56-Old Flame

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<<Stammi a sentire, Edo, ti farà solo bene, dai gioca>> insiste Nico. Gli ho raccontato ciò che è successo, così come agli altri, ma non mi sento affatto meglio, e il fatto che stiano persistendo affinché io giochi quella stupida partita mi infastidisce. <<No, non sono in vena>> continuo a difendere la mia volontà.

<<Fai quello che vuoi, ma pensa che ti distrarrai per novanta minuti. Solo perché Brando è ancora là dentro non vuol dire che tu debba soffrire qua fuori>> dice Antonio. <<Ti sembra giusto? Lui a soffrire in quella gabbia e io dovrei divertirmi?>>  <<Lui non vorrebbe che tu soffrissi come lui, Brando crede in te, sa che lo porterai fuori da quell'istituto a tempo debito, ma nel frattempo non è scritto da nessuna parte che tu debba sentirti come lui>> interviene Daniel, quello più saggio del gruppo, non parla quasi mai ma quando lo fa, dice cose giuste, questa volta fatico a crederci però...
<<Concordo con Daniel, Brando vuole che tu stia bene e il calcio ti fa stare bene>> afferma Gian. Mi sento totalmente in torto, penso a mio fratello che starà soffrendo da solo chissà in quale stanza di quell'istituto ed io invece giocherò tutto contento a calcio. D'altro canto, mi manca da morire giocare, sfogare la mia frustrazione su un campo e magari battere pure dei figli di papà viziati di un'altra scuola di Roma nord.

E poi, almeno vedrò lei... il ricordo di quel bacio mi accompagna dalla prima notte in cui ce lo siamo dati, quelle emozioni che non avevo mai provato e che adesso mi stanno uccidendo. Perché? Perché vogliono ritornare a galla e questo può accadere soltanto con un altro bacio. Sto tentando di reprimerle in ogni modo ma, come un drogato senza la sua dose quotidiana, rimango ogni volta senza forze. Mi manca. Al diavolo, andrò a giocare.

Io e i miei amici andiamo a prepararci, o meglio, io, Nico e Daniel andiamo a farlo negli spogliatoi mentre Anto e Gian vanno a prendere posto sugli spalti. Quando entriamo vedo Kevin seduto accanto al suo armadietto da solo, mi guarda ma non ha un'espressione ben precisa, non riesco a capire cosa stia pensando di me, ma non mi interessa molto. Quei due ragazzi, amici di Camila, che hanno provato a chiarire con lei l'ultima volta mi guardano e sembrano amareggiati, ora gli dispiace per ciò che è successo?
Metto la divisa della squadra e mi rendo conto di essere l'ultimo arrivato, anzi forse no, subito dopo di me arriva lei. Ha la nostra stessa divisa ma le sta più corta, è talmente bella ed attraente che il mio sguardo si costringe ad allontanarsi dal suo corpo, non saprei come affrontare le conseguenze altrimenti. Tutti la guardano, ma non tanto per il suo aspetto fisico, sono abituati a vederla così, ma più che altro per la sua indifferenza. Non li guarda nemmeno, l'unico a cui rivolge uno sguardo è Nico, anche lui le sorride e la saluta.

<<Ehi campionessa, attenzione a non attirare troppi sguardi oggi>> lei gli sorride, tutti gli altri della squadra guardano Nico e anche io, non so che diamine gli prende quando si tratta di lei, alle altre ragazze si rivolge in questo modo quando ha intenzioni tutt'altro che caste, perciò questo mi infastidisce un po'. Anche se, pensandoci meglio, Niccolò non farebbe mai una cosa del genere conoscendo i miei trascorsi con Camila e l'attuale situazione. Il coach arriva e ci dà alcune indicazioni riguardo la partita, le ascolto ma senza darci una particolare attenzione, voglio solo scendere in campo e giocare, l'unica cosa a cui faccio caso è che Camila non fa parte della prima squadra oggi, ma lei non è molto dispiaciuta, ciò vuol dire che il coach l'ha rassicurata sul fatto che la farà giocare sicuramente e sostituirà qualcuno di noi. Usciamo dagli spogliatoi e c'è più gente di quanto mi aspettavo, quasi tutta la nostra scuola è presente, ci sono i professori, il preside e anche alcuni genitori , e inoltre ci sono anche studenti dell'altra scuola. La squadra avversaria è già in campo e ci aspetta più agguerrita che mai, qualche ragazzo lo conosco di vista ma solo perché presente ad alcune feste a cui ho partecipato.

Il preside della scuola da' il benvenuto ai nostri avversari con le solite parole dolci e finte, alcuni di loro salutano i miei compagni di squadra, evidentemente essendo delle stesse zone si conoscono bene. La loro attenzione però non si focalizza nemmeno la metà su di loro, quanto invece lo fa su Camila, i ragazzi parlano tra di loro e la indicano con un cenno della testa a tutti gli altri. Per quanto riguarda lei, non li degna di uno sguardo, anzi sarebbe più corretto dire che li guarda, ma con un'indifferenza che invece attrae ancor di più la loro attenzione. Uno di loro la saluta e lei ricambia con un sorriso, e adesso chi è questo tipo?!

Basta Che Siamo Sotto Lo Stesso CieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora