Parte 21 - "l'orgoglio non serve a nulla"

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Erano passate più di tre settimane dalla loro rottura e i due ragazzi cercavano in tutti i modi di superare in fretta la cosa, ma non era affatto facile.
Francesco ha citofonato puntuale la domenica mattina e Serena è scesa di corsa per le scale, un po' emozionata per la trasferta a Bergamo. Sarebbero andati in macchina e avrebbero guidato a turni la Panda Gialla per non stancarsi troppo. Il viaggio è stato lungo, ma durante quelle ore i due amici hanno finalmente avuto occasione di parlare un po'.
"Ale si sente una merda per quello che è successo" ha affermato Francesco affrontando la questione dopo aver sorpassato un Autogrill a Firenze. "Fa bene" ha risposto secca Serena con un tono carico di risentimento. Lei e Alessandro non si erano più parlati, (anche se lui aveva cercato più volte di contattarla) e alla ragazza stava bene così. Non poteva perdonarlo, lui aveva rovinato la sua storia d'amore, la sua vita e lo aveva fatto solo per gelosia ed egoismo. "Sai che la verità sarebbe venuta fuori prima o poi... lui ha solo accelerato le cose" ha insistito Francesco senza distogliere gli occhi dalla strada. "Non era compito suo!" ha sibilato Serena "Se me ne avesse lasciato la possibilità avrei parlato con Nicolò e gli avrei spiegato le cose in maniera diversa. Usando le parole giuste avrebbe di certo capito e mi avrebbe perdonata" ha aggiunto lasciandosi sfuggire un sospiro. "Non gli avresti mai detto la verità, avevi troppa paura di perderlo e per questo eri pronta a rinunciare, anche per sempre se necessario, alla tua più grande passione" constatato con serietà Francesco. Aveva ragione, con il tempo le bugie si erano accumulate l'una dopo l'altra e se anche avesse deciso di confessare tutto a Nicolò di sua spontanea volontà, probabilmente lui si sarebbe comunque infuriato. Ha riflettuto su quelle parole per un po' ed il viaggio è proseguirò in silenzio fino alla sosta successiva. Francesco era riuscito nel suo scopo: l'aveva fatta ragionare e sperava avesse capito che, per quanto Alessandro avesse sbagliato, forse lei e Nicolò si sarebbero lasciati lo stesso e la loro amicizia non si sarebbe rovinata per sempre.
La partita era prevista per le diciotto, ma già alle quindici i due ragazzi e moltissime altre macchine si sono fermate nel parcheggio del settore ospiti fuori dallo stadio di Bergamo. Sono entrati allo stadio e fin da subito hanno capito che non sarebbe stata una partita normale, ma una battaglia. Gli atalantini sembravano agguerriti e fischiavano e tiravano oggetti verso il settore ospiti, pronto a combattere.

Nicolò è sceso in campo disposto a tutto pur di vincere e pur di riscattarsi dopo il turno di squalifica. Pellegrini nello spogliatoio aveva fatto un discorso motivazionale davvero convincente e i giocatori hanno fatto il loro ingresso come gladiatori in un'arena, pronti ad onorare le migliaia di tifosi giunti fino lì per sostenerli. Tutto pronto, l'arbitro ha fischiato e la partita è iniziata. Nicolò ha ricevuto subito il pallone e senza pensarci un attimo lo ha passato a Tammy che, con agilità e freddezza, ha battuto il portiere ed è corso ad abbracciarlo, incredulo di aver segnato dopo appena cinquanta secondi. I minuti successivi sono stati tosti, ma al ventisettesimo lo stesso Nicolò ha avuto occasione di raddoppiare. Grazie ad uno splendido lancio lungo da parte del suo capitano, è arrivato a tu per tu con il portiere e ha scaraventato la palla in rete. Era così contento di essere finalmente tornato al gol ed è corso a festeggiare assieme ai suoi compagni. Poco prima della fine del primo tempo l'Atalanta è riuscita ad accorciare le distanze con uno sfortunato autogol di Bryan Cristante e i giallorossi sono tornati nello spogliatoio un po' amareggiati per quella concessione. Quando l'arbitro ha però fischiato l'inizio del secondo tempo, non c'è stata più storia. I ragazzi di Mourinho hanno dato il massimo e hanno schiacciato gli azzurro-neri nella loro metà campo. La partita si è conclusa con un tondo quattro a due e tutti i giocatori della Roma sono corsi a festeggiare sotto il settore ospiti.

Serena, così come migliaia di altre persone attorno a lei, era euforica. La Roma sveva battuto l'Atalanta a Bergamo e tutto sembrava perfetto. Ad un tratto però i tifosi avversari, non avendo preso bene la pesante sconfitta, hanno cominciato a caricare il settore occupato dai giallorossi. La polizia ha provato, senza grandi risultati, a mediare la situazione, ma questo ha solo peggiorato le cose. Ad un tratto i bergamaschi sono riusciti a sfondare il cordone di protezione delle forze dell'ordine e hanno invaso il settore ospiti aggredendo i tifosi che ancora non erano usciti dallo stadio. Serena era paralizzata dalla paura, non sapeva come comportarsi in una situazione del genere e si è limitata a correre verso l'uscita, terrorizzata. Ad un tratto però qualcosa o qualcuno l'ha colpita alla tempia provocandole un dolore lancinante. La testa ha cominciato a girarle, la vista si è appannata e le gambe hanno ceduto facendola rotolare giù per le file di seggiolini.

Qualche ora dopo la fine della partita Nicolò era sdraiato sul letto nella sua camera d'albergo a Bergamo assieme a Mancini dove la squadra si stava riposando prima di prendere il treno per tornare a Roma. Mentre si rilassavano giocando alla Play, Pellegrini e il Faraone hanno fatto il loro ingresso nella stanza. "Avete sentito che casino è successo oggi dopo la fine della partita?" ha chiesto l'italo-egiziano facendo riferimento ad un articolo che gli era appena capitato di leggere. "Pare che i bergamaschi abbiano aggredito i nostri e nello scontro una ragazza è rimasta ferita." A quelle parole Nicolò è scattato a sedere e ha messo in pausa il gioco. "Come si chiama la ragazza?" ha chiesto un po' preoccupato. Aveva un brutto presentimento e sperava di sbagliarsi con tutto il cuore: aveva visto le storie di Serena nel settore ospiti, ma sperava che le sue fossero solo inutili paranoie. "Non si sa nulla" ha risposto Pellegrini riportandolo alla realtà. "Credi che potrebbe essere..." ha aggiunto lasciando però la frase in sospeso. Nicolò si è alzato dal letto ed ha recuperato il cellulare che si stava caricando in bagno. "Scrivile un messaggio, così ci togliamo ogni dubbio" ha suggerito Mancini capendo subito a chi stesse pensando il suo amico. Nicolò ha esitato: avrebbe voluto tenere il punto, non cedere ad una stupida preoccupazione, ma il pensiero che le fosse accaduto qualcosa lo tormentava. "In questi casi l'orgoglio non serve a niente" ha bisbigliato Pellegrini alzandosi e mettendogli una mano sulla spalla per confortarlo. Aveva ragione, non serviva a nulla essere orgogliosi e testardi, voleva solo sapere come stesse. Ha preso coraggio e ha composto il numero. Uno, due, tre squilli, quando la voce gracchiante della segreteria ha interrotto quella serie, Nicolò ha riagganciato con aria cupa. "Forse non vuole semplicemente parlarmi..." ha bisbigliato senza crederci troppo lasciando trapelare tutta la sua apprensione per quella ragazza che, nonostante gli avesse spezzato il cuore, rimaneva sempre la cosa più preziosa della sua vita. I suoi compagni hanno provato a tranquillizzarlo con battute e risate, ma la sua ansia non faceva che aumentare.
Ad un tratto, scorrendo la home di Instagram, gli è capitata sotto gli occhi la notizia che non avrebbe mai voluto leggere: la ragazza rimasta ferita era proprio Serena che era stata riconosciuta dai presenti che avevano diffuso la notizia. Si è precipitato fuori dalla camera come un pazzo, con il solo obiettivo di raggiungere l'ospedale il prima possibile. Non gli importava nulla del rientro a Roma, del pullman, del treno, della vittoria, dei compagni, del mister, gli importava solo di lei.

Voglio solo star con te❤💛- Nicolò ZanioloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora