3. Libero

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Le gambe di Izuku bruciavano mentre saliva ancora un'altra rampa di scale. Sia per fortuna che per sfortuna per lui, la scuola aveva molti piani e questo voleva dire molte scale da salire per arrivare al tetto.

Il pensiero di dover salire altre due rampe quasi lo dissuase dal fare quello che stava per fare... quasi.

Mentre girava l'angolo e vedeva ancora più scale imprecò sottovoce e iniziò a salire. Che cos'era un po' di dolore quando presto non avrebbe provato più nulla?

Pensieri contrastanti si rincorrevano nella sua testa. Pensava a quanto sarebbe stata distrutta sua madre se fosse stata ancora qui. Ricordi di lei che gli diceva sempre che le cose sarebbero migliorate e che lui era la persona più forte che conoscesse. Si sbagliava. Izuku non era forte, era stanco.

Stanco di combattere, stanco di sopportare, stanco di essere maltrattato, stanco di diversi rialzare ogni volta solo per essere buttato a terra di nuovo, stanco di odiare se stesso. E dio se odiava se stesso. L'oscurità nella sua mente svanì mentre la speranza di trovare sollievo faceva capolino. Poteva solo immaginare quanto sarebbe stato bello non essere più qui. Non dover più vivere in questo mondo corrotto e ingiusto. Il pensiero lo fece quasi sorridere.

Aiutava il fatto che ora poteva farlo senza ferire nessuno. Prima, solo il pensiero di quello che avrebbe passato sua madre scacciava ogni sentimento permanente di farla finita, ma... lei non era più qui. Lo aveva lasciato e lui era pronto a riunirsi a lei.

Sarebbero stati insieme? Sarebbero stati felici?

Izuku ricordava vagamente i tempi in cui lui e la mamma andavano in chiesa ogni domenica e leggevano la Bibbia, ma quei giorni erano finiti un bel po' di tempo prima. Non sapeva esattamente perché avessero smesso di andarci, ma ricordava quanto si sentiva in pace quelle volte che era stato lì. Forse se le cose fossero andate diversamente, sarebbe tornato indietro e avrebbe cercato di immergersi nuovamente nella fede.

Alla fine Izuku arrivò in cima all'edificio e aprì la porta del tetto.

Non era del tutto sicuro del motivo per cui le porte della scuola non fossero ancora chiuse a chiave, forse non se n'erano ancora andati via tutti? Sussultò alla possibilità che uno dei suoi insegnanti lo trovasse, ma scacciò rapidamente il pensiero prima di perdere la calma.

Il tetto era grande e c'erano delle panchine dove a volte gli studenti pranzavano. La loro scuola non aveva ancora dovuto mettere delle recinzioni intorno al tetto, cosa per cui Izuku era grato anche se immaginava che dopo quel giorno avrebbero dovuto farlo. Oh beh.

Si avvicinò al bordo del tetto e osservò la città. La loro scuola era in un posto abbastanza bello, non c'erano molti altri edifici che la circondavano, ma era comunque abbastanza vicina a tutto il resto che la maggior parte degli studenti non doveva prendere l'autobus.

Il sole cominciò a tramontare e Izuku guardò il cielo trasformarsi con striature rosse, rosa e viola. Anche i lampioni e le altre luci intorno all'edificio si erano appena accese rendendo l'intera scena assolutamente mozzafiato.

Izuku sentì delle lacrime silenziose rigargli le guance mentre ammirava il tutto. Gli sarebbe mancato questo; quanto il mondo potesse essere bello nonostante tutte le stronzate che conteneva.

La mamma l'avrebbe adorato.

Il respiro gli si fermò e Izuku si concesse di soffermarsi un po' più a lungo sulla scena davanti a sé prima di asciugarsi il viso e salire sul cornicione.

Ok, ok, inspira...

Ed espira.

Mi dispiace mamma. Ci vediamo presto.

Desperately Departing || My Hero AcademiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora