CAPITOLO 15

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Non ero né arrabbiato, né deluso. Non stavamo insieme da tanto ma è stato il periodo più intenso e meraviglioso della mia vita. Passavamo quasi tutta la giornata insieme. Da quando sono partiti i suoi passavo anche le notti a casa sua per far si che non si spaventasse e per farla sentire al sicuro.

Ho sempre pensato che l'amore non debba essere descritto a parole, che si debba manifestare attraverso i gesti. Ne sono totalmente convinto, ma nonostante ciò, ci penso e ci ripenso da giorni. Non le ho mai detto niente sui miei dubbi anche se a volte mi viene voglia di farlo.

Quella mattina sarei dovuto andare a prenderla per passare il pranzo con la mia famiglia. Era la prima volta ed ero contento che finalmente avrebbe conosciuto i miei. Mia madre era entusiasta, stava cucinando dalla mattina presto senza fermarsi un attimo.

Anche mia sorella Courtney era felice, le piaceva Joanna e non vedeva l'ora di poter parlare con lei. Per quanto riguarda mio padre, era rimasto sulle sue ma vedevo nei suoi occhi che era contento.

Apparecchiai tavola prima di andare da lei. Uscii sul vialetto, aprii la portiera con la chiave e mi avviai. Guidai verso casa sua, appena arrivai suonai con il clacson ma non ebbi risposta, senza aspettare in macchina scesi. Mi accorsi che la porta era socchiusa, così decisi di entrare.

Sentivo che stava parlando con qualcuno in camera sua, aveva un tono preoccupato e parlava a bassa voce come se qualcuno potesse sentirla. Capii che stava al telefono con Taylor quando pronunciò il suo nome.

"Taylor non so che fare"

Mi avvicinai di più per ascoltare meglio. Non capivo cosa stesse dicendo.

"mi asfissia sempre, mi chiama giorno e notte", ad un tratto sentii una vampata di calore pensando che stesse parlando di me ma capii subito dopo che non era così.

"devo lasciarlo prima che lo venga a scoprire Adam". La vampata di calore non scomparì, anzi, il cuore cominciò a battermi fortissimo e stavo diventando rosso dalla rabbia.

"non so perché non l'ho fatto prima."

"mi piaceva stare con lui, forse per questo"

Ogni frase mi arrivava alle orecchie come una pugnalata. Aveva un altro?

"Taylor, lo so che sto sbagliando."

"ma certo che amo Adam". Spalancai gli occhi, ero arrabbiato, deluso. Non sapevo descrivere ciò che provavo in quel momento. A quel punto mi feci avanti e le urlai contro.

"questa è la tua dimostrazione d'amore? Ma certo che amo Adam" scimmiottai la sua voce "hai un altro?".

Chiuse il telefono in faccia a Taylor e quando mi vide rimase sbigottita e i suoi occhi si riempirono di lacrime.

"non è come pensi" biascicò.

"non è come penso?" alzai ancora di più la voce "non è come penso? Hai un altro? Rispondimi!"

"Adam" la fermai.

"ho detto rispondimi!". Volevo sentirlo uscire dalla sua bocca come se cercassi ancora una speranza.

"si" mi crollò il mondo addosso, mi sentivo totalmente deluso, a malapena riuscivo a respirare.

"sei un mostro" dissi a voce bassa come se non avessi la forza di litigare.

"non è come pensi. È una storia vecchia. Ero fidanzata prima di venire qui ma poi ti ho conosciuto e mi sono innamorata di te. Volevo aspettare il momento giusto per lasciarlo ma non mi sembrava mai il caso dato la lontananza." La guardavo e non sentivo niente, ero apatico, non mi dispiaceva vedere il suo viso inondarsi di lacrime.

"mi hai fatto conoscere i tuoi. Ma ti rendi conto?"

"lo so Adam. Ma secondo te, te li facevo conoscere se avessero già visto Rick? Non sapevano che stavo con lui, stavamo insieme da tre mesi ma non ho mai provato con lui ciò che provo con te"

"quindi si chiama Rick". Abbassai lo sguardo e poi mi incamminai verso le scale. Lei mi seguii.

"ti prego Adam non andartene" la sua voce era consumata dal pianto. "Adam io ti amo"

Mi girai di scatto ed ero ancora più arrabbiato di prima.

"abbiamo passato momenti meravigliosi, ti ho detto ciò che provavo per te e tu non mi hai mai risposto. E me lo dici ora? Ora che non voglio più sentir parlare di te? Che non mi hai mai detto di essere fidanzata con un altro?"

"sei squallida" dissi infine.

"Adam non te l'ho mai detto prima perché aspettavo il momento giusto. Non potevo dirti ti amo se mi sentivo in colpa perché ti nascondevo questa cosa"

"oh non parlarmi di sensi di colpa! Mi sono sentito uno schifo per essere andato a letto con Jessica. Tu mi hai fatto sentire uno schifo per aver rovinato il nostro rapporto quando l'unica ad averlo fatto sei stata tu!"

Si sedette su uno scalino, mise il viso tra le mani continuando a piangere disperatamente. Non mi rispose, evidentemente sapeva che avevo ragione.

"che diranno adesso i tuoi?"

"ciò che pensano loro è l'ultimo dei tuoi problemi" dissi come ultima cosa prima di andarmene.

Non volevo tornare a casa, mi sentivo a pezzi. Qualsiasi posto mi ricordava lei, non sapevo dove andare. Diedi un pugno al volante imprecando più di una volta.

Chiamai mia madre per dirle che il pranzo era annullato, non fece domande né mi disse nulla. Da una parte è stato un sollievo, non avevo la forza di dare spiegazioni.

Mi sedetti in riva al mare, abbracciai le ginocchia e guardavo verso l'orizzonte. Il mare era leggermente mosso e tirava un po' di vento. Chiusi gli occhi come se bastasse questo a mandare via tutti i cattivi pensieri. Avrei voluto dimenticare quello che era appena successo ma purtroppo era impossibile. Lo capii quando una mia lacrima cadde in acqua e si fuse con essa.

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