"Libera"
"vai di nuovo, libera".
Aprii gli occhi, sopra di me vidi una dottoressa che stava cercando di rianimarmi. Quando mi vide sveglio fece un respiro di sollievo. Io ancora dovevo realizzare cos'era accaduto.
"Thomas, dov'è Thomas?" iniziai ad urlare e a muovermi violentemente quando mi riaffiorarono i ricordi. Altri medici mi presero per i polsi cercando di tenermi fermo.
"stai tranquillo, non muoverti altrimenti peggiorerai i traumi. Ci informiamo e ti diremo tutto".
Non mi tranquillizzai affatto, non capivo cos'era successo, vedevo solo dottori che correvano da una parte all'altra, non riuscivo a vedere né Tom né Jude e questa cosa mi innervosiva ancora di più. Cercai di pensare come fosse successo, come fossimo arrivati in ospedale. Ricordavo solo la forte luce bianca e la lunga conversazione con Thomas."hai un forte trauma nell'addome, dobbiamo operare subito". Mi portarono in sala operatoria d'urgenza, dopo di che di nuovo il nulla più totale.
Mi risvegliai in una stanza, guardai intorno e vidi mia madre disperata accanto al letto che piangeva.
"amore mio ti sei svegliato, quanto mi hai fatto spaventare" mi afferrò la mano, sentii un po' di dolore ma non dissi nulla.
"tuo padre e tua sorella stanno arrivando". Feci si con la testa.
"mamma, dove sono Jude e Thomas?"
"Jude è sveglia e sta bene, non ha avuto traumi gravi. Solo qualche ferita qua e là e una lussazione al collo." Ebbi sollievo nel sentire che stava bene.
"Thomas ancora non si sveglia, ha traumi gravi Adam". Guardai il soffitto e una lacrima mi bagnò il viso, pensai al peggio. Mi accorsi che il sole stava sorgendo, guardai l'orario ed erano le sette del mattino. Non sapevo niente dell'accaduto e volevo informarmi a tutti i costi.
"non era molto tardi, erano più o meno le undici e un quarto. Un camion alla vostra destra aveva il semaforo rosso e attraversò comunque. Vi venne addosso. Qualcuno lì vicino chiamò i soccorsi, dopo di che vi identificarono e ci chiamarono. Non sai che colpo al cuore figlio mio" continuò a piangere ininterrottamente. Dopo non molto entrarono mio padre e Courtney preoccupati.
"come stai?" mi chiesero,
"sto" risposi forzando un mezzo sorriso. In realtà ero molto in ansia per i miei amici e finché non li avrei visti non sarei stato tranquillo.
Ogni tanto passava una dottoressa per controllare e cambiarmi la flebo. Facevo domande ma rispondevano sempre a metà.
"hai perso molto sangue, devi riposare. Dopo vedrai i tuoi amici". Sbuffai, avevo voglia di tirare un pugno a qualcosa ma non avevo la forza neanche di alzare il braccio.
La dottoressa rassicurò i miei dicendo che i miei valori erano stabili e quindi fuori pericolo.
"Ti abbiamo dato anche degli antiinfiammatori e degli antidolorifici, tra non molto ti sentirai meglio."
Provai a riposare, avevo capito che per il momento non mi avrebbero portato da Jude e Tom; la mia mente però stava scoppiando, pensavo e ripensavo alla conversazione con Thomas nel sogno e avevo talmente tanta paura.
"basta piangere, sto bene" rassicurai mia madre,
"ho avuto tanta paura di perderti". Le accarezzai il viso e le sorrisi.
"mi dispiace tanto". Mi abbracciò piano per non farmi male.
Quando gli antidolorifici iniziarono a fare effetto, riuscii ad addormentarmi e riposare. Nel frattempo i miei erano andati a casa per prendere qualcosa. I dottori mi lasciarono a stomaco vuoto per il pranzo, dissero però che potevo mangiare qualcosa a cena anche se non avevo molta fame.
Verso sera mi sentivo meglio anche se ero ancora molto indolenzito. La solita dottoressa passò per controllarmi e finalmente mi disse che potevo incontrare Jude.
"lei non ha ferite profonde quindi le è più facile spostarsi" mi spiegò. Le dissi che andava bene e la aspettai. Dopo una decina di minuti Jude entrò dalla porta seduta sulla sedia a rotelle. Appena ci guardammo scoppiammo a piangere.
"ma come è potuto succedere Adam?" balbettò "guarda come siamo finiti". Le presi la mano e cercai di farle forza anche se mi sentivo uno schifo anche io.
"dobbiamo sperare che vada tutto bene, siamo fuori pericolo" le dissi,
"sono passata dalla stanza di Tom e ho trovato solo sua madre terrorizzata che piangeva a più non posso, non ebbi il coraggio di entrare"
"lui dove è?"
"ancora in terapia intensiva". Mi misi una mano sulla fronte, ebbi una forte sudata e mi sentii soffocare. Feci dei respiri profondi e affaticati, strinsi le mani di Jude per farle capire che qualcosa non andava.
"aiuto per favore, non respira" urlò, subito accorsero dei medici.
"è tachicardico"
"2 mm di lidocaina subito!" urlò un altro.
Dopo non molto il respiro tornò normale. Mi girai verso Jude che stava piangendo disperata.
"ehi tranquilla" le presi di nuovo la mano "sto bene".
"forse sarà meglio separarvi di nuovo" proferì un infermiere.
"no ti prego lasciala" implorai io. Averla vicino mi dava un po' di forza, vedere che almeno lei stava bene. Mia madre portò qualcosa da mangiare che poi divisi con Jude. La mamma di lei passò dalla mia stanza, si fermò a parlare con la mia mentre noi due continuammo a mangiare piano. Parlammo del più e del meno per alleggerire un po' la situazione, a volte riusciva a passarci di mente anche per un secondo, poi quando realizzavamo di nuovo ci veniva da sospirare.
Dopo le dieci e mezza i dottori vennero a prenderla per portarla via.
"dovete riposare, domani mattina potete rivedervi". Annuimmo entrambi, poi si diresse verso l'uscita della mia camera.
Rassicurai i miei dicendogli che potevano tornare a casa per la notte, ci misi un po' a convincere mia madre però poi cedette.
"per qualsiasi cosa chiamami" disse,
"si tranquilla".
il tempo lì dentro non passava mai, dieci minuti sembravano un'ora, pensai di leggere un libro che mi aveva portato mia madre da casa ma ero talmente stanco che neanche dopo una mezz'oretta mi addormentai.
Il mattino seguente mi sentivo leggermente meglio, dormii fino alle 10, poi un infermiere venne da me per prepararmi per la tac. Mi sollevò delicatamente per farmi sedere sulla sedia a rotelle così da potermi portare nell'altra sala.
Ero meno dolorante quel giorno anche se avevo ancora un po' il respiro affaticato. Nel frattempo da fuori proveniva del baccano assurdo.
"lasciatemi passare"
"Signorina se non è un parente non può passare, inoltre non è neanche orario di visite"
"devo passare, lasciatemi! Devo vedere come sta"
Quando uscì dalla porta rimasi esterrefatto, per un secondo è stato come se non sentissi più dolore fisico. Per un momento ho creduto di entrare di nuovo in tachicardia.
"Adam!" urlò "Lasciatemi passare adesso!". Joanna sembrava una furia, spinse via un'infermiera facendola cadere a terra per poi correre verso di me con gli occhi pieni di lacrime.
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La parte bella dell'Amore
RomanceA distanza di tempo, Adam Harrison, ricorda gli anni in cui la sua vita cambiò totalmente. Un ragazzo normale legato al suo paese nativo, un giorno incontra la persona che sarà poi, il suo più grande amore, travolgente e travagliato, ma talmente fo...