Prologo

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Nessuno dei due sapeva cosa avrebbe rappresentato quell'incontro, a cosa avrebbe portato ...

C'era l'ombra di una leggera brezza, che scompigliava, dolcemente, i lunghi e voluminosi capelli castani di Anastasia; i suoi dolci occhi di un intenso azzurro chiaro erano intenti a fissare il mare...il corpo raggomitolato, con la testa poggiata sulle ginocchia, avvolte dalle sue lunghe braccia, che le avvicinavano al busto. Era silenziosa, indossava un top a maniche corte svasato, un paio di pinocchietti di jeans e delle converse verde acqua (lo stesso colore del top); il suo sguardo perso nel vuoto, ad un tratto, cadde su un ragazzo magro, alto, seduto poco più in là rispetto a dove si trovava lei...anche lui intento a guardare il mare, le sue mani erano poggiate sulla sabbia soffice e leggera, aveva il busto leggermente inclinato all'indietro, che faceva intravedere il suo fisico possente e perfetto, e le gambe stese di lungo fasciate da un jeans stretto. Indossava degli occhiali da sole che impedivano agli altri di vedere i suoi occhi e di capire le sue emozioni, era un ragazzo riservato lui, dolce, sensibile e pieno di rimorsi, rimorsi per il suo passato. Indossava una t-shirt a maniche corte nera e delle scarpe da ginnastica della Nike, anch'esse nere. Anastasia non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, era bello, bello da impazzire e le sembrò strano non averlo notato prima...uno così non passa certo inosservato, né si scorda facilmente. Forse era la prima volta che andava lì, forse era nuovo. Ad un tratto, si passò la mano tra i folti e scompigliati capelli biondi, e ad Anastasia parve di veder comparire un sorriso compiaciuto sul suo volto, doveva essersi accorto che lei lo stava fissando; Anastasia arrossì leggermente, cosa che sulla sua pelle chiara, perlacea, risaltava molto...sorrise anche lei, non per l'imbarazzo, ma per il fatto che non era da lei stare ferma a fissare un ragazzo...lei era più tipo da buttarsi a capo fitto e cercare di rimediare un appuntamento, la sua tattica era "adocchia-valuta-conversa-rimorchia"; all'inizio Anastasia era diversa... mai e poi mai, avrebbe cercato di rimorchiare un ragazzo, lo avrebbe semplicemente guardato e quando se ne fosse andato via, lo avrebbe dimenticato...era stata la sua amica Cara a infonderle un po' della sua innata sfacciataggine. Lei era cambiata: non si sarebbe limitata a guardare quel ragazzo, lei sarebbe andata da lui e gli avrebbe detto "Ciao, ti dispiace se mi siedo qui accanto a te?"- era quello che continuava a ripetersi per farsi coraggio, ma le sue gambe non ne volevano sapere proprio di muoversi, erano incollate alla sabbia...nonostante continuasse a ripetersi che doveva andare lì e pronunciare quelle nove, semplici parole, non riusciva a muoversi e questo non era da lei: era la vecchia Anastasia, che si limitava solamente a guardare i ragazzi carini da lontano e lei non era più la vecchia, bensì la nuova Anastasia. Si fece coraggio e cominciò ad alzarsi, il sole emetteva una luce fioca nonostante fossero solo le tre del pomeriggio: -L'estate è quasi finita, ormai- pensò prima di portare una mano sopra gli occhi in modo da poter guardare verso il sole...cercava di tardare il più possibile il momento in cui avrebbe parlato con quel ragazzo che tanto la attirava. Passò la mano sul sedere per togliere la sabbia , poi fece un profondo respiro ad occhi chiusi, strinse le mani a pugno e iniziò a muovere i piedi, un passo dopo l'altro, lentamente, con molta calma...non doveva far trasparire il suo imbarazzo, la sua paura, così fece come le aveva detto di fare Cara, quando le aveva insegnato l'arte del sedurre i ragazzi: isolò tutte le emozioni e assunse un atteggiamento da predatrice. Lui cercava in tutti i modi di non ridere, percepiva i suoi pensieri, le sue emozioni da un miglio di distanza...non l'aveva ancora guardata in faccia, ma aveva capito che era solo la solita ragazzina presuntuosa e superficiale, che pensa di avere tutto il mondo ai suoi piedi...in realtà non aveva capito niente di Anastasia, nonostante le fosse entrato in testa, e le avesse invaso i pensieri...non era riuscito ad andare oltre il muro di apparenze che lei si era creata nel corso degli anni...Anastasia era buona, gentile, a volte anche un po' permalosa, ma soprattutto aveva una grinta, un coraggio e una forza di volontà immensi. Era, però, molto fragile e riusciva a sentire le sofferenze degli altri, sulla propria pelle...era molto propensa alle lacrime, piangeva facilmente, ma era raro vederglielo fare in pubblico...ogni volta che sentiva gli occhi bruciare e pizzicare e percepiva quella voglia di buttare tutto fuori, di urlare...si congedava e quando trovava un posto isolato lasciava trapelare le sue emozioni. Lui non era riuscito a trovare questo lato di Anastasia, perché l'aveva studiata superficialmente, non era andato a fondo...perché non ci riusciva. Questa era una novità per Sebastian, di solito riusciva a scoprire anche il più insignificante particolare, il più remoto ricordo, la più frivola idea. Invece, con lei non ci riusciva, non era nemmeno riuscito a scoprire il suo nome, così provò di nuovo ad insinuarsi nei suoi pensieri e ad invadere la sua mente...Anastasia...il suo nome era Anastasia, davvero uno splendido nome...però non riuscì a scoprire altro e questo lo infastidì, molto. Quella sensazione di fallimento lo perseguitava perché si, aveva fallito, non era riuscito a leggerle la mente, e questo lo stava facendo infuriare, ma al contempo stesso lo incuriosiva...quella ragazza doveva essere molto forte (caratterialmente, si intende, per riuscire a respingerlo, a neutralizzare il suo potere). Quando sentì il suo respiro vicino e vide le sue scarpe ad un passo da lui, si rese conto di una cosa: non l'aveva percepita mentre si avvicinava e questo era strano, i suoi sensi non l'avevano messo in allerta quando un corpo estraneo gli si era avvicinato...strano...

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