CAPITOLO 2

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Quando socchiuse gli occhi, Hektor vide la luce dell'alba filtrare dalla finestra. Aveva udito dei passi in camera poco prima, la voce di un'infermiera che sussurrava, un'altra voce che rispondeva sommessamente.

Aveva tenuto gli occhi chiusi, desiderando disperatamente che se ne andassero e lo lasciassero in pace. L'infermiera se n'era andata, eppure aveva l'impressione di non essere solo. Possibile che Frank fosse lì con lui e che lo stesse osservando?

Hektor provò a muoversi e gemette, perché la spalla gli doleva terribilmente. A dire il vero, tutti i muscoli del suo corpo erano doloranti. Alla fine si decise ad aprire gli occhi e vide che c'era una donna in camera sua.

I loro sguardi s'incontrarono e rimasero immobili. Era la prima volta negli ultimi quattro anni che lui e Cheryl, sua moglie, si vedevano. Sua moglie... Sì, erano stati davanti ad un giudice e avevano pronunciato le promesse solenni. Avevano perfino un documento che li dichiarava uniti in matrimonio. Ma non c'era nient'altro. Per lei quel matrimonio era stato solo una finzione.

Hektor iniziò a provare un nuovo tipo di dolore, di natura completamente diversa e che avrebbe voluto soffocare. Non voleva avere a che fare con Cheryl in quel momento e involontariamente, strinse la mascella, ma quel movimento lo fece trasalire.

"Cosa diavolo ci fai qui?" le chiese, fissandola con aria di accusa.

"Mi hanno chiamata e mi hanno detto che eri privo di conoscenza. Avevano bisogno che fossi presente per dare il permesso di intervenire chirurgicamente nel caso in cui si fosse reso necessario..." disse lei cercando di mantenere la calma e non sentirsi offesa dal suo tono.

"Hanno chiamato proprio te..." replicò Hektor incredulo.

"È esattamente quello che ho detto anch'io," ammise lei candidamente. "Ascolta... essere qui non è quello che desideravo fare stamattina..."

Il suo sguardo era colmo d'ansia, eppure fece spallucce e parlò con un tono rilassato.

"Visto che non sono una presenza gradita..." aggiunse lei.

Lui la guardò per un secondo. Cheryl indossava dei pantaloni neri e una maglia color verde oliva. Aveva un aspetto professionale, serio. Non era più la Cheryl in jeans e maglietta dei tempi della gravidanza.

Solo i suoi capelli biondo cenere erano rimasti gli stessi. Ricordava la sensazione che provava quando li intrecciava fra le sue dita e vi nascondeva il volto. Altri pensieri che doveva evitare...

"Ho anche scoperto che non hai divorziato da me..." continuò Cheryl.

"Pensavo che te ne saresti occupata tu," rispose Hektor.

'Sei stata tu a voler mettere fine alla nostra storia,' pensò lui.

Chiuse gli occhi... Non ce la faceva ad affrontare simili questioni in quel momento. La testa non gli dava tregua. Quando riaprì gli occhi, vide che Cheryl stava scuotendo il capo.

"Non ne avevo bisogno. Non ho intenzione di risposarmi."

Neanche lui ne aveva intenzione. Non voleva provare una seconda volta quell'esperienza disastrosa e non voleva parlarne con Cheryl. Non riusciva a credere che lei fosse lì e cominciò a sospettare di avere delle allucinazioni.

Chiuse gli occhi di nuovo, ma quando li riaprì lei stava esattamente dov'era prima. Essere investito da un camion pareva uno scherzo rispetto ad avere a che fare con Cheryl.

Provò a sollevarsi a sedere per recuperare un briciolo di dignità, ma gli sfuggì una smorfia di dolore.

"Non mi sembra una buona idea, Hektor," commentò lei. "Dovresti riposare..."

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