Parte 22 - Lacrime

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Nicolò è entrato all'ospedale di Bergamo senza capire più nulla. Da quando aveva letto che lei era lì, la sua mente si era annebbiata e non riusciva a ragionare con lucidità. Era salito sul primo taxi assieme a Pellegrini, che aveva insistito per accompagnarlo, preoccupato per lui.
Hanno chiesto informazioni al bancone dell'accettazione e una giovane e gentile infermiera si è offerta di accompagnarli in una sala d'attesa in cui aspettare il medico. Lorenzo si è seduto su una delle sedie in plastica arancione presenti nella stanza e lo ha invitato a fare la stessa cosa. Ha obbedito in silenzio, senza però riuscire a trattenere la sua agitazione. Continuava a muovere nervosamente la gamba, si torturava le pellicine delle mani e si mordeva l'interno delle guance, sull'orlo di scoppiare. Ad un tratto un ragazzo con un giacchetto della Roma e una mano fasciata ha fatto il suo ingresso. Era Francesco, il migliore amico di Serena, anche lui trepidante di conoscere le condizioni della ragazza. Non appena lo ha visto, Nicolò è scattato in piedi come una molla carica. "Cosa è successo? Sai qualcosa? Come sta?" ha domandato a raffica avvicinandosi a lui.
Francesco lo ha superato e si è seduto su una sedia davanti alle loro per poterli guardare in faccia. "Quando la partita è finita i bergamaschi hanno iniziato a provocarci e a lanciare oggetti verso di noi" ha spiegato. "Ad un tratto sono riusciti a rompere il cordone della polizia e hanno invaso il nostro settore. È successo un casino. Gente che scappava, ultras con le cinte in mano e i lacrimogeni delle guardie... Serena era accanto a me, le ho gridato di seguirmi giù per le scale, per scappare insieme da quell'inferno. Era dietro di me, ce l'avevamo quasi fatta, poi ad un tratto qualcuno l'ha colpita alle spalle e lei è rotolata ai miei piedi. La gente è andata nel panico e ci hanno travolti. Mi hanno rotto un braccio in quel delirio, ma Sere ha avuto la peggio" ha spiegato tutto d'un fiato. "Quando l'hanno portata via con l'ambulanza non era cosciente e non mi hanno ancora permesso di vederla" ha aggiunto abbassando la testa dispiaciuto. Si sentiva terribilmente in colpa: era stato lui a convincerla ad accompagnarlo in trasferta a Bergamo e per di più lo sguardo truce di Zaniolo gli ricordava che avrebbe dovuto proteggerla e non ci era riuscito.
Nicolò camminava nervosamente avanti e indietro per la piccola sala. Sperava con tutto il cuore che Serena stesse bene, ma non sapeva se, una volta sveglia, avrebbe avuto voglia di vederla. Non si parlavano da settimane e magari lei era riuscita a superare la loro rottura e ad andare avanti. Il ragazzo ripensava a quante cattiverie si fossero urlati contro quella notte, quanto veleno fosse uscito dalle sue labbra per colpa di una rabbia incontrollabile. Ripensava alle sue lacrime, alle sue giustificazioni e in confronto al timore di perderla le sue bugie non contavano più nulla. Continuava a ripetersi che se solo avesse lasciato correre tutto questo casino si sarebbe evitato: lei avrebbe visto la partita al suo posto in tribuna d'onore accanto a qualche dirigente e lui le avrebbe dedicato il gol lanciandole un bacio volante. E invece non era andata così. Non era riuscito ad accettare quella bugia e l'aveva persa, forse per sempre. Di fronte a questo pensiero si è lasciato cadere su una delle sedie arancioni in preda alla disperazione. Il suo amico Lorenzo gli ha poggiato una mano sulla spalla e gli ha sussurrato che sarebbe andato tutto bene, ma più il tempo passava e più questa gli sembrava solo una frase di circostanza.
