Capitolo 1

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E' una singola moneta d'argento a interrompere la tediosa monocromia del vecchio tavolino in salotto.
E' una sterlina scalfita da piccoli tagli e profonde ammaccature, annerita dall'opaca patina degli anni e vittima d'immeritata incuria, colpevole un proprietario sbadato senza tempo e senza voglia, per nulla interessato a mantenerne il regale splendore. E' una moneta non troppo antica ma neppure frutto di un conio recente, maneggiata da pochi non buoni e giunta infine a far da decoro a una superficie di legno scuro, martoriata alla sua stregua, vessata dagli orrori di una guerrache aveva inevitabilmente compromesso ogni sua possibilità di riprendere le antiche fattezze.
Il volto scolpito nel metallo sembra porgere la guancia al legno rovinato, quasi a sussurargli parole di conforto, desiderosa di mostrarglisi amica e renderlo partecipe di quel fato comune. E i suoi occhi, scalfiture minuziosamente incise e ormai quasi scomparse, paiono volgersi alla finestra in uno sguardo vacuo e immutabile, che non possiede espressione ma che sfiorato dalla fioca luce notturna appare addolorato, mutato in una smorfia di profonda sofferenza. Gli occhi della donna sembrano piangere di un pianto disperato, rivolti verso l'uomo nella stanza, in piedi di fronte alla finestra.

E' felice, John Watson, di non riconoscere più il proprio volto, riflesso sui vetri opachi.
E' lieto, più di quanto sarebbe sano e lecito, di scorgere nel se stesso disegnato sulla superficie trasparente i solchi profondi che gli attraversano la fronte e il volto, le labbra quasi del tutto avvizzite e aride. E' contento, John Watson, di osservare nel suo riflesso quegli occhi innaturalmente più grandi, quasi spalancati in una perenne espressione di sgomento, simili a quelli di un vecchio, ansioso di scorgere quanto più può del mondo che lo circonda prima che la morte lo chiami a sé. Non riesce a vedere il resto del suo corpo, nudo, innaturalmente magro, la pelle appesa sulle ossa come le bende di un infermo, ma non ha bisogno di leggere in quell'immagine riflessa qualcosa che già conosce, un libro le cui pagine sono ormai consumate lì dove le sue dita vi si sono posate per sfogliarle innumerevoli volte.
E' felice, l'uomo alla finestra, di non essere più John Watson, di essersi trasformato in quello sconosciuto senza identità, in quell'uomo il cui nome è solo un'accozzaglia di lettere confuse nel suo cervello, un marasma di parole sconclusionate in una lingua inesistente.
Si crogiola, ogni qual volta incontra il viso di quell'estraneo allo specchio, nella convinzione che un nome non esista, che egli sia semplicemente destinato a diventare niente di più che un nessuno. Gli va bene, non ha importanza, è più di quanto avrebbe mai potuto desiderare; è un dono inaspettato, il più gradito e insperato dei regali.
Se sei nessuno, nulla può scalfirti. La tua vita non può essere distrutta, se non se ne possiedi una.
John Watson è sparito senza nemmeno un saluto, senza un sorriso, senza una riga scritta di fretta o un commosso commiato. Ha lasciato tutto così com'era, John, con la devozione della madre di un figlio lontano che mantiene la sua camera inviolata, illudendosi che egli vi viva ancora: gli abiti troppo grandi sono ancora nell'armadio, le scarpe sotto il letto a raccogliere una patina spessa di polvere, la sciarpa di lana blu riposta sull'appendiabiti e le lenzuola del suo letto ancora smesse, calde, impregnate di sudore stantio.
E' partito per una meta qualunque, da un porto immaginario al limite tra il sogno e la realtà, salendo a bordo di una nave senza destinazione, pervaso dal trepido timore di chi si accorge di non esser mai stato tanto lontano da casa propria. Non ha permesso a nessuno di attenderlo, giù al molo. Non ha permesso a nessuno di sventolare un fazzoletto imbevuto di lacrime al suo indirizzo, di lanciargli un bacio e la preghiera sussurrata di ritornare presto. Non ha designato alcuno come custode di quel che ha lasciato, di quella casa ancora pregna della sua presenza, satura del suo profumo e dell'impronta tangibile della sua esistenza, di quel che ha amato e che dovrebbe essere la ragion d'essere del suo ritorno. John Watson si è allontanato dalla propria vita a passo lento, strascicato, inficiato da una zoppia mai guarita.
E' andato. E basta.

The Hollow Heart [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora