Prologo

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Messico.

Riuscivo a sentire i passi rimbombare nel corridoio vuoto e silenzioso dietro la porta della mia camera, sapevo che stavano venendo a prendermi ma ormai era inutile scappare mi avrebbero trovato comunque, così avevo deciso di lasciare un ultimo messaggio alla persona di cui mi fidavo di più in assoluto raccontando velocemente ciò che avevo scoperto, non potevo lasciare che tutti i miei sforzi e le mie ricerche finissero nelle mani sbagliate, non potevo permettere che tutto il mio lavoro andasse perso. Mentre scrivevo però la porta si era spalancata sbattendo violentemente sul muro alle mie spalle facendomi schiacciare qualche tasto a caso per lo spavento, avevo girato di scatto la testa verso la porta mentre inviavo quello che temevo sarebbe stato il mio ultimo messaggio nella speranza che quella persona avrebbe trovato tutto. Avevo chiuso velocemente il pc ed avevo girato completamente la sedia con le rotelle su cui ero seduto verso le tre persone che avevano fatto irruzione nella mia stanza. Ero rimasto sconvolto quando avevo fissato gli occhi in quelli di una delle persone che una volta ritenevo più importanti per me affiancata da due uomini grandi come armadi, pieni di muscoli ben allenati e due espressioni non molto amichevoli. "Hey Stan, ci si rivede" mi aveva detto con un ghigno sulle labbra e, senza darmi il tempo di capire quello che stava succedendo, i due uomini armadio mi si erano avvicinati con fare minaccioso. Avevano trascinato la sedia su cui ero seduto talmente forte da lasciare il segno sul pavimento di legno antico della stanza, io avevo cercato di alzarmi ma ero stato subito spinto violentemente a risedermi sulla sedia mentre venivo imbavagliato per poi essere sollevato come se non pesassi nulla. Mi avevano messo un sacchetto in testa mentre mi dimenavo con forza cercando solo di sfuggire al mio crudele ed ingiusto destino e poi mi avevano legato una corda ai polsi e alle caviglie. Avevo iniziato a scalciare e a tirare pugni all'aria per cercare di liberarmi ma non era stata un'ottima idea dato che per farmi stare fermo avevano deciso che colpirmi in testa con quella che sembrava essere l'asta del canestro che tenevo in camera fosse una buona idea, e alla fine si era rivelata davvero tale dato che l'ultima cosa che avevo sentito prima di perdere i sensi, oltre al pulsare della testa dove ero stato colpito, era stata una risata che sarei riuscito a riconoscere ovunque, la sua.

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