Entro in classe, mi siedo, e mentre parlano tutti, la guardo. Sorride, da sola, leggendo un libro. Il suo sorriso è fantastico, le sue labbra sembrano di seta, sembra che sono lì ad urlare di voler un bacio. Sento molte storie su questa ragazza, gira voce che abbia tentato il suicidio il 15 aprile dell'anno scorso, ma non me ne capacito del perché lo abbia fatto. Sarebbe uno spreco rinchiudere quel sorriso splendente e quegli occhi azzurri come il mare. Sarebbe uno spreco buttare tanta bellezza. La guardo, e lei mi guarda. Le sorrido, lei riprende a leggere, come se nulla fosse. Mi alzo dal banco e finalmente, dopo nove mesi, mi prendo di coraggio vado verso di lei. Purtroppo, appena mi stavo avvicinando, la professoressa entrò in classe, e corsi velocemente al mio banco, cercando di sedermi prima che arrivasse alla cattedra. Sbuffai, avrei parlato con quella ragazza, se non fosse stato per quella racchia. Iniziò a spiegare, ed io presi un foglio, strappandone una parte e scrivendoci sopra: "Ti va se oggi ci vediamo davanti a scuola, alla fine della lezione?" e lo lanciai alla ragazza. Mi guardò, mi sorrise e si mise a scrivere sul pezzo di carta, rilanciandomelo. Lo presi, e quando lo aprii, non feci in tempo a vedere la risposta che mi si avvicinò la professoressa e mi prese il pezzo di carta, leggendolo. "Queste cose si chiedono durante l'intervallo, non in classe mentre la professoressa sta spiegando gli argomenti del prossimo compito in classe. Signorino Horan, non le sembra il caso di iniziare ad ascoltare?! Se continuerà ad avere questi voti nella mia materia, non supererà mai l'anno. È stato già bocciato due volte, e sai che alla terza parte l'espulsione.", la guardai, e annuii, mentre buttava il pezzo di carta nel cestino.
La fissai, e lei ricambiò, fulminandomi con lo sguardo. Le feci un sorrisino, tanto per stuzzicarla. Si rimise a spiegare, le ore non sembravano passare mai, quelle sei ore non passavano mai. Finalmente suonò la campanella dell'ultima ora, presi tutte le cose ed uscii, andando davanti a scuola, aspettando quella ragazza, anche se non sapevo se aveva deciso di venire, dato che non feci in tempo a leggere la risposta, visto la vista diabolica della professoressa. Guardai avanti a me e la vidi avvicinarsi, sorrideva, avvicinandosi piano piano a me. Arrivò, mi guardò, e finalmente di decise a parlare: "Hai bisogno?".
La sua voce era fantastica, come tutto di lei. Mi sembra un sogno... sto veramente parlando con lei.
Le sorrisi, e le dissi: "Sai, all'inizio della scuola ti notai, e mi sei rimasta per nove mesi nella testa. Ho passato nove mesi a pensarti, nove mesi cercando il coraggio -che non c'era- di parlarti; e quando oggi mi ero preso di coraggio e mi stavo avvicinando, la professoressa ha distrutto questo. Volevo solo dirti che voglio conoscerti. Voglio conoscere te, i tuoi difetti e i tuoi pregi.". Lei spalancò gli occhi, e mi guardò. Accennò un sorriso, annuendo. Feci un grandissimo sorriso e le presi la mano, iniziando a camminare e trascinandola. "Dove mi stai portando?" domandò, e mi fermai. Mi girai, e le risposi: "A prendere un gelato, così potrò sapere che gusti ti piacciono e così conoscerti di più." mi guardò e mi fece un sorriso, uno dei suoi sorrisi spettacolari... non uno a caso, il suo. Il suo adorabile viso, con il suo splendente sorriso. Era la stella al centro del mio universo, doveva essere solo per me quel sorriso, per sempre. Arrivammo alla gelateria, ed entrammo. "Un cono fior di latte.", disse. "Fior di latte? Perché un gusto così semplice?", le domandai, guardandola negli occhi. "Sarà pur semplice, ma è dolce. È triste fuori, ma felice dentro. È tutto il contrario di me, triste dentro e felice fuori; non so perché scelgo questo gusto totalmente differente da me, ma nonostante sia così felice, ha bisogno di essere desiderato. Ha bisogno di essere la scelta di tutti, questa cosa ci rende uguali. La voglia di essere la scelta che tutti farebbero."
Spalancai gli occhi, sentendo quelle parole. Sentivo che avrei dovuto conoscere di più su di lei. Dovevo scoprire come era realmente, come era fuori dalla scuola. Sentivo già che era speciale. Sentivo già che sarebbe diventato il mio tutto.
Ordinai il mio gelato, cioccolato e vaniglia, una coppetta. Andammo fuori e ci sedemmo sulle panchine, mangiando il gelato. Mi guardò, con quel suo spettacolare sorriso. Oggi ho saputo com'è veramente, anche se è molto silenziosa, come sempre.
Appena finimmo il gelato ci alzammo e la guardai. "È ora che io vada a casa, i miei mi vogliono per le 18, e sono le 19, quindi è meglio se torno subito." disse.
La accompagnai e tornai a casa, guardai l'orologio ed erano le 19:57.
Corsi di sopra a fare la doccia, dopo mi vestii e mia madre mi chiamò per la cena. Scesi, mi sedetti sulla sedia e cominciai a mangiare. "Come è andata oggi a scuola?" mi chiese mia mamma, guardandomi. "Normalmente, come tutti i giorni." le risposi, freddamente. Appena finii mi alzai, guardando la sedia in cui solitamente si siede mio padre. "Anche oggi farà tardi?" chiesi a mia madre, continuando a guardare la sedia vuota. Mi guardò malinconica, e mi rispose: "Sì, ultimamente farà tante ore, deve lavorare sempre di più per aumentare lo stipendio, visto che ha una famiglia da mantenere. È ora che tu ti cerchi un lavoro e smettessi di..." la interruppi, guardandola. "Non c'è bisogno che me lo ripeti ogni fottuta volta! Non ho bisogno che mi dici quello che devo fare, ho 19 anni, cazzo! Lasciami un po' di libertà e dammi l'opportunità di continuare a studiare." le risposi, urlando ed andandomene in camera, mettendomi il pigiama e infilandomi sotto le coperte. Ero nervoso, ma poi pensai a quello che successe il pomeriggio, sorrisi e mi addormentai.
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Buio
Romance"Sono a pezzi, sono un errore da cancellare." Queste furono le parole di Annabelle, prima di andarsene, prima di compiere il suicidio. Non so se riuscirò a vivere senza di lei, senza di lei è tutto buio. Vedo solo buio. Era la luce prima del buio, c...