CAPITOLO 22

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"ma che diavolo è successo? Come stai? Devi raccontarmi tutto." Joanna iniziò a farmi tre mila domande, con gli occhi gonfi e pieni d'angoscia.

Alla fine, l'infermiera l'ha lasciata passare, anche con il mio consenso. La fece aspettare nella mia stanza nel frattempo che io feci la tac. Dopo di che non mi lasciò un attimo, mi abbracciava piano come se potessi rompermi da un momento all'altro.

Era come se avesse dimenticato la situazione in cui stavamo prima, e lo stesso era per me. Non mi interessava di niente a parte lei, la sua presenza lì mi faceva stare decisamente meglio.

Le raccontai tutto, di quella sera, di Jason e Jude, del camion, del sogno e tutto il resto. Lei era molto scossa e preoccupata.

"tu come l'hai saputo?" chiesi,

"ne parlano molti telegiornali, hanno mostrato la foto della macchina distrutta. Poi quando hanno detto che si trattava di due ragazzi e una ragazza di 19 anni ho collegato. Ho preso il primo aereo che ho trovato e sono venuta qui".

"mi sono preoccupata, ho pensato al peggio. Come se potessi perderti prima di viverti completamente."

"non succederà" le sorrisi e poi le presi il viso con le mani per avvicinarlo al mio e la baciai.

"ti va se andiamo da Jude?" proposi io,

"certo andiamo" mi portò da lei spingendo la sedia, la stanza di Jude non era molto lontana dalla mia. Quando entrammo stava stesa con gli occhi chiusi, pensavamo dormisse, invece quando sentì rumore aprì gli occhi.

"Joanna che sorpresa" disse con la voce un po' rotta.

"come stai?"

"sì potrebbe stare meglio ecco" affermò lei "mi fa male il collo, non riesco proprio a tenerlo dritto".

"mi dispiace tanto Jude" proferì Joanna, lei non rispose, si limitò a forzare un sorriso. Si vedeva che tratteneva le lacrime.

Rimanemmo insieme per un'altra mezz'ora buona poi il primario del reparto ci mandò via.

"Jude deve riposare e a te non fa bene stare molto seduto, ti consiglio di andare a stenderti". Seguimmo i suoi ordini, saremmo passati di nuovo a pomeriggio.

Prima che se ne fosse andato però, chiesi notizie su Thomas. Mi disse che era ancora in terapia intensiva e che non si svegliava ma i suoi valori per il momento erano stabili.

Tornati in camera mi misi a letto.

"cosa vuoi mangiare?" mi chiese Jo.

"mmh non lo so, pollo e patatine?"

"sì perfetto. Puoi mangiare tutto vero? Cioè nelle tue condizioni ti permettono di mangiare quello che vuoi?"

"sì credo di sì, non mi hanno dato ordini specifici"

"ok allora, torno subito." Camminò fino a scomparire dietro alla porta.

Mi chiamò mia madre dicendomi che a pomeriggio sarebbe venuta a trovarmi nell'orario di visita, io annuì e dissi anche di portarmi qualcos'altro da casa.

Quando Joanna tornò, glielo riferì e vidi che era un po' nervosa.

"qualcosa non va?"

"no niente, avrei preferito conoscerla in un'altra situazione chissà cosa penserà di me adesso" si riferì a quanto accaduto l'ultima volta e al pranzo annullato.

"non preoccuparti" provai a rassicurarla, in realtà mia madre non ha mai saputo il vero motivo per cui avevamo litigato e non mi aveva mai detto nulla di male nei suoi confronti. Credo che nonostante ciò le piaccia molto.

Mi poggiò il piatto con il pollo e le patatine sulle gambe e cominciammo a mangiare e a parlare. Mi raccontò cosa avevamo fatto dopo essere tornata a casa, cosa avevano detto e pensato i suoi e se avesse rivisto Rick. Mi riferì che raccontò la verità ai suoi genitori e che avevano dato pienamente ragione a me.

"loro non sapevano di Rick, quindi quando gliel'ho detto sono rimasti sbalorditi"

"e tu perché l'hai detto?"

"mi hanno riempita di domande, non sapevo cos'altro dirgli se non la verità. Vuoi sapere cosa mi ha detto mia madre?" rise "ben ti sta".

Continuò "ero consapevole che lo sbaglio era mio. Mi dispiace tanto"

"lascia stare" dissi sincero. Non volevo più litigare, volevo solo godermi la sua compagnia e stare finalmente in pace. "promettiamoci una cosa"

"sì cosa?"

"niente più segreti"

"lo prometto" rispose con voce flebile, lei era seduta a fianco a me mentre io ero steso, chinò la sua testa su di me e io sorrisi leggermente.

Dopo non molto arrivò mia madre, notai il nervosismo negli occhi di Joanna, questo mi fece un po' ridere.

"ciao Joanna" la salutò, rimase sorpresa della sua presenza, credo in positivo. Se non fosse per la situazione credo che Joanna e mia madre parlerebbero tantissimo insieme, sono entrambe molto solari e estroverse.

Mia madre sembrava contenta di vederla, le chiese addirittura se volesse rimanere per la notte a casa mia senza stare da sola nella sua.

"in realtà avevo intenzione di rimanere in ospedale in caso avesse bisogno di qualcosa."

"ma che dici, devi dormire anche tu e su quella sedia lo credo difficile" aggiunsi io,

"Adam ha ragione, ti sistemo in camera sua tranquillamente"

"no davvero, per stanotte rimango. Magari domani"

"d'accordo allora."

Rimase insieme a noi per tutto l'orario di visite, poi tornò a casa lasciandoci soli. Ero contentissimo di averla a fianco a me, l'unica cosa che mi dispiaceva era vederla stare tutta la notte su quella scomoda sedia.

"ma tra poco non iniziano le lezioni?" le chiesi vedendola tirare fuori dalla borsa un piccolo opuscolo.

"si, tra pochi giorni ma credo che non ci andrò per adesso."

"ma che diavolo stai dicendo? Non puoi perderle"

"finché tu non esci da qui, io non me ne vado."

"io sto bene, ancora un po' dolorante ma sto bene. Devi andare e prendere appunti per tutti e due." Alla mia affermazione lei alzò lo sguardo lentamente e guardandomi come se stesse aspettando una conferma per ciò che stava pensando.

"si ho scelto la Boston University" le annunciai sorridendo,

"ahh non ci credo" esultò abbracciandomi facendomi un po' male ma non dissi niente perché era troppo bello vederla felice e anche io lo ero.

"e ne sei sicuro? Anche l'altra era un'ottima scelta."

"ci ho pensato molto, l'unica cosa che mi bloccava nello scegliere la Boston eri tu" continuai "non so come andrà tra noi due, non so se staremo insieme per sempre o se ci lasceremo tra due giorni, ma adesso sono pienamente sicuro di quello voglio e tra le mie scelte ci sei anche tu. Che me ne faccio di una bella scuola, dell'orgoglio, del successo o di qualsiasi altra cosa se poi non c'è al mio fianco la persona che amo e che mi ricambia."

"ti amo Adam" mi abbracciò piano con gli occhi pieni di lacrime, questa volta però di gioia.

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