Lacryma Christi

5.8K 223 98
                                    

«Oh, per venerdì siamo d'accordo allora?»

Simone si rivolse con un tono inspiegabilmente allegro a Pin e Laura mentre gli apriva gentilmente la porta del bar dove avevano appena fatto colazione. Ormai era diventata un'abitudine praticamente giornaliera quella di incontrarsi al solito bar per fare insieme il primo pasto della giornata e chiacchierare un po', prima di incamminarsi ognuno verso le proprie cose da fare. Avevano optato per un bar isolato e tranquillo che, come posizione, agevolasse i tempi di tutti, anche quelli di Chicca che di solito si univa a loro, portando una buona dose di sbuffi e lamentele mattutine prima di andare a lavorare alla galleria d'arte. Quella mattina non le era suonata la sveglia ed era in ritardo con dei lavori per un'esposizione, per cui aveva chiamato Simone scusandosi – e riuscendo comunque a sbuffare e lamentarsi per cinque minuti buoni. Non che a Simone desse fastidio, anzi, gli faceva piacere che si sfogasse con lui e poi, anche nelle lamentele, Chicca era sempre capace di farlo sorridere e di tiragli su il morale, nonostante fosse lei ad avere bisogno di qualcuno che la facesse ridere. Lui non era mai stato bravo nel tirar su le persone ma Chicca, da brava autodidatta, si approfittava del fatto che amava prenderlo in giro per riuscire a ricavare battutine da ogni avvenimento che Simone si ritrovasse a raccontarle e lui stava al gioco con piacere, bastava che lei ridesse. Laura e Pin frequentavano la stessa facoltà – Lettere Classiche – ed erano più affiatati che mai, sia nella vita che nei progetti messi su insieme ai loro colleghi universitari. Simone – molto banalmente – si era iscritto alla facoltà di Matematica e Fisica e stava ansiosamente aspettando i risultati di un esame che sarebbero dovuti uscire quella mattina stessa, per cui aveva passato la colazione a sentire distrattamente i discorsi dei suoi amici e ad aggiornare compulsivamente il sito della facoltà.

Laura ringraziò Simone con un cenno del capo, un sorriso dolce e agganciò la mano di Pin appena messo piede sulla strada. Quest'ultimo la guardò e si schiarì la voce, causando lo sguardo perplesso del più alto davanti a lui. «In-ehm...in realtà c'è un problemino...»

«No! Per favore eh» lo interruppe Simone allargando le braccia «è già la terza volta che proviamo ad organizzarci e non riusciamo mai a farci sta cenetta in santa pace, avevo cacciato pure l'ultima bottiglia di Lacryma Christi per togliermi dal cazzo quella stupida cassa di merda!» sbottò nervosamente Simone mentre Laura alzava gli occhi al cielo.



Simone non era solito disprezzare il vino ed il Lacryma Christi gli piaceva anche tanto – soprattutto quello rosso – ma purtroppo il marchio in suo possesso era di produzione di un parente di Michelangelo, l'uomo che l'aveva mollato la sera dei festeggiamenti del loro primo anniversario presentandosi a casa sua con quella maledetta cassa di vino come risarcimento per averlo tradito. Avrebbe voluto solamente rompere ognuna di quelle bottiglie sulla sua testa ma decise di scolarsi la prima tutta da solo già quella sera, non prima di avergli mollato una cinquina in faccia e urlato di tornarsene a fanculo a Napoli – anche se Napoli, uno stronzo come lui, non se lo meritava. Fu in quell'occasione che si accorse quanto quel vino fosse davvero buono, ma quando lui e l'alcool entravano in contatto bastava davvero poco affinché il secondo avesse la meglio e lo mettesse ko. Infatti, quella sera, non era riuscito neanche a raggiungere le scale per andare in camera, addormentandosi in una posizione innaturale sul divano e svegliandosi con cerchi alla testa, articolazioni scricchiolanti e probabilmente qualche osso fuori posto. Col cazzo che me le finisco da solo. Quattro le aveva portate alla cena universitaria di metà anno, finite in tempo record ma apprezzate da tutti. Una l'aveva sbolognata al padre, tanto lui e Anita non rinunciavano mai al bicchiere di vino al giorno – che se rimane a quota un bicchiere e non una bottiglia, il medico di torno te lo levi veramente – e l'ultima se la voleva godere coi suoi due migliori amici che lo avevano aiutato ad uscire dal periodo di profonda angoscia per essere stato mollato, di nuovo, all'improvviso. Profonda angoscia per modo di dire. Avrebbe dovuto fare più male in realtà, perché un anno di relazione vissuta pienamente e alla luce del sole aveva comunque gettato delle basi solide e importanti – non che credesse nel per sempre, ma non gli sembrava neanche una cosa a breve termine e con un epilogo simile – eppure era effettivamente stato male un giorno o due, l'aveva odiato profondamente un giorno o due, aveva avuto bisogno di qualcuno costantemente accanto a lui per non farlo piangere o per non farlo attaccare di nuovo alla bottiglia per un giorno o due, poi era di colpo tornato il Simone di sempre. Quasi ne fosse sollevato. Non si era neanche distratto, era rimasto pienamente concentrato sui suoi obbiettivi universitari e sul volontariato in una scuola pomeridiana per ragazzi disabili, dove andava tre ore a settimana – ma quando era libero anche di più – ad insegnare un po' di matematica in maniera creativa.

Di piccoli grandi ficcanaso e vino rosso | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora