Parte 23 - "Stai bene?"

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Nicolò ha passato in ospedale tre giorni consecutivi, rifiutandosi di lasciare la stanza di Serena per più del tempo necessario a cambiarsi, fare una doccia veloce in hotel e mangiare qualcosa. Fortunatamente quella settimana era prevista la sosta per le nazionali e il mister Mancini gli aveva detto di non preoccuparsi, per quell'amichevole avrebbero fatto a meno di lui. Lorenzo ha insistito per rimanergli vicino ed anche Tammy, il Mancio e il Faraone hanno passato con lui qualche ora del loro tempo. Hanno provato a consolarlo dicendogli che chi aveva aggredito Serena era stato arrestato, ma nulla sembrava confortarlo. Con loro si dimostrava forte e provava a sorridere, ma quando rimaneva da solo e l'oscurità calava sulle camere dell'ospedale, gli si formava uno stretto nodo alla gola e si sfogava piangendo in silenzio accanto al letto della sua ex ragazza. Più passavano e più la speranza di rivederla in piedi prima della partita successiva si affievoliva. Seduto su quella scomodissima poltroncina nera la osservava e, anche in quelle condizioni, le sembrava sempre bellissima. Solo ora si rendeva conto di quanto fosse stato stupido ad allontanarla per una sciocchezza del genere e capiva che forse avrebbe potuto perdonarla senza fare troppe scene. Era vero, lei gli aveva mentito e si era finta un'altra persona, ma era anche vero che se lei si fosse presentata dall'inizio per quello che era lui probabilmente l'avrebbe allontanata, considerandola solo una delle tante interessate ai suoi soldi e alla sua fama. Avrebbe dovuto darle l'opportunità di spiegare, ma si era chiuso in se stesso senza voler sentire ragioni e ora rischiava addirittura di perderla per sempre. Di fronte a questi pensieri il suo volto si è sciolto in una valle di lacrime. "Scusami" ha sussurrato sperando con tutto il cuore che lei lo potesse ascoltare. "Ho reagito male, avrei dovuto comprendere che le bugie che mi hai detto erano per il mio bene, per il nostro bene. Avrei dovuto perdonarti e lasciare che le nostre vite continuassero intrecciate l'una con l'altra" si è interrotto un secondo ripensando a quanto fosse stato felice durante la loro convivenza. "Mi sono fatto guidare dall'orgoglio, dalla gelosia nei confronti di quel coglione del tuo amico e dalla rabbia che mi ha accecato quando ho visto le sue labbra così vicine alle tue. Sai, hanno ragione quelli che dicono che apprezzi una cosa solo quando non ce l'hai più... Solo ora capisco quanto fossi importante per me, quanto sei importante." Ha concluso stringendole delicatamente la mano libera dalla flebo e chinandosi sul suo letto per nascondere il viso rigato dalle lacrime tra le pieghe della sua camicia da notte. Il battito regolato del cuore della ragazza lo ha aiutato a calmarsi e i singhiozzi sono piano piano scomparsi. Ad un tratto però, qualcosa lo ha fatto sobbalzare.

Quando Serena ha socchiuso leggermente gli occhi non ha capito immediatamente dove fosse. Era frastornata e la testa le faceva malissimo. L'ultima cosa che si ricordava era la fuga dal settore ospiti, un colpo ricevuto alle spalle e la sua caduta dalle scale... poi il buio. Guardandosi attorno ha capito che si trovava in ospedale, ma non sapeva per quanti giorni fosse rimasta incosciente. Prima che cercasse di alzarsi leggermente per attirare l'attenzione di un infermiere, qualcuno è entrato in camera sua e ha richiuso la porta alle sue spalle. Le è bastato uno sguardo distratto per capire di chi si trattasse e vederlo lì per lei le ha riscaldato il cuore di gioia. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma provava troppo dolore e le parole sembravano bloccarsi in gola, così ha deciso di rimanere in silenzio. Nicolò sembrava distrutto: capelli scompigliati, occhiaie scure e volto pallido e scavato dalla stanchezza. Si è lasciato cadere pesantemente su una poltrona nera accanto al suo letto e ha cominciato a singhiozzare. Continuava ad incolparsi per quanto le fosse successo, si ripeteva che avrebbe dovuto perdonarla, che avrebbe dovuto lasciar correre e non cacciarla in quel modo da casa loro; si sentiva responsabile per quell'incidente e continuava a ripetersi che se fosse riuscito a superare le sue bugie lei non sarebbe stata aggredita nel settore ospiti, perchè avrebbe ricevuto la dedica del suo gol comodamente seduta sul posto a lei riservato in Tribuna d'Onore. Di fronte a quelle parole e alle sue lacrime Serena è rimasta spiazzata. Avrebbe voluto confortarlo, avrebbe voluto spiegargli che era stata colpa delle sue bugie se si erano lasciati e che il suo incidente non dipendeva di certo da lui. Avrebbe voluto dirgli quanto lo amasse, ma la mascherina dell'ossigeno le impediva di parlare. Con uno sforzo disumano, provando ad ignorare il dolore lancinante che le trafiggeva l'addome, ha alzato lentamente un braccio e ha posato le sue dita tra la chioma bionda del suo ex. A quel contatto lui è sobbalzato e si è alzato di scatto per verificare che non stesse delirando.

Quando Nicolò ha incrociato gli occhi marroni, finalmente aperti, di Serena, sul suo viso le lacrime hanno brillato insieme ad un sorriso, illuminate dalla pallida luce al neon della camera dell'ospedale. Istintivamente le loro dita si sono intrecciate e lui ha cominciato ad accarezzarle delicatamente un braccio. A quel contatto una smorfia di dolore si è dipinta sul volto della ragazza e il giovane giocatore della Roma ha deciso che chiamare un infermiere sarebbe stata la cosa migliore. Ha avvertito una dottoressa che passava per il corridoio e la donna lo ha fatto accomodare in quella sala d'attesa per poter visitare Serena con calma. Si sarebbe voluto opporre, avrebbe voluto chiedere cinque minuti di intimità per parlare con lei, per confessarle tutto ciò che aveva capito in quei giorni di riflessione solitaria, ma non era quello il momento, adesso la cosa importante era che lei guarisse. Sono passati circa quarantacinque minuti prima che l'infermiera lo invitasse a rientrare. "Come stai?" ha chiesto preoccupato sedendosi sulla poltrona nera che lo aveva ospitato per tutti i giorni precedenti. "Meglio" ha risposto Serena con un filo di voce sforzandosi di sorridere. "Che ci fai qui?" ha poi domandato in un bisbiglio. "Ero... preoccupato per te. Temevo di averti persa per sempre" ha ammesso Nicolò prendendole una mano e stringendola tra le sue. Lorenzo aveva ragione, in casi come questi l'orgoglio non serviva a nulla, tanto valeva parlarle a cuore aperto di tutto ciò che provava. "La colpa è solo mia, ho reagito male e..." ha provato a spiegare ricacciando indietro le lacrime. Aveva organizzato quel discorso decine e decine di volte, ma le parole sembravano non voler uscire. "Ho sentito tutto prima" lo ha interrotto Serena accarezzandogli un braccio "La colpa è di entrambi" ha aggiunto tutta seria con un colpo di tosse. Vederla in quello stato gli spezzava il cuore, così fragile e indifesa. Hanno chiacchierato per gran parte della notte, affrontando ad uno ad uno tutti i loro problemi. Entrambi sapevano che superarli non sarebbe stato un problema, ma in quel momento nessuno di loro era ancora pronto a fare il grande passo. Sapevano che l'amore tra loro era rimasto invariato, ma non erano sicuri che riprovarci immediatamente fosse la scelta migliore. E così si sono ritrovati a parlare del più e del meno, come due vecchi amici, felici di essersi finalmente ritrovati.

Serena desiderava con tutta se stessa poggiare le sue labbra contro quelle di Nicolò, ma non sapeva se, dopo quanto successo, lui avrebbe mai accettato. Così si limitava a guardarlo con desiderio e ad accarezzargli i capelli quando si è addormentato profondamente con la testa appoggiata sulle sue gambe. La mattina successiva i suoi amici, i suoi genitori e perfino Lorenzo Pellegrini, sono venuti a farle visita per sincerarsi che stesse effettivamente meglio. L'intimità della sera prima si è dissolta in un lampo e Nicolò, verso l'ora di pranzo ha approfittato di un momento di tranquillità per congedarsi. "Devo tornare a Roma" ha spiegato a malincuore. "Spero di vederti presto allo stadio..." ha aggiunto sedendosi sul bordo del letto. Era la loro occasione: i loro sguardi si sono incrociati per un attimo più del dovuto, i loro cuori hanno accelerato e le loro labbra si sono istintivamente avvicinate.

"Il treno parte tra un'ora!" ha esclamato Pellegrini facendo il suo ingresso nella stanza, inconsapevole di aver interrotto un momento magico. "Ci vediamo presto allora" ha sussurrato la ragazza abbassando gli occhi imbarazzata. "Lo spero" ha risposto Nicolò lasciandole a malincuore la mano che custodiva ancora gelosamente tra le sue. Le ha lanciato un ultimo sguardo e le ha rivolto uno dei suoi sorrisi migliori, poi ha seguito il suo capitano verso la stazione.

Ciao a tutti,
sono riuscita a pubblicare solo ora (e ho avuto anche qualche problema con il capitolo) perché purtroppo, tra interrogazioni e verifiche di fine quadrimestre non ho trovato molto tempo per finirlo prima...
In più purtroppo sono risultata positiva al covid e quindi non ero troppo in vena di scrivere, anche se per fortuna sto bene. Spero il capitolo vi piaccia, ora che sto a casa proverò a trovare più tempo di dedicare a questa storia.
Grazie a tutti💕

Voglio solo star con te❤💛- Nicolò ZanioloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora