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"Oh, certo che voi due siete una sfida per la mia voglia di camminare eh..." commentò Ivan, prima di lasciarsi trasportare in una chiacchierata sul più e sul meno, dove Vera ci anticipò le identità del nostro incontro al buio.
Arrivati al punto d'incontro aspettammo qualche minuto, Vera aveva preso a giocare nervosamente con le dita e Ivan si era intrattenuto da solo commentando i titoli dei libri esposti in vetrina.
Da una monovolume bianco sporco scesero tre figure che, a giudicare dall'espressione di lei, dovevano essere proprio i suoi amici del paese.
Due ragazzi alti, decisamente più di me, sembravano torri di guardia della sagoma minuta che si avvicinava con una giacca rossa, terribilmente sgargiante, su un completo interamente bianco.
A dispetto dell'audacia di quella che doveva essere Cristina, gli altri avevano optato per indumenti sobri. Man mano che si avvicinavano, tuttavia, realizzai che il ragazzo castano era più curato, dalla barba ai toni neutri e terra dei vestiti, mentre l'altro era decisamente casual, o forse addirittura casuale, nell'abbinamento di jeans blu e di un maglione verde.
Ivan si avvicinò molto in fretta a me e, senza farsi notare mi sussurrò "Prenoto giacca marrone."
Lo guardai soffocando una risata, e in quello Cristina corse incontro a Vera, si abbracciarono in un tenero schiamazzo di "come stai?", "ma quanto tempo!", "siete arrivati!".
Anche gli accompagnatori ci raggiunsero e in quello Vera chiese "Ma Yuri? È rimasto a casa?", con un tono che sembrava abbastanza dispiaciuto.
"Ha avuto un imprevisto, ci ha tirato pacco quando siamo passati a prenderlo. È venuto fuori che doveva portare sua mamma a prendere un treno visto che suo padre era ancora a lavoro, ma ha detto che forse ci raggiunge dopo." fece il ragazzo moro.
"Ah, okay, capito..." annuì Vera "Giusto, allora, scusate, le presentazioni.
"Mattia, Cristina, Cristina, Mattia," man mano ci indicava tutti "Ivan, Stephan, Stephan, Ivan" il ragazzo castano strinse la mano al mio collega "Mattia, Riccardo, Riccardo, Mattia" e toccò a me ed il ragazzo moro "Ivan, Cristina, Cristina, Ivan, Mattia, Stephan, Stephan, Mattia, Ivan, Riccardo, Riccardo, Ivan." fece uno sbuffo, adorabile "Per chi non si ricorda, piacere, Vera!" e sorrisi per quell'espressione di ebete tranquillità che fece dopo lo sforzo di introdurci.
"Vera, ti trovo bene." iniziò Stephan "Hai preparato per un giro della metropoli?"
"Ma che metropoli! Cielo, io mi perdo ancora, ma è molto meglio di altri grandi centri. Qui ancora ancora si riesce ad attraversare la strada!" rise lei "Scherzi a parte, Ivan" e lo celebrò con un ampio gesto delle braccia "ha scelto per noi una location per la serata."
Ivan, preso in causa, "Vero, ma non mi prendo la responsabilità di cattive recensioni." scherzò.
"Oggettivamente è uno dei locali più belli in zona e, a mio avviso, si beve bene" cercai di intromettermi "speriamo vi piaccia!"
"Se si sta seduti e si beve bene il suo lavoro lo fa, noi non siamo schizzinosi, vero ragazzi?!" Cristina guardò verso i suoi bodyguard, che fecero un cenno di assenso.
"Siam bocche buone e gole assetate, di sicuro non ci lamenteremo!" assertì Riccardo.
Così, ci incamminammo verso il locale.
Durante il tragitto, forse cinque minuti, Vera e Caterina si erano messe a cinguettare tra di loro, lasciando alle loro spalle noi ragazzi. Stephan e Riccardo commentavano la strada, Ivan mi aveva chiesto una sigaretta e fumava mentre io li ascoltavo, ogni tanto indicavo attorno a me per segnalare le posizioni dei pochi luoghi che conoscevano e dar loro qualche punto di riferimento.
Arrivati al locale ci fu il solito rituale di scelta del tavolo e dei conseguenti ordini; superato lo scoglio dell'indecisione, si ritornò per un attimo in quel limbo iniziale in cui gli argomenti non nascevano spontanei.
Cristina, in compenso, si era seduta di fronte a me con Ivan capotavola e lo stava interrogando, mentre Vera al mio fianco guardava Stephan e aveva iniziato a conversare con lui e Riccardo.

Parlami ancora dei fiori d'arancioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora