L'inizio di una passione

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Una sera , quella sera ! Ero distesa sul divano , il sangue mi scendeva dalle braccia su tutto il corpo , stavo male ma avevo una voglia irrefrenabile di scrivere .
Non sapevo cosa mi stava accadendo ma un misto di adrenalina e curiosità mi ha portata a avvicinarmi al muro di camera mia , bianco , appena ridipinto , e con le dita , gocciolanti di sangue , scrissi ciò che mi veniva in mente .
Ora stavo bene , avevo trovato il modo di sfogarmi , scrivere .
Il giorno dopo andai nel negozio di musica sotto casa per chiedere informazioni sull'acquisto di una chitarra o di uno strumento musicale . Mi avvicinai al bancone e un signore di mezza età si avvicinó dandomi il benvenuto , gli chiesi dei chiarimenti sulla chitarra e lui ,dopo una breve illustrazione ,me ne fece provare una .
Mentre tentai di imparare la prime note, e le corrispondenti posizioni della mano lui , cercando di aiutarmi , mi alzó il polsino della felpa spingendolo fino al gomito .
Vide i segni della sera precedente che si erano cicatrizzati , come un tatuaggio permanente , non solo sulla pelle ma anche nell'anima .
Ero "nuda" davanti a lui , ora conosceva le mie debolezze e fragilità e non sapevo come comportarmi .
La sua reazione è stata fulminea e scattante : prese tra le mie braccia la chitarra e me ne diede un'altra , sembrava molto vecchia e consumata . Lui mi disse soltanto "suona questa" e io con noncuranza iniziai a abbozzare le prime note , già dopo cinque minuti provai un dolore atroce ai polpastrelli .
Stavo per mollare e andarmene quando mi lui disse "continua" , io incerta non sapevo cosa fare : dare retta a questo signore che non conoscevo o dare retta al dolore devastante alle dita? Ripensai alla sera prima , al dolore e alla sofferenza che avevo vissuto , in confronto questo non era nulla , così mi impuntai di imparare a suonare la chitarra .
Continuai per un'oretta buona , finché , il "maestro" non mi disse che doveva chiudere .
Uscendo dal negozio mi sentivo soddisfatta di essere riuscita nel mio intento e tornai a casa .
Quella sera è stata un inferno , i miei genitori litigarono come pazzi per l'ennesima sciocchezza , io ero stufa di stare a ascoltarli così presi le chiavi della macchina e partii alla ricerca di qualche svago .
La mia prima idea fu quella di andare da Marta , la mia migliore amica , ma non avevo voglia di sentire sempre gli stessi "discorsi da femmine " . Allora andai alla festa che ,un mio vecchio compagno di scuola , organizzò nella sua villetta in collina .
Conoscevo gran parte della gente , e sapevo riconoscere i gruppi di persone che si erano formati : "Maria for ever" da un lato , "giovani cacciatrici crescono " dall'altro e poi non ci scordiamo dei palestrati che sfoggiavano il risultato di ore e ore di allenamento di fronte alle piccole e indifese cuccioline da conquistare .
Salutai tutti e mi sedetti in un angolo a bere un po' di vodka quando , un ragazzo mi toccò la spalla per chiedermi se avevo da accendere .
Era carino : non tanto alto,capelli corti castano chiaro , occhi verdi e uno stile molto simile al mio .
Gli diedi l'accendino , lui mi offrì una sigaretta e mi spinse in giardino , fuori da tutto il caos che si era creato .
C'era intesa , anche non conoscendoci parlammo tranquillamente , mi sentivo bene in sua compagnia .
Discutemmo un po' di tutto dal "di dove sei?" alle passioni comuni , come alcuni commenti sulla musica preferita .Ad un tratto mi disse : "ti va di ascoltare una bella canzone ?Sono stufo di sta ca**** di musica da tamarri" , io risposi di sì , allora lui prese le cuffie , me ne passo una, e che musica! io adoravo e adoro i Green Day e sia per la "tranquillità" di quella canzone sia dall'ora che si era fatta , appoggia la testa alla sua spalla .
Rimanemmo lì seduti un bel po', finché non ci cacciarono i padroni di casa .
Quella sera ho dormito in macchina , al mattino di buon ora mi appostai davanti al negozio di musica in attesa dell'arrivo del signore (di cui non sapevo ancora il nome !).
Lui arrivò dopo poco tempo , non era sorpreso di vedermi . Con un rumore scattante aprì la saracinesca del negozio e mi invitò a entrare.
Mi guardó negli occhi e mi disse una cosa che non scorderò mai : "la musica è sacra , non devi sciuparla ma devi viverla!
Devi dare il senso a tutte quelle note messe in fila , devi trovare la tua velocità d'onda che ti porta a essere un vero musicista .
Io lo so , tu ne sei in grado! l'ho riconosciuto dal tuo sguardo bisognoso di riscatto personale .
Io credo in te , e ti aiuterò a portare alla luce tutto quello che c'è dentro di te e di esprimerlo con la giusta intensità nella TUA musica" , lo disse con un tono e una voce che non riconoscevo. Non avevo mai sentito quel sentimento così forte : LA FORZA DI VIVERE .
Io ero spiazzata , per la prima e unica volta qualcuno credeva in me , mi sentivo carica e pronta per affrontare questa metaforica sfida contro me stessa , così iniziai di nuovo a provare tutte le posizioni e a non piangere per le parole di incoraggiamento di Luca (così si chiamava anche se l'ho scoperto solo dal cartellino di identità che portava appeso al maglione).
Quel pomeriggio , tornando a casa , notai una moto nera parcheggiata nel posteggio prima del mio palazzo , ma non ci feci molto caso .
Arrivata quasi all'ingresso del mio palazzo sentii una mano sulla spalla , mi voltai e era lui ... il ragazzo dell'altra sera . Lui mi disse : "Marco (l'amico della festa) mi ha detto che abiti qui allora sono passato per salutarti" , io non sapevo se dargli buca o provare a uscire con lui ...
Lui mi incuriosiva , aveva l'aspetto di un ragazzo scontroso e riservato ma si era interessato di me chiedendo a Marco dove abitavo e questo aspetto giocò a suo favore .
Ci presentammo di nuovo : Silvia~Nicola e poi andammo al parchetto , ritrovai quella tranquillità , non c'era mai stata tranquillità nella mia vita e ora , c'era lui che dal niente mi aveva conquistata .
Quel pomeriggi è stato indimenticabile , abbiamo parlato , parlato e parlato e mi ritrovavo in lui , la nostra situazione familiare era la stessa e le reazioni idem..
Eravamo seduti con la schiena appoggiata su un grande albero con le gambe stese sull'erba fresca quando lui mi si avvicinò , piano piano e , dopo avermi spostato i capelli dalla fronte, avvicinó le sue labbra alle mie ma , io non ero sicura , così mi spostai e lui baciò la mia guancia .
Il dopo non fu imbarazzante anzi , lui mi guardó negli occhi come per dirmi "ti ho capito" e prendendomi la mano riporta la tranquillità che si era formata prima ..

La musica mi aiuterà più delle paroleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora