Capitolo 53.2: Che cosa siamo noi?

770 52 34
                                    

Una volta arrivato alla stazione di polizia, entro nella struttura e incontrando la prima autorità che vedo, chiedo qualche informazione, per capire in quale ufficio recarmi per sporgere la mia denuncia

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Una volta arrivato alla stazione di polizia, entro nella struttura e incontrando la prima autorità che vedo, chiedo qualche informazione, per capire in quale ufficio recarmi per sporgere la mia denuncia.
Mi indicano una stanza sulla sinistra infondo al corridoio e dopo aver ringraziato, mi dirigo lì dove mi è stato indicato.
Camminando verso l'ufficio, vedo gente seduta in attesa di entrare, poliziotti che entrano ed escono dai vari uffici oberati di lavoro. Attendo qualche secondo prima di entrare e infine, busso.
«Avanti!» dice una voce grossa all'interno della stanza, dall'altra parte della porta. Lentamente abbasso la maniglia, mentre due occhi verdi mi osservano incuriositi. «Mi perdoni per il disturbo, ho chiesto qui fuori in quale ufficio rivolgermi per il mio problema. Mi hanno indicato questo..» spiego entrando nella stanza.
«Prego, si accomodi pure. In cosa posso aiutarla?» mi chiede cortese l'uomo. «Devo sporgere denuncia, contro il Signor Cemal Kaya, per furto e vendita illegale di prodotti» spiego, mentre i suoi occhi diventano sempre più curiosi e mi invita ad accomodarmi su una sedia di fronte a lui.
Leggo sulla scrivania, la targhetta che riporta il nome dell'uomo con cui sto parlando che scopro essere il commissario in persona.
«Inanzi tutto qual è il suo nome?» mi chiede con aria gentile. «Sono, Can. Can Divit e sono uno dei proprietari delle creme che il Signor Cemal Kaya sta producendo e vendendo illegalmente» rispondo.
İsmail Doğan, questo è il suo nome, mi osserva per qualche secondo prima di chiedermi cosa sia successo, e così dopo un grosso respiro di soddisfazione, ecco che inizio a raccontare ogni cosa. Racconto della scoperta del commercio quando rivendeva le creme di Sanem a prezzi esorbitanti, quando una volta scoperto, ha mandato i suoi tirapiedi alla tenuta. Parlo della denuncia ricevuta nei nostri confronti, nonostante avessimo in regola fino all'ultimo pezzo di carta necessario per la produzione, ed infine gli racconto della scoperta fatta, del magazzino dove depone le creme prodotte illegalmente inattesa di vendita anch'essa illegale.

«Molto bene. Ho raccolto tutte le informazioni necessarie, ma prima di procedere, devo informarla che dovrò lasciare che i miei uomini verifichino se ciò che mi ha appena raccontato sia vero. La prego di attendere qui fuori e accomodarsi. Ci vorrà un po' di tempo..» mi spiega in modo confortante, lasciandomi capire che non ha intenzione di mollare la faccenda.
«Va bene, commissario. Non ho alcuna fretta. Per me è molto importante che questa faccenda venga risolta. Attenderò qui fuori come mi ha chiesto, se le dovesse occorrere ancora qualche altra informazione, sarò a sua completa disposizione» gli dico, alzandomi e porgendogli la mano.
Il commissario Doğan, l'afferra prontamente in una stretta sicura, e prima di lasciarmi congedare, ancora tenendomi la mano, da sfogo a quella curiosità che non l'ha mai abbandonato da quando sono entrato.
«Stia tranquillo Signor Divit. Lo si legge dai suoi occhi quanto siano importanti per lei quelle creme, ma vede.. Inutile fingere di non sapere chi lei sia, specialmente per me che sono un appassionato di fotografia. Mi chiedo come mai un talento come lei, abbia lasciato per tutto questo tempo la sua carriera e si sia dedicato a creare creme..» chiede, cercando di capire come mai siano così importanti per me.

Sorrido, pensando al perché per me siano così importanti e sono certo che dai miei occhi, quest'uomo garbato possa vedere l'immagine della donna meravigliosa che amo, stampata nelle mie iridi.
«Commissario, posso dirle che nella vita non è sempre tutto rosa e fiori e che queste creme, in un certo qual senso, mi hanno salvato la vita..» gli spiego, pensando a gli occhi, al sorriso e a quel viso dolce di cui non posso fare a meno.
«Signor Divit, faremo tutto ciò che è possibile gliel'assicuro!» mi dice, con fare confortante per poi avvicinarsi alla porta e aprirla, per permettermi di uscire dal suo ufficio.
Esco dalla stanza e mi siedo in corridoio, su una piccola panca disposta accanto ad una finestra, chiedendomi quanto ci impiegheranno per verificare la verità delle mie parole.
Passa un'ora, o forse di più e dopo aver fatto chissà quante volte avanti e indietro per il corridoio, ecco che il Commissario İsmail Doğan, apre di nuovo la porta del suo ufficio.

GOCCE D'AMBRA (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora