CAPITOLO 34

506 14 1
                                    

Claudio PoV

Ci sono rimasto malissimo quando ho visto Alice uscire dal bagno con il test ancora tra le mani dicendomi che le era arrivato il ciclo e non aveva senso farlo. Sono 2 – 3 mesi che non prende più la pillola ma non succede (attenzione, non perché non ci proviamo, anzi ...), non resta incinta. La storia si sta ripetendo.

Spero solo che lei reagisca in un altro modo, ora abbiamo Chiara e, se anche restasse la nostra unica figlia, non avrebbe importanza, almeno per me. So che per lei non è lo stesso. Sta piangendo da quando è uscita con quel maledetto test in mano. Chiara, come al solito, è con Cordelia e noi ora stiamo andando a lavoro, nessuno dei due riesce a dire una parola. Proverò a parlarle stasera.

Arriviamo in Istituto poco prima delle 14, la saluto con un bacio sulla guancia e ognuno di noi si avvia nella propria stanza senza dire nulla. Sarà un lungo pomeriggio e, immagino, una lunga serata. Mentre, a metà pomeriggio, scendo a bere un caffè incrocio Lara che subito nota un'espressione cupa sul mio viso e cerca di carpirmi qualche informazione.

"Che c'è Conforti il rientro non è stato di suo gradimento? Sua moglie l'ha trattata male?" – mi dice Lara con il suo solito tono scherzoso ma quando vede che non è stata affatto divertente (almeno non per me) mi incalza dicendo: 

"Claudio, si può sapere cos'hai? Hai una faccia che fa paura" 

Sospiro: "Niente, Lara, non ho niente" ma lei mi incalza ancora: 

"Ti conosco troppo bene ormai, prof. Conforti, ieri sera alla festa eri felicissimo e rilassato e ora hai una faccia da funerale".

Mi faccio forza e le racconto tutto, del ritardo di Alice, della speranza che fosse di nuovo incinta e della delusione che è arrivata subito dopo ... 

"Vuoi che parli con Alice?"

"No, lo sai che non la prenderebbe bene se sapesse che ti ho raccontato tutto. Passerà".

Sono appena passate le 18 e vado a bussare alla porta di Alice per andare a casa. Non voglio fare irruzione nella sua stanza perché so che, probabilmente, sta ancora rimuginando su quello che è successo e potrebbe spaventarsi se entrassi di soppiatto ... 

"Andiamo a casa?" – le dico; lei senza dire neanche una parola prende cappotto, borsa e pc e si avvia, con me, verso l'uscita. Si è chiusa a riccio, non parla, non si sfoga e so che questo ci porterà sicuramente a discutere in maniera furiosa.

Stai calmo Claudio, stai calmo!

Arriviamo a casa, Cordelia ha già fatto il bagnetto a Chiara e la sta facendo mangiare, speriamo che si addormenti presto ma da quando ha iniziato a camminare non è così semplice. Salutiamo Cordelia, faccio un po' di coccole alla mia piccolina e la metto nel box perché voglio parlare tranquillamente con Alice. Devo risolvere questa situazione prima che diventi sempre più insostenibile.

"Cosa vuoi che ti prepari per cena?" – le chiedo non sapendo come iniziare un discorso con lei perché da questa mattina non mi ha praticamente più rivolto la parola.

"Non ho fame, me ne vado a letto". 

Sto cercando di mantenere la calma ma non riesco più a trattenermi e ... 

"Alice, basta, non devi fare così. Avevamo detto niente paranoie, ci eravamo promessi di non ripiombare nell'incubo, di non cercare a tutti i costi un altro figlio che potrebbe non arrivare mai. Abbiamo Chiara, abbiamo il nostro lavoro, non importa se saremo per sempre noi tre".

"Ecco, finalmente l'hai detto" – mi dice lei inviperita – "finalmente l'hai detto che non te ne frega niente e che, anzi, se non arriva un altro bambino è meglio. Sei sempre il solito egoista, pensi solo a te e al tuo maledetto lavoro. A me non ci pensi? Non ci pensi alla delusione che ancora una volta ho provato stamattina? Ma no, tu sei troppo preso da te stesso per accorgertene caro il mio professor Conforti" – e se ne va via in camera sbattendo la porta.

ALICE E CLAUDIO UN AMORE INDISSOLUBILEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora