Chapter Two.

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Mesi dopo.

Nel Compound c'è un mormorio che suona quasi strano. Dopo 5 anni di assoluto silenzio, sentire la vita dentro quelle mura, sembra un sogno.

«Non chiedete il mio aiuto, sto lavorando al mio nuovo braccio di vibranio.» urla Tony prima di rinchiudersi nel laboratorio.
La perdita del braccio è stato un vero trauma, per lui. Ha quasi sacrificato la sua vita per l'intero universo.
E non è stato l'unico.

L'assenza di Nat si fa sempre più pesante. È stata il mio punto di riferimento negli ultimi 5 anni e ha lasciato dietro sé un vuoto incolmabile.
Non c'è neanche un corpo da seppellire, non c'è un luogo in cui piangerla. Abbiamo solo i ricordi, del suo magnifico sorriso e del suo grande cuore.

«Maggie?» una voce che riconosco poco, mi riporta alla realtà.

«Peter?» sorrido. Dopo tanto tempo, questi ultimi sorrisi sono finalmente veri.

«Sì, sono io... Cioè sì, Peter, quello dell'aeroporto e del Queens...» si gratta la nuca impacciato.

«So chi sei, Peter.» rido intenerita. «È bello rivederti fuori da una battaglia. È bello... Rivederti.» mantengo un sorriso tenue.

«Sei... Cresciuta. Sei diversa.» si acciglia un po', osservandomi mentre incrocia le braccia.

«Sono passati 5 anni, è un bel po' di tempo...» sospiro scuotendo la testa come a voler scacciare i brutti ricordi.

«Per te.» sul suo viso c'è un'espressione vuota, quasi rassegnata.

«In effetti non sei invecchiato di un giorno.» torno a ridere, cercando di scacciare via anche i suoi, di brutti ricordi.

«Il privilegio dei blippati.» ride anche lui, illuminandosi. «Adesso... Vado. Il signor Stark... Tony, ha bisogno del mio aiuto. È il minimo, dopo quello che ha subito.» sorride.

«Ci si vede, Parker.» gli sorrido di rimando. Poi lo vedo sparire dietro le porte del corridoio.

«Maggie, siamo pronti.» la voce di Sam alle mie spalle, accende il campanello d'allarme che avevo lasciato spento fino ad ora.
Il viaggio di Steve.

«Arrivo.» annuisco e lo seguo fuori, in giardino.
Bruce, dietro il suo tavolo pieno di comandi, mi saluta con un cenno della mano.
Mentre dall'altro lato, Bucky, silenzioso e con le mani in tasca, guarda la piattaforma ancora vuota.

«Lui dov'è?» gli chiedo avvicinandomi.

«Sta arrivando.» dice semplicemente, nessuna emozione nella sua voce.

Prima che io possa dire altro, appare Steve, pronto per riportare indietro le Gemme e Mjölnir.

Gli sorrido e lui ricambia impercettibilmente.
Va dritto verso Sam, lo abbraccia, gli dà una pacca sulla spalla e viene da noi.

«Pronto?» lo guardo. Un nodo mi stringe lo stomaco, ho paura possa succedergli qualcosa, ma non voglio mostrarmi vulnerabile.

«Adesso sì.» annuisce convinto. Mi fido di lui. Abbraccia Bucky, mentre si scambiano una loro battuta storica.

Tocca a me.
Senza proferire parola, lo stringo forte dal collo, in un abbraccio che sembra lungo un secolo.
Lui ricambia, stringendomi dalla vita con le braccia. Mi tiene forte. Restando con il viso incastrato tra la mia spalla e la mia testa.
«Ti aspetterò qui. Ti amo.» sussurro al suo orecchio. Lui non risponde.
Scioglie l'abbraccio e mi guarda. Poggia una mano sul mio viso ed io non posso fare a meno di guardarlo negli occhi, come abbiamo sempre fatto.

Si allontana e sale sulla pedana, afferra la valigetta e il martello e in pochi secondi, non c'è più.

«Tra 5 secondi sarà qui.» urla Bruce.

5.

4.

3.

2.

1...

Continuo a fissare il centro della pedana, aspettando che Steve ricompaia da un secondo all'altro.

«Riportalo qui!» urla preoccupato Sam.

«Ci sto provando!» ribatte Bruce dando un colpo allo schermo dei comandi.

Non riesco a parlare. Vorrei urlare di riportarlo qui, ma non riesco. Mi tremano le gambe.
Bucky lo nota e mi viene vicino.

Nel momento esatto in cui incrocio lo sguardo di Bruce, le mie ginocchia cedono.
Sono a terra. Le braccia stringono forte il mio petto, come se volessi tenere a bada quel dolore che mi sta esplodendo dentro.
«Se n'è andato.» sussurro. Gli occhi persi in un punto indefinito, mi pregano di liberarli dalle lacrime che non voglio mandare giù.
«Se n'è andato!» urlo, esplodendo in un pianto che mi spezza il cuore.
Non tengo dentro più niente. Né lacrime, né urla, né dolore.

Bucky mi afferra dalle spalle e mi tira sù, stringendomi a sé. Non parla. Probabilmente è il suo modo di consolare, il silenzio.
Mi aggrappo alle sue spalle come se potessi precipitare in un burrone infuocato da un momento all'altro. Ma in realtà, è proprio così che mi sento. Come se una voragine si fosse aperta sotto ai miei piedi. Ingoiandomi fra le sue fiamme di dolore.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 10 ⏰

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