Faith's POV.
Stavo singhiozzando e la colpa era sua, ancora una volta.
Mi urlava contro tante di quelle cattiverie che non riuscivo neanche ad ascoltarle tutte.
«Sei un errore, un fottuto errore! Nessuno ti ha mai voluta qui!» mi urlò contro ad un tratto.
In quel momento riuscii a sentire la mia anima lacerarsi ed il mio cuore iniziare a cadere a pezzi.
Non meritavo quelle parole, ero troppo piccola per riuscire a sorreggere un peso del genere.
Lo sentivo il mio corpo minuto rimpicciolirsi sotto la crudeltà di quelle parole, non riuscivo a lasciarle scivolare addosso come se niente fosse.
Non comprendevo perché mi odiasse così tanto, ogni cosa che facevo ai suoi occhi era sbagliata.
Io ero sbagliata.
Ad un tratto sollevò il braccio e uno schiocco assordante si confuse col dolore dello schiaffo sulla mia guancia.Aprii gli occhi annaspando, mentre i miei occhi girovagavano per l'intera stanza.
Poggiai una mano sul petto, provando a regolarizzare il mio respiro spezzato per la paura.
Avevo avuto un incubo, l'ennesimo.
Era il quinto quella settimana e io ero già esausta.
Ogni notte era un continuo lottare contro la mia mente e la mattina non succedeva niente di diverso.
Ogni giorno era un continuo alternarsi di momenti di euforia e momenti di tristezza o rabbia e tutto ciò mi destabilizzava più di quanto avrebbe dovuto.
Mi ripresi completamente, dopodiché tirai un sospiro e sbadigliai sollevandomi dal comodo letto.Ero ancora vestita come la sera precedente, il vestitino rosso che indossavo si era evidentemente accartocciato sulla mia vita durante la notte, eppure riuscivo ancora a sentire il suo profumo.
Mi misi alla ricerca della borsetta, quando la trovai sul divano in pelle poggiata accanto ad Ade che stava beatamente dormendo a pancia in sù.
Gli accarezzai delicatamente la testolina pelosa, poi afferrai il cellulare e composi il numero.«Sì?» rispose con voce impastata dopo qualche squillo ed io accennai un sorriso.
«Buongiorno stronzo» mormorai dirigendomi in cucina, mentre provavo a sistemare il vestitino sulle gambe.
«Stronzo a me?» ridacchiò di gusto, risvegliandosi completamente.
«Eppure mi pare che sia stata tu ad addormentarti ieri senza neanche salutarmi. Che strano, devo averlo immaginato» disse ironicamente, trattenendo una risata.«Già. Hai proprio una fervida immaginazione, Noah» borbottai con la bocca piena di mirtilli, richiudendo l'anta del frigorifero.
La sua risata mi riscaldò il cuore, lasciando che un sorriso si facesse spazio sulle mie labbra.«Mi piacerebbe vederti di nuovo felice come lo eri ieri, sai? Non credo di averti mai vista così elettrizzata per qualcosa, eppure ti conosco da mesi ormai» pronunciò sincero, prima di sbadigliare.
Rimasi in silenzio qualche minuto, ascoltando i suoi passi percorrere una stanza che immaginai essere la camera da letto.«Beh... potremmo rivederci oggi» dissi giocherellando con un mirtillo, attendendo una risposta che non tardò ad arrivare.
«È un'ottima idea. Che ne dici se ci vediamo tra... mezz'ora? Voglio portarti in un posto» propose sorseggiando quello che immaginai essere caffè, prima di cedermi la parola.
«Ci vediamo a casa mia tra mezz'ora. Non fare tardi, mi raccomando» risposi elettrizzata prima di riattaccare la chiamata.
Conservai frettolosamente la confezione rosa dei mirtilli, dopodiché chiusi il frigo e riempii le ciotole di Ade con dei croccantini e dell'acqua.
Corsi al piano superiore dove entrai in bagno e mi richiusi la porta alle spalle.
Entrai in doccia e per la prima volta dopo diciassette anni riuscii a farne una che durò meno di quindici minuti.
Tamponai il mio corpo esile con un asciugamano biancastro, poi sistemai gli slip ed il reggiseno e corsi in camera.Non sapevo dove mi avrebbe portata Noah, quindi dovevo trovare qualcosa che avrebbe potuto adattarsi ad ogni luogo e situazione.
Scelsi un paio di pantaloncini neri e una maglietta bordeaux che lasciava scoperta la pancia, mettendo in risalto le mie forme.
Per la prima volta da tempo riuscivo a vedermi bella e non più solo guardabile.
Allacciai le Converse ai piedi, sistemai gli anelli sulle dita e mi assicurai che la collanina dorata fosse agganciata bene al collo, dopodiché scesi frettolosamente le scale.
Mentre provavo a sistemare la cucina, anche se distrattamente, sentii Noah suonare il clacson per richiamarmi all'esterno.
Misi il cellulare in tasca ed afferrai le chiavi, poi corsi fuori dirigendomi verso la sua macchina scura.
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Everything you don't know.
RomanceLa vita di Faith, un'adolescente riservata dagli occhi chiari come il ghiaccio che prova a superare i suoi traumi causati da un'infanzia turbolenta e da genitori completamente assenti, viene sconvolta da uno sconosciuto dal buon profumo ad un ballo...