2. Eclissi in un qualsiasi mezzogiorno

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POV: Simone

Salgo in stanza: la mia mente viene invasa da una miriade di ricordi. Papà fa capolino dalla porta: "È rimasto tutto come lo hai lasciato, ad eccezione di un paio di cose." Gli sorrido: finalmente mi sento a casa. Io amo Glasgow; vivere lì con mia madre è stato bellissimo e conservo tantissimi bei momenti di questi tre anni trascorsi lì: niente, però, potrà mai superare tutto questo.

Abbasso momentaneamente lo sguardo sulla sedia di fronte alla scrivania e noto dei vestiti posati lì, non miei: mi giro verso mio padre con un'occhiata interrogativa.

- "Ecco, volevo parlartene" inizia "Siccome sei arrivato qualche giorno prima, non ho avuto modo di sistemare questo piccolo problema."

- "Che problema Pà?"

- "Quando Anita e Manuel sono venuti ad abitare qui, la stanzetta in fondo l'abbiamo organizzata per farci dormire Manuel: due settimane fa, però, un tubo del bagno piccolo, attaccato a quella camera, ha deciso di scoppiare, mandando a farsi benedire una parte del muro; quindi, abbiamo fatto dormire Manuel qui per un po' di tempo...e dovrà restarci finché non avremmo risolto la situazione."

Lo guardo allibito: "Non può dormire da un'altra parte? Questa è la mia camera!" rispondo.

- "E dove? Lo mettiamo a dormire con nonna, eh?"

Mentre alzo gli occhi al cielo, imprecando mentalmente, silenziosamente Manuel entra in camera, rimanendo poi immobile appena ci vede:

- "Scu-scusate, credevo..."

- "Non si bussa?" chiedo infastidito.

Manuel si zittisce all'istante.

- "Ero solo venuto a prendere la mia roba: così da lasciarti la stanza libera."

- "Ci mancherebbe, è la mia", sussurro lievemente, beccandomi un'occhiataccia da mio padre.

- "Manuel, dove dormirai? Non puoi tornare in quella camera."

Lui alza le spalle.

- "Pensavo in garage: una brandina e passa la paura", risponde sorridendo. Solo ora faccio caso alle occhiaie che incorniciano i suoi occhi. I suoi bellissimi occhi.

Scuoto la testa, scacciando via stupidi pensieri.

- "Ma non puoi andare a dormire in garage", sento dire a mio padre, "al massimo sul divano in sala."

- "E poi chi la sente la Signora Virginia? Preferisco il garage", continua Manuel.

- "Ok, va bene! Puoi restare qui", concedo infine. Forse sono stato troppo brusco prima.

- "Perfetto! Allora io vado ad aiutare la nonna in cucina: ci vediamo giù", conclude mio padre, "Muoviti a disfare i bagagli". E scende al piano di sotto.

Rimaniamo io e Manuel soli in camera: ricordi cosa è successo l'ultima volta?

- "Guarda che non devi fare un favore a me", inizia lui, "Se non ti fa piacere avermi in stanza con te, trovo un'altra sistemazione...il garage non è così male, sul serio."

Lo osservo con la mascella serrata: "Tranquillo, tanto non sarà per sempre."

Mentre lo vedo annuire e abbassare lo sguardo, sento il telefono vibrare: è Federico.

F: "Sono giunto alla conclusione che non ti convenga venire a conoscere la mia famiglia: hanno deciso di tenerti in ostaggio per giorni."

Sorrido appena leggo il messaggio:

S: "Se tu sarai il mio aguzzino, verrò travolto dalla sindrome di Stoccolma."

F: "Prepara lo stomaco per accogliere il cibo"

Non siamo su binari diversi: tu sei il mio binario ~ Simuel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora