O così o Pomì - BRIVIDI

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Nelson's POV

"Nels!"
"Dimmi."
"Devo bere almeno otto litri d'acqua"
"Ah ah te la prendo io, aspetta qua!"
"Meeh non ne avevo mezza!"
Mi alzo infilandomi i boxer alla velocità smodata, perchè l'imbarazzo di scalpicciare nudo per casa, c'è ancora, nonostante tutto.
Raggiungo il frigo, apro lo sportello e pesco una bottiglia d'acqua.
Gliela lancio, schivo al pelo lo spigolo del tavolino, roba che Neo levate, e mi rinfilo sotto la copertina, avvolgendomela intorno e assaporandone il confortevole tepore sulla pelle.
"Mio dio, avevo la gola arsa, grazie."
La richiude e si allunga sul divano per posarla.
Si sbilancia troppo in avanti con il busto, rischiando di cadere rovinosamente a terra, ma appoggiando le braccia sul tavolino e con un'energica spinta di reni, che mi provoca una perversa risatina, si risolleva.
Si ricompone coprendosi, schiarisce la gola come se nulla fosse, e poi: "Allora bell'uomo..."
Deglutisco rumorosamente. Mi sa che il momento è giunto: "Vabbè ma senza una coccola, così a bruciapelo?"
Mi avvicino ruffianamente, strusciandomi su di lui, viso a viso come un micio.
"Ti faccio le coccole mentre parliamo, se vuoi."
Passa una mano tra i miei capelli, scorrono i brividi.
"Questa è una carta trappola!" Urlo e fingendomi offeso, mi scosto da lui.
"Chiamala come ti pare, ma o così o Pomì"
"Citazione dei giorni nostri eh? Ho studiato quella pubblicità in prima liceo!"
Mi strofino gli occhi dalla disperazione, rischiando di perdere gli occhiali, raschiando con un cucchiaio nel fondo del barile, senza trovarvi alcunchè, solo rimasugli di briciole di me.
"Stai tergiversando Nelsino, comunque se non sbaglio è degli anni '80, una passata di pomodoro della Parmalat!" Si allunga, beve altra acqua e si rilancia sul divano, facendo attenzione a coprire le sue nudità, pensavo che prima fosse un episodio isolato, invece...

Provi anche tu quell'imbarazzo, nonostante tutto, Cesi?

Sono messo alla corda, il piccolo Nels se ne sta lì nell'angolo, con i pugni chiusi sollevati, sulla difensiva, per niente pronto a incassare colpi, ma non vi è via di scampo.
Inizio un gioco futile con i capelli, li prendo dalla radice con indice e pollice, li avvolgo sul medio e scorro giù, rilasciandoli una volta arrivato alle punte: "Ok, ma prima ci starebbe un sorsino di quel whisky che hai comprato..."
Accetta suo malgrado.
Saltello in cucina, senza farmelo ripetere due volte, recupero dal pensile due bicchierini, e dal tavolo la bottiglia, ancora chiusa.
Gliela porgo, mi focalizzo sui suoi gesti: toglie il sigillo, sfoglia la carta, svita il tappo, con minuziosa cura.
So che ama l'iter pre-bevuta, me l'ha confidato anni fa.
Amo il modo in cui fa le cose, è preciso, chirurgico, non ripete lo scartare la carta incartandosi, come potrebbe capitare a me al primo tentativo...
Cesare Cantelli semplicemente, non fallisce.
Gli passo i bicchierini.
Mi guarda, sorride con gli occhi e versa, mi versa, e io mi sciolgo nell'alcool o almeno così vorrei, pur di non affrontare quel discorso...

Socchiude gli occhi, godendo del suono che rilascia il liquido a contatto con il fondo del vetro.
Dio, se è affascinante, quando è concentrato.
Sorride inebetito dal gorgogliio della bottiglia che si libera a mano a mano del suo nettare.
Me lo porge e lo ingollo senza nemmeno prendere respiro, non ne gusto il sapore; inarca un sopracciglio.
Scuoto il capo, faccio spallucce come a dire - Ormai! - Riappoggio il bicchierino e mi lascio andare sul divano, completamente sciolto.
Tremo, sudo freddo, mi sento in un labirinto senza uscita. Scacco matto, il mio re di alabastro si accascia al suolo frantumandosi in ogni dove; sono il bersaglio di ogni singola scheggia che parte impazzita, a destra e manca.
In pochi secondi il calore si propaga dalla trachea alla bocca dello stomaco, stomaco che si contorce ed emette un lamento: è il mio sos, la richiesta di aiuto che cerco di calcare sulla sabbia, ma che puntualmente viene spazzata via dalle onde. Naufrago nell'isola delle mie incertezze, nella spiaggia di congetture che non trovano voce.
Mi arrendo sfinito, non ho altre armi a disposizione per procrastinare ulteriormente.

E io sento teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora