Capitolo 14

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Ovviamente mi aspettavo quella domanda prima o poi, ma non mentre stavo morendo fisicamente. In quel momento non avevo proprio la forza fisica di rispondergli, anche perché non avevo ancora pronta nessuna risposta. Ero quasi sicura di ciò che sentivo per lui ma avevo ancora troppa paura di non essere ricambiata. In poche parole, o faceva lui la prima mossa o io sarei stata capace di aspettare in eterno. Ovviamente non gli dissi tutto ciò, ma esclamai semplicemente, guardandolo con aria di sfida:
"Guarda che sono ancora in tempo a far finta di sentirmi male e ad uscire da questa questa palestra..."
"Tu scappi troppo, dovresti buttarti ogni tanto nella vita" mi rispose tranquillo lui. Sapevo che aveva ragione, ma mi sarei buttata da un balcone piuttosto di dagliela vinta. Il nostro rapporto era così: ci istigavamo a vicenda. E mi andava bene così. Mi piaceva così.
"E sentiamo, tu sei uno che si butta?" chiesi.
Non fece in tempo a rispondermi che l'istruttore ci fece cambiare stazione e dovemmo interrompere il discorso.

La seconda consisteva in semplici addominali: una persona della coppia doveva farli e l'altra doveva tenerle fermi i piedi e contare. Sarei sicuramente morta, se non di fatica del fatto che sarei stata vicinissima, troppo, a lui.
"Vuoi iniziare tu?" mi domandò. Non vedeva che stavo fisicamente morendo? Non vedeva quanto cavolo ero sudata? Questi ragazzi, non notano mai nulla... Involontariamente lo guardai contrariata.
"Ok, ho capito. Inizio io." mi disse. Si mise a terra e piegò le gambe. Forse restai a guardarlo un po' più del dovuto, tantoché mi chiese:
"C'è qualcosa che non va?"
"Non va che se mi guardi pure in quel modo mi sciolgo letteralmente qua. Perché diamine sei così dannatamente bello? Mi fai impazzire, veramente!" avrei voluto rispondere.
Invece esclamai semplicemente:
"No, tutto okay. Sono solo un po' stanca."
Mi affrettai a prendergli i piedi e lui iniziò a salire e scendere. Quando saliva arrivava così tanto vicino al mio viso che, ad un certo punto, dovetti voltare la testa. Era una pura tortura averlo così vicino ma allo stesso tempo così lontano.
Mi guardai intorno e vidi Ash e Mattia chiacchierare allegramente mentre facevano gli esercizi. Il modo in cui si guardavano: quanto avrei voluto essere guardata anch'io così un giorno. Mentre riflettevo su tutto ciò, Luigi mi aveva fatto una domanda che, ovviamente, non avevo sentito.
"Terra chiama Emma. Ti ho chiesto come ci organizziamo per le lezioni di chitarra." ripeté lui.
Mi ero totalmente dimenticata di avere chiesto proprio a lui di aiutarmi, specialmente dopo i recenti avvenimenti.
"Come preferisci" risposi, sempre sovrappensiero.
"Emma, veramente, sicura di stare bene?" mi domandò ancora, mentre iniziavo io a fare gli addominali.
"Sì. Perché continui a chiedermelo?" esclami io scontrosamente.
"Beh, forse perché mi interessa saperlo, non credi? Hai mai pensato che alle persone che ti vogliono bene interessa sapere come stai e vorrebbero poter parlare in pace con te senza che tu scappi via ogni volta?" disse, urlando un pochetto.
Ero totalmente scioccata. Non lo avevo mai visto arrabbiarsi con me. E sapevo anche che non ne aveva tutti i torti.
"Io.. non volevo. Scusami..." tentai di dire.
"Lascia stare Emma guarda. Andiamo ora che ci manca l'ultima stazione poi sarai libera di scappare da me". Queste sue parole mi arrivarono come una pugnalata in pieno petto.
Lo richiamai ancora una volta ma, visto che non si fermò, gli presi il braccio. Non sapevo esattamente perché lo avevo fatto visto che non sapevo cosa dirgli in quel momento. Lui era stupito quanto me, glielo lessi negli occhi. Ma ci lessi anche un'altra cosa. Una cosa che mi spinse ad abbracciarlo e a stringerlo forte a me.
"Me non mi abbracci mai così però" sentii urlare Ash.
Le feci il medio e mi staccai da Luigi, che mi stava sorridendo.
"Allora non hai un cuore di ghiaccio" mi disse, sempre sorridendo.
"Scemo" risposi, sorridendo a mia volta "beh, dai, andiamo ad affrontare la terza stazione".

La terza e, per mia felicità, ultima stazione consisteva nel fare le capovolte su un enorme materasso che il mio corpo bramava ardentemente, visto che sembrava morbidissimo e visto che le capriole non le sapevo fare. Decisi allora di lanciarmici sopra. Luigi, evidentemente morto quanto me,  o forse incapace anche lui di fare l'esercizio, si lanciò a sua volta e, per poco, non mi finì addosso.

"Vedi Emma, per rispondere alla tua domanda ti prima..." mi disse mettendomi una mano dietro le spalle "Se capisco che ne vale la pena, io mi butto".

Partirò da zero con te - le avventure di Luigina e MattinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora