CAPITOLO 39.

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Più casa mia era vicina, più sentivo l'esigenza di accelerare.

Nonostante lei fosse tranquilla, aspettandosi una giornata altrettanto calma come tutte le altre, io ero pronto a sbatterla su ogni superficie disponibile in casa.
Non mi vergognavo di dire certe cose, o meglio, pensare a certe cose, anzi io stesso ammiravo l'effetto che riusciva a farmi soltanto lei con un solo sguardo.

{{ ti vedo accaldato...stai bene? }} Chiese piano giocherellando con le sue dita affusolate poggiate al ventre.

{{ mh? Sisi benissimo...}} mi girai un momento verso le sue pozze verdi perdendomi in uno spazio temporale abbastanza complesso. Momenti in cui la trattavo come se fosse chiunque, momenti dove la coccolavo per poi trattarla nuovamente male e momento dove la ignoravo maleducatamente.
E così mi resi conto di quanto la stessi facendo star male senza nemmeno rendermene conto. Bastarono pochi secondi per farmi sentire da tutto a niente, qualcuno che solamente non la meritasse. Come tutti, d'altronde.

{{ quindi stiamo andando...davvero a casa tua? }} chiese imbarazzata e rossa in viso.

{{ si cioè...no, ho cambiato idea. }} le sorrisi prima di svoltare bruscamente a destra facendola sobbalzare sul sedile accanto al mio. Troppi sensi di colpa per portarla subito a scopare, meritava un ragazzo che sapeva farla anche divertire e non solo godere. E avrei fatto di tutto per far sì che quel ragazzo fossi io.

{{ sembri un pazzo! }} sorrise nervosa tenendosi allo sportello della jeep.

{{ ma dai dovrai abituarti alla mia guida spericolata prima o poi. }} le feci un occhiolino che aumentò ulteriormente il suo grazioso rossore alle gote.

{{ stai palesemente dicendo che avremo un prima o poi...}} mi fece notare con un ghigno soddisfatto. Quasi mi rispecchiai in lei durante quel piccolo momento di furbizia perversa.

{{ può essere...}} storsi un angolo della bocca in un sorrisetto indeciso. Lei non aspettò molto per darmi un pugno sulla spalla, sempre ammesso che si potesse chiamare così quel contatto delicato.
{{ dai metti più forza! Non avere paura di farmi mal-}} non mi fece finire che subito mi incalzò un destro, degno di un uomo forzuto, sul braccio teso alla guida.
{{ aia! }} Esclamai scioccato girandomi verso di lei con gli occhi serrati.

{{ che c'è? Me l'hai detto tu. }} alzò le mani in segno di resa ghignando malvagiamente.

{{ ma stavo scherzando! }}

{{ dai sappiamo entrambi che eri serio poiché pensassi non avessi nemmeno un po' di forza. Fwmminuccia. }} concluse soddisfatta sistemandosi comodamente sul sedile. Continuai a guardarla concentrandomi sulla strada di tanto in tanto.
E tra il mio silenzio e il suo godimento arrivammo alla meta da me scelta.

Volevo che ricordasse per sempre quel giorno come il più bello della sua vita, il pomeriggio più emozionante e indimenticabile della sua adolescenza. Volevo farle vivere tutte le emozioni che non aveva mai provato, tutte in una volta, l'avrei fatta sentire come la persona più importante della mia vita, ed effettivamente era così, solo avrei dovuto sudare per farglielo credere davvero.

{{ ma è un luna park? }} Chiese confusa spiaccicando la guancia al finestrino pur di guardare meglio lo spettacolo di giostre e luci. Cercai parcheggio e fortunatamente lo trovai abbastanza in fretta visto l'orario, era ancora presto prima che arrivassero tutte le persone possibili ed immaginabili.

{{ che c'è? Non ti piacciono le giostre? }} le domandai con un sorriso fiero della mia scelta. Sapevo quando la potessero elettrizzare queste cose, poiché da piccola non avesse mai avuto la possibilità di godersi anche le più piccole gioie come quella di andare alle giostre tenendo una mano della mamma e una del papà, tre volte più grande della propria.
Io le avrei dato quell'opportunità che le era stata ingiustamente tolta.

𝕀𝕝 𝕗𝕣𝕦𝕥𝕥𝕠 𝕕𝕖𝕝𝕝𝕒 𝕡𝕖𝕣𝕧𝕖𝕣𝕤𝕚𝕠𝕟𝕖 || D. O'. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora