Ricomincio a correre dando nuovamente inizio all'inseguimento, ma nel momento in cui mi giro per verificare la sua posizione non lo trovo. Dov'è andato? Rivolgo il mio sguardo al vicolo che ho alla mia destra, ecco dov'è finito, nel giro di due secondi mi ritrovo spiattellata contro il muro. Merda.
<che cazzo vuoi da me?> gli chiedo inviperita cercando di nascondere la paura, perché come diceva mio padre: mai mostrare la paura, perché le persone fanno leva su quella. Cerco di dimenarmi, di liberarmi ma non riesco, la pistola è caduta a terra dopo che mi ha sbattuto la mano contro il muro per disarmarmi,
<ucciderti?> chiede ovvio,
<allora perché non più tardi di un ora fa mi hai salvata?> gli chiedo, approfitto di questo momento per tirargli due ginocchiate ma lui afferra la mia coscia e preme sulla mia ferita facendomi urlare come una dannata,
<BASTARDO> urlo,
<la prossima volta ci pensi due volte> sussurra con un sorriso cupo,
<come ti chiami ragazzina> chiede
<Megan> rispondo ancora ansimante,
<e non mi chiedi come mi chiamo io?>
<ti hanno chiamato Logan circa venti volte, quindi a deduzione...> rispondo ovvia,
<intuitiva>
<no, solo che non sono ebete> gli sorrido per prenderlo per il culo. Gli tiro un altro calcio e lo spingo via con le gambe, sono zoppa di nuovo, recupero la pistola e corro verso la casa dove ho lasciato la mia amica.
<Stacy, dove sei?> sussurro,
<sono qua, vieni> sussurra a sua volta da dietro un cassonetto della spazzatura,
<perché sei lì?> le chiedo ricordandomi di averla lasciata su quel terrazzo,
<c'era della gente in casa e ho avuto paura> annuisco, ora dobbiamo continuare verso la meta,
<dobbiamo arrivare al bunker, velocemente> lei stringe le labbra in una linea dritta annuendo.
<vicina ai muri, sempre> dico sbrigativa cominciando a camminare verso la strada principale, appena usciamo dal vicoletto vedo l'entrata della metro,
<corri e scendi nella metro> le sussurro, lei fa come le dico, nessuno sparo, nessun movimento, è tutto regolare, faccio un paio di passi e sento il rumore di uno sparo che si scontra con il marciapiede davanti a me. Corro dentro il sottopassaggio seguita da qualche colpo, che mi sembrano provenire da un fucile da cecchino,
<okay lascia andare me che ho la pistola> affermo a bassa voce, una volta finita la rampa di scale sono felice sia perché non c'è nessuno, sia perché c'è quello che cercavo, una piantina della città di New York.
<Stacy, vieni qua. Guarda, potremmo proseguire per la principale> le illustro facendo scivolare il dito lungo la strada che arriva fino ad un angolo del parco, <oppure potremmo tagliare e fare a zigzag fino ad arrivare alla cinquantanovesima all'angolo opposto> continuo,
<a fare zigzag ci mettiamo di più> afferma lei, intenta a ragionare su quale sia l'opzione migliore,
<lo so ma è più sicuro, la principale è molto più veloce ma è praticamente un suicidio> dico facendo l'analisi di quello che potrebbe succedere.
<ma passare dai binari della metro?> propone,
<è una pessima idea, se ci beccano siamo letteralmente morte> le spiego,
<va bene allora io direi di passare dalla principale, è più rischioso ma anche più veloce, e se ci renderemo conto che è meglio fare la secondaria> sentenzia lei, probabilmente è la scelta più stupida ma non ho intenzione di stare fuori tutta la notte, meglio rischiare un po' adesso.
<okay, andiamo> affermo convinta, <aspetta, aspetta, ci sono i cecchini come diavolo passiamo?> metto la testa fuori dalla rampa di scale per dare un'occhiata e la prima cosa che vedo è un fucile da cecchino a terra, con a fianco un corpo privo di vita di una donna. Prima non c'era, potrei giurarci,
<resta qui un secondo e tieni la pistola> affermo andando cauta verso il corpo della donna, nessuno sparo, afferro il fucile che ha a fianco e la pistola che ha ancora in mano, quando mi giro per andarmene sento una mano afferrarmi la caviglia facendomi cadere a terra. Mi giro verso la proprietaria della mano, è ancora viva, il suo sguardo è in linea con il mio,
<scappa> dice con un fili di voce prima che le palpebre le si facciano troppo pesanti chiudendosi; mi rialzo in piedi correndo velocemente verso la mia amica che mi sta aspettando.
<andiamocene, di corsa, quella donna la prima non c'era> affermo,
<prendi questa di pistola che è carica e ridammi quella> le dico allungandole la pistola carica prendendo poi quella quasi senza munizioni, la infilo tra i leggins e la pelle calda della mia schiena. Imbraccio il fucile e uscendo dal sottopassaggio iniziamo ad avanzare. Mi appoggio con la schiena ad una parete sotto ad una tettoia seguita da Stacy, la gamba ricomincia a fare male, sbuffo esasperata,
<mi stanno iniziando a mancare le fantastiche lezioni di letteratura di Rot> afferma la rossa ugualmente stanca provocandomi una leggera risata.
<guardo se qua dentro c'è qualcuno che magari ci fermiamo un attimo> lei annuisce, apro la porta puntando subito l'arma di fronte a me, libero, esco dall'atrio tornando nel posto dove ho lasciato la mia amica ma lei non c'è. Il cuore inizia a palpitare sempre più velocemente e quasi si ferma quando la sento urlare, inizio a correre verso le grida, appena svoltato l'angolo noto che la stanno trascinando dentro un'auto, una Maserati, i ragazzi di prima. Prendo la mira e sparo, in questo esatto momento si rendono conto della mia presenza, prendo di nuovo la mira ma con l'intenzione di colpirli sta volta, colpisco il braccio di uno di quelli che cercava di trascinarla dentro la vettura.
<lasciatela, adesso> loro mi guardano e ridono, mi avvicino ulteriormente,
<Stacy, prova a liberarti> esclamo sparando ad una gomma dell'auto, poi a l'altro ragazzo. La rossa riesce a liberarsi dando la testata ad il più esile dei due,
<scappa, corri> le dico quando mi passa a fianco, inizio a correre all'indietro sparando qualche colpo per disorientarli, il problema sorge quando finiscono le munizioni e sono costretta a buttarlo sennò mi rallenterebbe. Corro velocemente raggiungendo la mia amica,
<la metro> dico soltanto facendo si che lei svolti scendendo le scale per poi seguirla. Le indico lo scalino che c'è tra il pavimento e i binari, lo capisce e giù attaccandosi con la schiena al cemento. Stiamo in silenzio sperando di non sentire rumori strani.
<dove sono andate?> chiede quello con la voce più familiare di tutti, Logan,
<giù di qua> dice l'altro, scendono velocemente le scale, sento un lontano stridio, le rotaie iniziano a tremare, la metro? È impossibile, iniziano a sentirsi anche degli urli che sono sempre più vicini, guardo Stacy, è terrorizzata,
<che cazzo facciamo?> chiede paralizzata,
<shhh> le dico, ma mi si gela il sangue nelle vene quando vedo le luci della metro avvicinarsi,
<oh, lo stesso, sali, veloce!> esclamo aiutandola a salire sulla piattaforma, mi piego per mettere il piede su una piccola sporgenza in cemento ma la pistola mi scivola fuori dai pantaloni, cadendo in mezzo alle rotaie. La devo prendere, non possiamo difenderci senza,
<Meg! lasciala!> esclama in lacrime tra le braccia di uno dei ragazzi che la sta tenendo ferma, non le presto ascolto mi allungo velocemente afferrando l'oggetto metallizzato, metto il piede sul pezzo di cemento che però non tarda a sgretolarsi facendomi percepire una sensazione di vuoto.
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La notte dell'amore
Romanceuna storia iniziata durante la famosa notte del giudizio, Megan, bella con molti amici e poca paura di farsi valere , figlia di un importante imprenditore di NY che prima faceva il militare. Logan, figlio del proprietario di uno dei giornali più co...