Gli veniva da piangere, ma non poteva dimostrarsi debole davanti a tutti e così si è limitato a sospirare. Erano arrivati all'ospedale alle dieci di sera, ma solo verso le due e mezza il medico ha fatto il suo ingresso. Non appena l'hanno visto, i tre ragazzi lo hanno accerchiato e hanno cominciato a riempirlo di domande. Lui li ha fatti sedere per trabquillizzarsi, ma la sua faccia non prometteva nulla di buono. "Non vi nascondo che la situazione non è delle migliori" ha iniziato cercando le parole più adatte. "Serena ha fatto una brutta caduta che le ha provocato qualche costola contusa, un polso fratturato e un trauma cranico" ha spiegato leggendo il referto. "Purtroppo la ragazza non è cosciente e non sappiamo quando si risvegliera'" ha aggiunto con tono serio per poi rispondere alle ultime domande e sparire oltre la porta, lasciandoli nuovamente soli. "Ci conviene andare in albergo, torneremo qua domani mattina per passare a trovarla e se saremo fortunati la troveremo sveglia" ha suggerito Pellegrini preoccupato per il suo amico. Francesco, scosso dell'accaduto e un po' stordito dagli antidolorifici, non riusciva proprio a tenere gli occhi aperti e così ha accettato la sua proposta e ha seguito il capitano giallorosso barcollando. "Tu vieni?" ha chiesto Lorenzo guardando Nicolò che non aveva alcuna intenzione di alzarsi da quella sedia. "No" ha risposto lui scuotendo la testa. "Non posso lasciarla sola" ha aggiunto in un sussurro dopo essersi assicurato che nessuno lo avrebbe sentito. Ha aspettato che i due ragazzi uscissero dall'edificio, poi si è alzato sua volta e si è incamminato per i corridoi bianchi dell'ospedale. Si è fermato ad un distributore automatico e ha ingurgitato una sorta di caffè per tenersi sveglio. Il dottore aveva detto che non era ancora possibile visitare Serena, ma lui non poteva resistere un altro minuto senza di lei. Si è diretto lentamente al terzo piano, ha cercato il numero della stanza e poi, un volta arrivato davanti alla sua porta, si è bloccato. Ha esitato qualche istante, poi ha abbassato la maniglia ed è entrato nella stanza.
Lei era lì, la testa fasciata e la mascherina dell'ossigeno sul viso. Vederla in quello stato gli ha spezzato il cuore ancora una volta e, senza neanche accorgersene, calde lacrime hanno cominciato a bagnargli le guance. Non aveva pianto quando si erano lasciati, quando lei aveva lasciato la casa in cui avevano vissuto insieme senza neanche salutarlo, quando il suo profumo è lentamente scomparso dalle lenzuola... Era sempre riuscito a mantenere il controllo, a rimanere lucido, ma ora che era solo con lei tutto il suo dolore è finalmente venuto a galla. Ha pianto a lungo, in silenzio, senza riuscire a spostarsi dall'uscio della camera. Solamente dopo essersi sfogato ha trovato il coraggio di avvicinarsi a lei. Non sembrava più la ragazza forte ed indipendente che gli aveva fatto perdere la testa, ma assomigliava più ad un fragile fuscello sul punto di spezzarsi. Si è seduto accanto a lei e le ha accarezzato appena una mano. Quel contatto lo ha fatto rabbrividire. Aveva pensato così tanto a lei in quegli ultimi giorni, aveva desiderato tornare ad abbracciarla più di ogni altra cosa, ma non avrebbe mai immaginato che si sarebbero rincontrati in una situazione del genere. Gli sembrava di essere il protagonista di un film d'amore adolescenziale, uno di quei film in cui il ragazzo corre in ospedale e non appena intreccia le sue dita con quelle della ragazza che ama, lei si sveglia.
Ma quello non era un film e non era sicuro che il lieto fine sarebbe arrivato.

Voglio solo star con te❤💛- Nicolò ZanioloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora