-1-

361 8 4
                                    

<Meg muoviti cazzo, tra due minuti comincia> mi urla addosso la mia coinquilina,

<pensi che non lo sappia? Invece che ripetermelo aiutami a trovare queste cazzo di chiavi> le urlo in faccia pregando di non sentire quelle dannate sirene seguite da quell'avviso che porta solo morte. Rovescio a terra il contenuto della borsa di pelle lanciandola poi via, cazzo... non ci sono.

<dove cazzo le hai messe> mi fulmina spaventata,

<io-io non lo so, erano qua> inizio a tastare tutti gli oggetti a terra, afferro la cosa metallica che mi sembra il portachiavi, non è che lo sembra, è proprio lui, ma quando lo sollevo mi viene un colpo al cuore quando vedo la catenina, che lo dovrebbe legare alle chiavi, rotta.

<Stacy...> la chiamo, nell'esatto momento in cui lei guarda il piccolo oggettino che ho in mano si sente il fastidioso suono che pregavo di non sentire, quella dannatissima sirena seguita dal solito avviso che sentiamo una volta all'anno. Alzo lo sguardo verso la mia amica alla quale iniziano a scendere, sempre più velocemente, le lacrime sul viso.

<siamo morte> afferma convinta continuando a piangere,

<no, no, no, no ehi> le afferro il viso con le mani <noi non moriremo stanotte, tirati su okay?> le prendo la mano e la tiro su da terra,

<dobbiamo trovare un posto sicuro, non siamo armate, non abbiamo protezioni, pensa ad un posto sicuro> affermo salendo le scale del nostro palazzo, appena raggiungiamo il tetto chiudo la porta alle mie spalle appoggiandomici contro.

<ferma qua> ordino alla mia amica tenendola davanti a me per le mani,

<Stacy, stai attenta> le raccomando <cammina chinata e guardati le spalle, sempre, attenta ai cecchini, sono ovunque> affermo spontaneamente arrivando al cornicione del palazzo;

<tutta tuo padre> ironizza con le lacrime ancora sulle guance. Mio padre è un militare in pensione, ora imprenditore che è in vacanza in California con mia mamma e mio fratello,

<so che a Central Park c'è una specie di bunker dove accolgono chi non vuole partecipare a questo massacro> farfuglia nel panico accucciata a terra, annuisco appoggiandomi anche io con la schiena al cornicione.

<ehi, vieni qua, ci calmiamo e poi andiamo, okay?> lei annuisce fiondandosi tra le mie braccia,

<ho paura> mi confessa, le accarezzo dolcemente i capelli rossi mentre le rispondo,

<lo so, anche io> le confesso stringendola a me, la allontano per avere un contatto visivo con lei,

<noi ce la faremo okay? Noi sopravvivremo> la rassicuro. Sentiamo un fischiettio proveniente dalla strada accompagnato da dei passi.

<stasera ci divertiamo> urla una voce per poi scoppiare in una risata, tappo immediatamente la bocca alla mia amica,

<shh> sussurro appoggiandomi poi il dito dell'altra mano, lei annuisce e io le allontano la mano dalla bocca.

<io non vedo l'ora di trovare qualche donzella da rincorrere> risponde un altro, mi alzo il giusto per riuscire a vedere la scena, sono tre ragazzi in smoking, i volti sono coperti da delle maschere, i fucili imbracciati e una Maserati nera alle loro spalle.

<smettetela voi due> afferma il terzo,

<dai Logan, divertiti un po', stasera non abbiamo regole> gli dice uno dei due, non riesco neanche a distinguerli se non dalla voce, mi abbasso nuovamente affiancando Stacy,

<allora, sono tre ragazzi armati, facciamo silenzio e aspettiamo che se ne-> non riesco a completare la frase con "vadano" che si sentono tre colpi di fucile e un urlo, che però non proveniva dalla strada ma dalla ragazza al mio fianco. Cazzo. Le tappo nuovamente la bocca anche se ormai non serve a più di tanto, sento le sue lacrime bagnarmi la mano, e il suo sguardo è spento e fisso nei miei occhi.

<l'avete sentito?> chiede uno dei tre,

<si, zitto> dice quello che immagino si chiami Logan, stavolta mi limito ad appoggiarmi il dito sulle labbra per farle segno di non fare rumore, inizio a muovermi lentamente verso la porta, non riesco neanche a fare mezzo metro che sento una presa sul mio polso.

<Meg torna qua, finché non se ne vanno noi non ci muoviamo> sussurra spaventata,

<Stacy, ci troveranno> la informo, lo sa anche lei ma non se ne vuole andare,

<no> annuisco assecondandola, <non sento più niente, fammi dare un'occhiata> affermo alzandomi per vedere quello che sta succedendo in strada,

<stai attenta> annuisco in risposta, ma nell'esatto momento in cui mi affaccio per controllare incrocio lo sguardo del ragazzo. Mi paralizzo, sono immobile sperando che non mi abbia notata ma è impossibile, mi sta letteralmente scrutando in cerca di armi o movimenti strani. Non ha più la maschera, infatti, posso notare vagamente i tratti del volto, gli occhi neri come la pece e i capelli corti del medesimo colore. Distoglie lo sguardo dalla mia figura per indossare nuovamente la maschera,

<ragazzi, avranno ucciso una puttanella, lasciamo perdere e andiamo a fare quello che dobbiamo> afferma invitando gli altri a salire in macchina con un gesto della mano,

<si hai ragione> dice uno, mi abbasso alla velocità della luce, affiancando la mia amica,

<andiamocene> sentenzia l'altro salendo in macchina, sento le ruote stridere sull'asfalto e la macchina allontanarsi velocemente. Perché non ha detto niente? Mi ha palesemente visto e non ha detto niente ai suoi amici, non mi ha sparato, anzi, mi ha salvato la vita.

<vuoi restare qua a guardare il vuoto o salvarti il culo?> mi chiede Stacy dandomi una spintarella,

<si si scusa, andiamo?> le chiedo gattonando verso la porta, mi fermo appena sento dei passi sulle scale, la prendo per il polso e la porta dietro la piccola serra che c'è esattamente a fianco all'entrata,

<che c'è?> domanda allarmata,

<c'è qualcuno, merda> sibilo, l'uomo arriva sul tetto dell'edificio con un fucile nella mano destra e una birra nella sinistra. Faccio segno di seguirmi alla mia amica, cammino accovacciata verso l'uscita, nell'esatto momento in cui lui apre il cavalletto, appoggiandolo sul bordo del cornicione, apro la porta e faccio uscire Stacy seguendola a ruota.

<sbrigati> le dico mentre scendo le scale con passo felino, ultima rampa di scale, una volta raggiunto l'atrio mi faccio due conti, Central Park parte dalla cinquantanovesima, noi siamo sulla quattordicesima sul confine tra Greenwich Village e Midtown South, sono circa tre miglia, non ce la faremo mai, soprattutto disarmate.

<andiamo> affermo <non andare mai in mezzo alla strada> mi raccomando, alzo lo sguardo al cielo per vedere dove si è posizionato l'uomo che ci è passato a fianco prima, l'unica cosa che vedo è la canna del fucile che punta sulla strada, dò una gomitata a Sandy indicandole poi quello che ho notato. Inizio a muovermi verso la meta. Pesto qualcosa di scivoloso, abbasso lo sguardo e mi porto una mando alla bocca. Sangue. Seguo la scia fino al corpo steso a terra di un uomo con una macchia di sangue attorno ad un buco sul petto, cazzo,

<non guardare> dico alla mia amica, lei non mi ascolta e appena scorge la sagoma cade a terra, priva di sensi. No, no, no, no, non può essere svenuta sul serio. Sento il rombo di una macchina che si sta avvicinando, cerco di sollevare la mia amica ma è troppo pesante, non riesco, in più è completamente sporca di sangue dell'uomo morto, e ora lo sono anche io. Non la posso abbandonare qua, e non posso farmi vedere sennò mi ammazzeranno. Mi sdraio accanto alla mia amica, a terra, come un cane, fingendomi morta e sperando che diano per scontato che io sia morta, dato che sono a terra sporca di sangue. È sempre più vicino, mi rendo conto di averla davanti quando sento i riflettori puntati in faccia, il cuore mi batte all'impazzata, il respiro è sempre più affannoso anche se sto cercando trattenerlo per far credere di non respirare. 

La notte dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora