Prologo - Klarissa

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Stringo i pugni e mi mordo il labbro inferiore così forte da farmi male, procurandomi un piccolo taglio con i denti tanto da sentire il sapore metallico del sangue nella bocca.

Il battito cardiaco diventa sempre più veloce.

Mi trovo in una stanza di quest'orribile luogo, in piedi e in fila vicino ad altre ragazzine.

Quello che sta per accadere non è per nulla piacevole.

Il rumore dei passi in lontananza è sempre più vicino.

Qualcuno varca la porta della grande camera e tutte noi tratteniamo il respiro.

Inizio a tremare.

I passi si fanno sempre più decisi e io chiudo gli occhi, vorrei soltanto sparire.

Un uomo si ferma di fronte a noi e ciò che sussegue è un grande silenzio.

Schiudo con lentezza gli occhi, non ho il coraggio di guardare.

Mi limito a tenere lo sguardo basso in un punto fisso sul pavimento.

Tuttavia lui è qui.

È già stata segnata la condanna per qualcuna di noi.

La mia mente torna indietro, a quando mi è stata strappata una delle persone più importanti della mia vita.

Proprio qui ho perso la mia metà, era un giorno come questo quando lo stesso uomo che mi sta di fronte ha portato via mia sorella.

Ludmila aveva provato con tutte le sue forze a scrollarsi dalla sua presa.

Non dimenticherò l'orrore impresso nei suoi occhi, le sue lacrime, le infinite volte in cui aveva gridato il mio nome mentre veniva trascinata lontano da me.

Tuttavia, non ho potuto fare nulla.

Quel giorno era stato un incubo.

In questi anni ho provato a credere alla speranza, alla fortuna di non essere mai scelti.

Ludmila è sempre nei miei pensieri, e, ancora oggi, prego che sia viva, nonostante non abbia ricevuto nessuna sua notizia.

La sera, quando rientriamo nelle nostre stanze, le bambine prima di andare a dormire si raccontano delle storie, alcune belle e altre davvero terrificanti.

Una delle più inquietanti parla di uomini cattivi, travestiti di nero come dei mostri che rapiscono i bambini ai genitori.

È proibito pronunciare il loro nome, perché si dice che se osi farlo, quando meno te lo aspetti, potrebbero venirti a prendere.

Ci ho trovato in parte del vero in quelle storie, perché uno sconosciuto a nostra insaputa è venuto qui davvero, ora è tornato per prendere qualcuna di noi.

Il cuore mi batte all'impazzata, mi sforzo di alzare lo sguardo.

Due occhi scuri come la pece disegnano il volto dell'uomo, un'evidente cicatrice marchia il suo sopracciglio sinistro.

Tra tutte le presenti si concentra su di me.

Con un passo mi raggiunge, e i brividi mi percorrono dalla testa ai piedi.

Le sue labbra si incurvano in un sardonico sorriso.

Si sporge e allunga una delle sue schifose mani per accarezzarmi la guancia.

I suoi occhi percorrono i tratti del mio viso, le mie labbra.

«Sei proprio una bella bambina.» Afferma sollevandomi il mento.

Quanto vorrei prendere la sua mano a morsi.

«La bellezza certe volte non è un dono concesso a chiunque.» Sussurra con la sua voce che mi fa venire il voltastomaco.

Mi sforzo di tenere a bada la paura che mi attanaglia, ma quando non riesco più a contenerla indietreggio di un passo.

«Non puoi fare nulla.» Quel sorriso non promette nulla di buono.

«L-la prego, io...» Cerco di dire senza riuscire a formulare una frase.

Un'arrogante risata riecheggia tra le pareti della stanza.

«Ho preso la mia decisione.» Si allontana per raggiungere la direttrice.

Comincia a parlarle. «Prendo lei.» Fa un cenno verso di me. Basta questa frase a ghiacciarmi il sangue nelle vene.

La direttrice mi soppesa con un accentuato cipiglio che le corruga la fronte. Anche lei è una donna crudele e cattiva.

L'uomo estrae dalla tasca un mazzo di banconote per poi porgergliele.

Lei sfiora il denaro con le sue unghie laccate di rosso e poi piega le labbra in un sorriso compiaciuto.

Si stringono la mano e io mi sento morire.

È successo ancora una volta.

Mi è toccato lo stesso, identico, destino di Ludmila.

Non posso crederci, sono stata venduta.

Per Averti ( Mafia Dark Romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora