chiesto di fermarmi un po' di più al lavoro. Tu che cosa farai?"
"Dovrò rivedere un paio di articoli per il giornale di domani. Mmh, se tornerai tardi, vorrà dire che il bagnetto dovrò preparartelo dopo cena."
Taiki, arrossito d'imbarazzo, batté i pattini a terra e finto di controllarne la stabilità aprì la porta per fuggire. Il padre però, con un colpo di tosse simulato, attirò la sua attenzione costringendolo a fermarsi; con un sorrisino malizioso, fece dondolare vistosamente il sacchetto del pranzo.
◾◾◾
Aprile era ormai proiettato nella sua seconda metà e il tiepido sole primaverile cominciava a scaldare la pelle e a risvegliare la cittadina di Arida di profumi e colori allegri.
Taiki raggiunse in un baleno la pista ciclabile che fiancheggiava la spiaggia, sfrecciando accanto alla strada principale costellata di negozi e abitazioni adagiati sul colle verdeggiante. Guardando il mare calmo, la sua mente cominciò al contrario ad agitarsi: più si avvicinava alla meta, più si faceva nitido l'incubo del test di matematica di cui erano stati avvisati solo il giorno prima. Il suo migliore amico, Eiji, si era reso disponibile ad aiutarlo con il ripasso, così il pomeriggio precedente si erano fermati in biblioteca, ma il risultato era stato pessimo. Per spronarlo, gli aveva anche detto che l'attuale color lime dei capelli gli piaceva troppo e non intendeva cambiarlo, perciò avrebbe dovuto impegnarsi.
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Zemlyan: Rebirth
FantasyE se esistesse un mondo collegato alla Terra? Un luogo creato attingendo alle sue più antiche Virtù? In un Regno che per secoli ha vissuto in armonia grazie al perfetto equilibrio tra Luce e Ombra, la Legge è stata infranta. Se l'oscurità dovesse in...