CAPITOLO 27

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Dopo essercene andati da casa dei genitori di Thomas, io e Joanna ci siamo fermati all'isoletta dato che non ci andavamo da tanto. Era rimasto tutto com'era e nonostante l'aria autunnale si faceva sentire non si stava male, anzi.

Ci sedemmo sulla sabbia, l'abbracciai facendole poggiare la testa su di me. Le accarezzavo piano i capelli mentre ci godevamo il rumore delle onde che si infrangevano contro le rocce e il profumo del mare.

"grazie" sussurrai,

"cosa?"

"grazie per oggi"

"lo fece Taylor per me" cominciò a raccontarmi "quando avevo 14 anni persi una zia che era molto importante per me, era come una seconda mamma. Lei ebbe la pazienza di portarmi ovunque facendomi raccontare tutti i più bei momenti passati insieme." Si fermò.

"poi successe a lei, due anni dopo morì sua madre e provai a fare lo stesso. Non ti dico che funziona in ogni caso o che subito dopo sei come rinato e pronto a ricominciare, come se non fosse mai successo ma per un po' riesci a dimenticare il dolore e a far emergere la parte migliore dei tuoi ricordi."

La ascoltai attentamente con occhi magnetici e poi mi uscì naturale.

"ti amo"

"ti amo perché sai sempre cosa dire o fare. Ti amo perché non mi hai mai lasciato solo nonostante avessi cento ragioni per farlo. Ti amo perché sei la mia ventata di aria fresca in questa vita che cerca di portarmi via tutto."

Lei si sollevò, mi guardò negli occhi e poi mi baciò intensamente.

"ti amo anche io. E non ho intenzione di andare da nessuna parte."

Ci abbracciammo forte e ci lasciammo cadere sulla sabbia. Rimanemmo così per ore, al sicuro tra le sue braccia.

***

Pochi giorni dopo eravamo in viaggio per Boston. I miei erano al settimo cielo; mi aiutarono a preparare la valigia, mia madre si mise a fare trecento video e non smetteva più di piangere.

La cosa che mi ha smosso di più per fare questo passo è stata la consapevolezza di non dover rinunciare ai miei sogni e alla mia vita per il fatto che mi sentivo in colpa perché io potevo ancora farlo mentre lui no. Anzi, credo di doverlo fare anche per lui, sia perché credo lo avrebbe voluto e sia perché gli ho promesso di realizzare anche i suoi sogni.

Prima di dirigerci all'università passammo da casa di Joanna così da permetterle di prendere tutta la sua roba. I suoi mi accolsero calorosamente, mi dissero che erano felici di vedermi. Cenammo insieme per poi ripartire il mattino seguente.

Arrivati a destinazione, io proseguii nel mio dormitorio e lei nel suo. Sistemai tutte le mie cose, conobbi i miei compagni e cercai di ambientarmi al meglio. La prima cosa che dovevo fare assolutamente era passare dalla segreteria per ritirare il mio orario. In tutto questo non avevo mai seguito nessuna lezione, nonostante Joanna prendesse gli appunti anche per me. Volevo rimettermi il prima possibile in carreggiata e recuperare tutto.

I primi tempi sono stati duri, io e Joanna ci vedevamo di meno; sfruttavamo le pause, le lezioni in comune e il tempo libero per stare insieme ma passavamo. Ogni tanto avevo qualche crisi e mi sentivo perso come se quello che stessi facendo era sbagliato da un certo punto di vista ma capì finalmente la vita. Perché si, è questa la vita. Le tragedie accadono e a volte devi lottare duramente per capire di essere ancora vivo. Ma cosa vorresti fare? Rinunciare a tutto? il dolore, la confusione e la paura sono lì per ricordarti che da qualche parte fuori nel mondo c'è qualcosa di meglio per cui vale la pena vivere. 

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